sabato 31 dicembre 2016

Bologna

Piazza "Grande"


Bologna è una città italiana di 387.337 abitanti, capoluogo dell'omonima città metropolitana (a sua volta capoluogo della regione Emilia-Romagna). Si tratta del settimo comune più popolato d'Italia (4° del Nord dopo Milano, Torino e Genova) ed è il cuore di un'area metropolitana di 1.005.831 abitanti. Antichissima città universitaria, Bologna ospita numerosi studenti che ne animano la vita culturale e sociale. Nota per le sue torri e i suoi lunghi portici, possiede un ben conservato centro storico, fra i più estesi d'Italia.

La città, i cui primi insediamenti risalirebbero almeno al I millennio a.C., fu un importante centro urbano dapprima sotto gli Etruschi e i Celti, poi sotto i Romani poi ancora, nel Medioevo, come libero comune. Capitale settentrionale dello Stato Pontificio a partire dal Cinquecento, svolse un ruolo fondamentale durante il Risorgimento e, durante la seconda guerra mondiale, fu un importante centro della Resistenza.

Bologna è un importante nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie del nord Italia, in un'area in cui risiedono importanti industrie meccaniche, elettroniche e alimentari. È sede di prestigiose istituzioni culturali, economiche e politiche e di uno dei più avanzati quartieri fieristici d'Europa. Nel 2000 è stata "capitale europea della cultura" e dal 2006 è "città della musica" UNESCO.

Le torri gentilizie di Bologna, di origine medioevale, sono uno dei tratti più caratteristici della città. Secondo il conteggio effettuato da Giovanni Gozzadini nel XIX secolo, le torri nel Medioevo sarebbero state addirittura più di centottanta (una enormità rispetto all'estensione della città di allora). Stime condotte con metodi più moderni riducono questo numero a novanta-cento tra torri e case-torri, un valore comunque considerevole considerando il notevole sforzo necessario all'epoca per edificare costruzioni simili. Di esse ne esistono ancora diciassette. Fra le torri superstiti si possono citare la Torre Azzoguidi (61 metri di altezza), la Torre Prendiparte (59,50 metri), e le ben più note due torri: la Torre degli Asinelli e la Garisenda.

Affacciati su piazza Maggiore sorgono il Palazzo Comunale (o d'Accursio) (XIII-XV secolo) e il Palazzo del Podestà (ampiamente rimaneggiato nel 1485), accanto al duecentesco Palazzo Re Enzo (il cui aspetto attuale lo si deve al restauro neogotico di Alfonso Rubbiani del 1905).

La maggior parte dei palazzi di Bologna risalgono principalmente all'epoca in cui la città era inglobata nello Stato della Chiesa tra il XVI e il XVIII secolo e appartenevano alle famiglie senatorie che governavano Bologna a quei tempi. Alcuni furono costruiti altri, già presenti, solo ammodernati. I Bentivoglio precedentemente furono tra le prime famiglie a costruirsi un loro palazzo che però fu distrutto e le macerie si trovano ai Giardini del Guasto dei Bentivoglio, dietro il Teatro Comunale.

L'Archiginnasio di Bologna è uno dei palazzi più significativi della città: fu sede dell'antica Università, dal 1563 al 1803. Il palazzo fu costruito nel 1562 su progetto di Antonio Morandi (detto il Terribilia), ed è ricchissimo di storia e opere d'arte. Citiamo il complesso araldico murale (che si compone di più di 6000 stemmi studenteschi), e il teatro anatomico (che risale al 1637, sala dedicata allo studio dell'anatomia a forma di anfiteatro, costruita in legno d'abete, soffitto a cassettoni, e decorata con statue di illustri medici del passato e di modelli anatomici dell'artista Lelli). Dal 1838 è sede della Biblioteca Comunale.

Per chi nel 2017 volesse visitare questa bellissima città, consiglio un link: http://www.bolognawelcome.com/


domenica 18 dicembre 2016

Pistoia



La città di Pistoia sarà la "Capitale italiana della cultura 2017".

La città di Pistoia è particolarmente ricca di pregevoli monumenti romanici e rinascimentali (in particolare chiese) e soprattutto può vantare una delle più suggestive piazze d'Italia: piazza del Duomo, centro geometrico di Pistoia, monumentale fulcro sia del potere civile che ecclesiastico che comprende svariate architetture di pregio quali:


  • La Cattedrale di San Zeno, intitolata a San Zeno vescovo, che custodisce al suo interno l'altare argenteo di San Jacopo. Costruita nell'alto medioevo, fu distrutta da due incendi e quindi ricostruita nel XIII secolo e successivamente rimaneggiata fino all'epoca moderna. Il suo aspetto esterno risale al XIV secolo; l'interno a tre navate è originario del Trecento, abbellito da affreschi seicenteschi e numerosi quadri. Sotto al presbiterio si trovano i resti visitabili di una villa romana di età imperiale e della chiesa originaria. L'altare di San Iacopo, a cui lavorò anche Filippo Brunelleschi, è un capolavoro dell'oreficeria sacra e fu realizzato tra il 1287 e il 1456.
  • La torre del campanile, costruito su di un'antica torre di origine longobarda, in stile romanico; è diviso in tre ordini di loggette e provvisto di cella campanaria con tanto di cuspide che a causa di terremoti che flagellarono la città in epoca tardo-medievale venne rifatta più volte. Costruito nel XII secolo, l'aspetto attuale risale al 1576; raggiunge un'altezza totale di 67 metri ed è uno dei più bei campanili d'Italia.
  • Il Battistero di San Giovanni in corte del XIV secolo, in stile gotico, con decorazioni in marmi bianco-verdi. A pianta ottagonale e sormontato da una pittoresca cupola, progettato dalla bottega del celebre Andrea Pisano; al suo interno custodisce un fonte battesimale risalente al 1226.
  • Il Palazzo dei Vescovi composto da loggiato, al primo piano, in stile gotico e restaurato nel 1981. I sotterranei sono arricchiti da un importante percorso archeologico con scavi in sito di una stele etrusca di tipo fiesolano, una fornace romana e di tratti di mura dell'antica Pistoriae. Da non molti anni è aperto al pubblico ed è un raro esempio di museo dello scavo stratigrafico. Costruito sotto forma di palazzo fortificato nell'anno 1000, l'aspetto attuale risale al XII secolo quando fu trasformato in palazzo signorile; fu la residenza dei vescovi per ben 8 secoli.
  • Il Palazzo Pretorio o del tribunale anch'esso in stile gotico (ha perso negli interni parte del suo stile a causa dei lavori di ampliamento condotti nell'Ottocento). È famoso per il suo cortile interno con gli stemmi dei magistrati. Costruito nel XIV secolo e pesantemente rimaneggiato nell'Ottocento, fu da sempre la dimora di coloro che amministravano la giustizia. L'aspetto esterno, tuttavia, è simile all'originario. L'altra sede del Tribunale è il Palazzo San Mercuriale, dal nome del primo vescovo di Forlì, a cui era dedicato un monastero anticamente qui collocato.
  • Il Palazzo del Comune, con una bella facciata ornata di bifore e trifore. Iniziato nel XII secolo, raggiunse l'aspetto attuale solo nel 1350 circa. Un'importante ristrutturazione interna avvenne nel Cinquecento. Sulla facciata campeggiano lo stemma dei Medici e la testa del Re Negro Musetto di Maiorca, ucciso da un capitano pistoiese nel 1114. L'interno è ornato da bellissimi affreschi cinquecenteschi, sede del "Centro di Documentazione Giovanni Michelucci" e del Museo Civico.
  • L'ex chiesa di Santa Maria Cavaliera, costruita nel 979, subì molti rimaneggiamenti tanto che oggi è molto difficile individuare tracce dell'aspetto originario.
  • L'altomedioevale torre di Catilina, alta 30 metri. Il nome della torre deriva da una leggenda secondo la quale il corpo del generale romano Catilina fu sepolto in questa via, che si chiama appunto "Tomba di Catilina".
Per chi nel corso del 2017 volesse visitare questa bellissima città: http://www.turismo.pistoia.it/

venerdì 25 novembre 2016

Giovanni dal Ponte

Incoronazione della Vergine


Giovanni dal Ponte: potrebbe trattarsi del pittore Giovanni di Marco, di epoca più tarda rispetto a quella indicata dal Vasari. La sua bottega era vicino alla chiesa di Santo Stefano al Ponte a Firenze, da cui il nome cui fa riferimento lo storico de Le Vite.

Legato alla tradizione del giottismo con adattamenti al gusto tardogotico, nonché spunti tratti dai contemporanei Masolino, Masaccio e Beato Angelico, collaborò nel 1424 con Smeraldo di Giovanni a un ciclo di affreschi nella basilica di Santa Trinita. Autore di grandi polittici, molto della sua opera era già perduta nel Cinquecento.

Giovanni dal Ponte fu dotato di un linguaggio al tempo stesso assai individuale ed estroso, nonché aggiornato sull’attività dei maggiori artisti operanti in quel tempo nel capoluogo toscano.

Dal 22 novembre 2016 al 21 marzo 2017 a Firenze, presso la Galleria dell'Accademia e Museo degli strumenti musicali gli è dedicata la mostra Giovanni dal Ponte (1385-1437):  Protagonista dell’Umanesimo tardogotico.

La produzione di Giovanni dal Ponte sarà accuratamente  documentata in ogni fase del suo percorso artistico non soltanto grazie ai prestiti ottenuti dall’Italia, ma in particolare per le numerose opere che giungeranno dall’estero.

sabato 5 novembre 2016

La lenticchia

Lenticchie e cotechino


Lens culinaris è una pianta dicotiledone della famiglia delle Leguminose detta volgarmente lenticchia, coltivata sin dall'antichità. È una pianta annuale, utilizzata per i semi commestibili, ricchi di proteine e di ferro noti come lenticchie.

Diverse sono le varietà di lenticchie. I frutti sono dei legumi che contengono due semi rotondi appiattiti. La lenticchia rappresenta una delle prime specie domesticate: testimonianze archeologiche relative alla grotta di Franchthi in Grecia dimostrano che venisse mangiata tra il 13.000 e l'11.000 a.C. e il suo consumo viene attestato nell'episodio biblico di Esaù, nella Genesi.

In Italia, le lenticchie più diffuse sono:


  • Lenticchia di Castelluccio di Norcia a Indicazione geografica protetta (I.G.P.) e a Denominazione di origine protetta (D.O.P.)
  • Lenticchia di Colfiorito prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio prodotto agroalimentare tradizionale e presidio di Slow Food
  • Lenticchia di Ustica prodotto agroalimentare tradizionale e presidio di Slow Food
  • Lenticchia di Onano prodotto agroalimentare tradizionale e presidio di Slow Food
  • Lenticchia di Altamura prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia di Villalba prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia di Ventotene prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia di Rascino prodotto agroalimentare tradizionale e presidio di Slow Food
  • Lenticchia di Valle Agricola prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia nera di Leonforte o dei Monti Erei prodotto agroalimentare tradizionale


Solo le lenticchie a buccia spessa devono essere tenute in ammollo prima di essere cucinate. Il tempo di cottura varia a seconda della varietà, quindi da pochi minuti a 40 minuti. È bene aggiungere il sale solo a fine cottura.

Qualche ricetta a base di lenticchie:


  • Zampone con lenticchie
  • Cotechino con lenticchie
  • Zuppa di lenticchie
  • Purè di lenticchie
  • Minestra di lenticchie
  • Insalata di lenticchie
  • Lenticchie in umido
  • Pasta e lenticchie


Secondo la tradizione, le lenticchie simboleggiano la prosperità e il denaro, in quanto hanno una forma che ricorda quella delle monete. Per tale motivo, in Italia durante il cenone di San Silvestro si mangiano le lenticchie (spesso come accompagnamento di zampone o cotechino), come simbolo di prosperità per l'anno nuovo.

Per approfondire: http://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/lenticchie-tipi/

mercoledì 26 ottobre 2016

Storia d'Italia: la guerra di successione polacca

Augusto III di Polonia


La guerra di successione polacca prese avvio nell'anno 1733 con la morte del Re di Polonia Augusto II, appartenente alla dinastia Wettin, e fu causata dalla volontà da parte della triplice alleanza costituitasi nell'anno precedente tra Russia, Prussia e Austria di impedire che la Polonia finisse sotto l'influenza francese. Infatti il primo ministro francese André-Hercule de Fleury riuscì a porre sul trono polacco il Leszczyński, ma l'intervento militare russo costrinse quest'ultimo alla fuga consentendo all'altro candidato Augusto III di Sassonia di insediarsi a sua volta sul trono polacco. Ciò mortificò la Francia che, per vendetta, scatenò un'offensiva bellica contro l'Austria. La Francia era alleata con la Spagna, anch'essa governata dai Borbone e legata con la Francia dal vecchio patto che aveva già visto uniti i rispettivi troni nel corso della precedente guerra di successione spagnola; ad essi si aggiunsero i Savoia. La guerra, combattutasi prevalentemente nel sud Italia, vide la sconfitta dell'Austria, che, avendo necessità di farsi riconoscere la Prammatica Sanzione del 1713 da parte delle altre case regnanti d'Europa (tra cui i Borbone di Francia e Spagna con i quali l'Austria si trovava in guerra), più che controbattere, subiva la guerra con la Francia. Nel 1734 con la battaglia di Bitonto, i Regni di Napoli e Sicilia ritornano formalmente indipendenti, dopo oltre due secoli di dominazione politica prima spagnola e poi austriaca. Sul trono di Napoli si insediarono i Borbone di Spagna.

Il preliminare di pace per il riassetto dell'Italia sottoscritto tra Francia e l'Austria il 3 ottobre 1735, poi confermato dalla successiva Pace di Parigi del 1739, prevedeva l'assegnazione del Granducato di Toscana a Francesco III Stefano di Lorena, una volta scomparso Gian Gastone de' Medici, l'ultimo rappresentante della dinastia de' Medici, per compensare l'assegnazione della Lorena al Leszczyński. All'Austria veniva riconosciuta la validità della Prammatica Sanzione e veniva restituito il Ducato di Parma e Piacenza, mantenendo inoltre il porto franco di Livorno, ma cedeva a Carlo di Borbone lo Stato dei Presidii, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. I Savoia acquisirono le Langhe e i territori orientali del milanese venendo autorizzati, inoltre, a costruire piazzeforti nei territori appena conquistati. Tali accordi avrebbero dovuto costituire per gli Stati italiani una sistemazione definitiva e stabile nel quadro della politica di equilibrio tra tutte le maggiori potenze europee della prima metà del XVIII secolo, ma l'assetto geopolitico dell'Italia sarebbe stato nuovamente turbato nello spazio di qualche anno.

45 CONTINUA

martedì 25 ottobre 2016

Museo numismatico della Zecca di Roma

Vetrina del Museo della Zecca


Apre oggi al pubblico il Museo della Zecca di Roma nella nuova sede di via Salaria 709, all'interno del complesso industriale dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato.

Il museo trae origine da varie acquisizioni di diverse collezioni da parte del Vaticano già sul finire del XVIII secolo, indi, nel 1822 venne costituito il gabinetto numismatico che si prefisse di conservare e restaurare monete antiche e di fare delle copie di medaglie pontificie. Nel 1870 la zecca del Vaticano fu assorbita dal ministero delle finanze. Vittorio Emanuele III incrementò la raccolta di monete mediante varie donazioni. 

Nel 1911 il museo fu posto presso la zecca dell'Esquilino in cui in una sala erano esposte le monete e le medaglie, in un'altra le cere di Pistrucci ed in un'altra ancora la collezione vaticana. Nel 1962 parte delle collezioni vennero portate negli alloggi dei ministero delle finanze a Via XX Settembre, sino a ieri.

Il Museo si articola in due sezioni distinte, che documentano la storia della Zecca e anche di tutto il nostro Paese. Per il pubblico un vero e proprio viaggio nel tempo, reso ancora più suggestivo dalle ricostruzioni virtuali degli antichi ambienti di lavoro e dall'apparato fotografico. Attualmente è in costante accrescimento con l'acquisizione di nuove raccolte.

Per chi visita Roma, un nuovo appuntamento da non perdere.

giovedì 13 ottobre 2016

Il tartufo

Tartufo bianco

Le prime notizie certe sul tartufo compaiono nella Naturalis Historia, di Plinio il Vecchio. Nel I secolo d.C., grazie al filosofo greco Plutarco di Cheronea, si tramandò l'idea che il prezioso fungo nascesse dall'azione combinata dell'acqua, del calore e dei fulmini. Da qui trassero ispirazione vari poeti; uno di questi, Giovenale, spiegò che l'origine del prezioso fungo, a quell'epoca chiamato "tuber terrae", si deve ad un fulmine scagliato da Giove in prossimità di una quercia (albero ritenuto sacro al padre degli dèi). Poiché Giove era anche famoso per la sua prodigiosa attività sessuale, al tartufo da sempre si sono attribuite qualità afrodisiache. Scriveva il medico Galeno: "il tartufo è molto nutriente e può disporre della voluttà".

I tartufi sono relativamente rari, in quanto la loro crescita dipende da fattori stagionali, oltre che ambientali. In certe annate di particolare scarsità arrivano a costare cifre molto elevate (per il Tuber magnatum, il bianco più pregiato, talvolta si è arrivati a 4.500 euro al chilo).

L'Italia è uno dei maggiori produttori mondiali ed esportatori di tartufi. Nell'intera Penisola è possibile raccogliere tutte le specie di tartufo impiegate in gastronomia.

Le più importanti zone di produzione di tartufo bianco, per via della loro conformazione geografica, sono il Piemonte (in particolare Alba, in provincia di Cuneo, la provincia di Asti e una parte della provincia di Torino), la Lombardia sud-orientale (Carbonara di Po, in provincia di Mantova, nella protetta Isola Boscone), l'Emilia-Romagna (tutta la fascia appenninica a partire da Piacenza, e in particolare i colli bolognesi e forlivesi), la Toscana (specialmente i comuni di San Miniato, in provincia di Pisa e San Giovanni d'Asso, in provincia di Siena), l'Umbria (Città di Castello, Gubbio e Norcia, in provincia di Perugia) le Marche (con in testa Acqualagna e Sant'Angelo in Vado, in provincia di Pesaro e Urbino), l'Abruzzo con il paese di Ateleta, in provincia dell'Aquila, Quadri (provincia di Chieti), e il Molise, le cui zone di maggior raccolta sono quelle ricadenti nei comuni di Larino e Spinete, in provincia di Campobasso, e Frosolone, San Pietro Avellana e Vastogirardi in provincia d'Isernia.

Dall'8 ottobre al 27 novembre è in corso di svolgimento ad Alba l'86° Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba.
Per chi fosse interessato a parteciparvi: http://www.fieradeltartufo.org/2016/it/

lunedì 26 settembre 2016

Morbegno



Il territorio della Comunità Montana Valtellina di Morbegno rappresenta un'unità costituitasi storicamente nel sec. XIV, nel periodo di passaggio dal dominio comasco a quello visconteo, quando l'attuale provincia di Sondrio si trovò divisa in 5 giurisdizioni: le "contee" di Bormio e di Chiavenna e i terzieri della Valtellina, raggruppati in un'unica entità con a capo il Governatore di Valle.

Il Terziere Inferiore corrispondeva esattamente a quello che sarà il mandamento di Morbegno. La vita dell'uomo nella Bassa Valtellina ha radici molto lontane nel tempo e le varie vicende furono interrelate in un complesso storico più ampio e coinvolsero popolazioni delle valli limitrofe e degli Stati vicini. I ritrovamenti archeologici casuali che si riferivano all'età del bronzo (2500 - 1000 a.C.) furono effettuati nella zona del colle di Fuentes, ma la maggior parte dei reperti fu dispersa.

Situata nella bassa Valtellina, Morbegno in particolare è circondata a nord dalle Alpi Retiche e a sud dalle Prealpi Bergamasche. Il fiume Adda divide la città dalle frazioni di Campovico, Paniga e Desco. Il centro storico è attraversato dal torrente Bitto affluente del fiume Adda che scorre invece a nord della città.

La cucina è quella tipica della Valtellina:

  • Bisciola - è una pagnottella dolce di farina di frumento e grano saraceno arricchita da frutta secca (uvetta, fichi e noci);
  • Bitto - è il formaggio DOP tipico valtellinese prodotto esclusivamente nei mesi estivi nei pascoli d'alta quota, ottenuto da latte di vacca con aggiunta in quantità variabile di latte caprino;
  • Bresaola - è il salume IGP tipico della Valtellina ottenuto da carni di manzo, salata e stagionata, che viene consumato crudo;
  • Coppetta - (Cupeta in dialetto morbegnese), dolce caratteristico del morbegnese. Si tratta di un impasto di miele, zucchero e noci posto tra due fogli di ostia e poi tagliato in quadrati di grandezza variabile;
  • Pizzoccheri - il piatto tipico della Valtellina per eccellenza;
  • Polenta taragna - in molte zone conosciuta semplicemente come taragna, è la polenta tipica valtellinese in cui tocchetti di formaggio vengono incorporati durante la cottura. Il nome deriva dal nome dialettale (tarai o tarell) del lungo bastone usato per mescolarla all'interno del paiolo;
  • Sciatt - frittelle di grano saraceno e formaggio locale, solitamente serviti con cicoria;
  • Taroz - è una purea di patate, fagioli e fagiolini, condito con burro e formaggio tipico.

Ma il prodotto tipico di queste zone è il vino.

Morbegno in Cantinahttp://morbegnoincantina.it/ ) è la manifestazione che vi guida alla scoperta dei sapori tipici della Valtellina e insieme vi porta indietro nel tempo, tra le mura delle antiche cantine del centro storico cittadino, tra dimore nobiliari e chiese pluricentenarie, in un dedalo di strette vie dove passeggiare senza fretta, con un calice di vino in mano.

Nato più di vent’anni fa da un’idea di tre morbegnesi, il “giro delle cantine” ha travalicato i propri confini e rappresenta oggi uno degli eventi di maggiore rilievo della stagione autunnale della provincia di Sondrio.

Per quattro fine settimana consecutivi – dal 24 settembre al 16 ottobre 2016 – potrete gustare le eccellenze della tradizione enogastronomica valtellinese nell’atmosfera unica delle antiche cantine di uno dei borghi più affascinanti della regione, dove il tempo sembra essersi fermato. Questo è Morbegno in Cantina, “l’originale” da oltre vent’anni.

domenica 18 settembre 2016

Isola di Ponza

Ponza
Dopo un periodo di vacanze, riprendiamo i nostri appuntamenti usuali con le bellezze d'Italia.

Oggi vi facciamo conoscere l'Isola di Ponza, dove abbiamo trascorso una splendida settimana.

Ponza è la maggiore delle Isole Ponziane (il cui arcipelago comprende anche le isole di Gavi, Zannone, Palmarola, Ventotene e Santo Stefano) ed è situata davanti al Golfo di Gaeta (nel Mar Tirreno), 21 miglia nautiche a sud di San Felice Circeo.

Ponza ha una superficie di 7,5 km² ed è quasi completamente collinare: sovrastata al centro dai monti Core (201 m), Tre Venti (177 m) e Pagliaro (177 m), raggiunge la massima altitudine con i 280 m del monte Guardia, posto all'estremità meridionale dell'isola.

Le sue spiagge sono frastagliate e per lo più rocciose, composte da caolino e tufi, a dimostrazione (insieme con i numerosi crateri vulcanici spenti ma tutt'oggi riconoscibili) dell'origine vulcanica dell'isola. La presenza di grotte sottomarine e di scogliere richiamano ogni anno migliaia di appassionati subacquei, oltre ovviamente a bagnanti, che prediligono la celebre spiaggia di Chiaia di Luna (a sud-ovest), circondata da un'alta scogliera a picco sul mare.

Famosi sono anche la Scogliera e i Faraglioni di Lucia Rosa, che prendono il nome dalla protagonista di una tragedia realmente accaduta nel XIX secolo. Lucia Rosa era una giovane donna di diciannove anni, innamorata di un misero contadino ma impedita a sposarlo per l'opposizione della famiglia: la ragazza, in preda alla disperazione, si suicidò gettandosi dall'alta scogliera, che venne ribattezzata in suo nome dagli abitanti del posto.

La forma dell'isola è stretta e allungata, e si estende dal Faraglione La Guardia, a sud, alla Punta dell'Incenso, a nord-est, che dà sulla vicina Isola di Gavi; quest'ultima è separata da Ponza da un braccio di mare di appena 120 metri.

La vegetazione è tipicamente mediterranea, con prevalenza di agavi, fichi d'India e ginestre.

Per via delle coste frastagliate, di origine vulcanica, che offrono un ambiente subacqueo estremamente vario, Ponza è visitata ogni anno da un gran numero di sub.

Vari i punti di interesse conosciuti:

"Le Formiche", un gruppo di scogli affioranti, considerati l'immersione più interessante dell'isola per via dei canaloni a 30 metri di profondità che si affacciano su un gradone che digrada fino a oltre 50 metri, dove la gorgonia rossa è visitata da murene e cernie;

"Punta della Guardia", franata ricca di saraghi e cernie da un lato e parete dall'altro lato, fino a 42 metri di profondità;

la "Secca di Mezzogiorno", che sale dal fondo marino a circa un miglio da Palmarola da 80 a 40 metri, ricoperta di gorgonie rosse e abitata da aragoste, cernie e murene;

lo "Scoglio della Botte", a otto miglia dall'isola, con due grotte situate a 36 e 27 metri di profondità. Qui fanno da padroni i gamberi Plesionika narval, abbondantissimi all'interno;

"Punta del Papa", rinomata per le gorgonie, una parete fino ai 36 metri di profondità ricca di spaccature.

Per informazioni e prenotare un soggiorno: http://www.comune.ponza.lt.it/

venerdì 26 agosto 2016

Meeting di Rimini - giornata conclusiva



Riportiamo il testo della conferenza stampa conclusiva del Meeting:

"Per noi questo Meeting è stata una bellissima esperienza e spero che anche voi vi siate trovati bene”. 

Con queste parole rivolte ai giornalisti, ha iniziato il suo intervento, alla conferenza stampa conclusiva dell’edizione 2016, il Presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri.

“L’invito al dialogo di Papa Francesco, il dialogo e l’amicizia di cui ha parlato il presidente Mattarella – ha proseguito Guarnieri – sono state il tessuto comune delle giornate di questa settimana”. Il presidente del Meeting ha sintetizzato la 37^ edizione della manifestazione internazionale di Rimini proponendo altre tre osservazioni. “Il dialogo non è stato appena uno scambio di idee nelle tavole rotonde, ma è diventato incontro reale di persone, momento di una storia capace anche di generare progetti comuni”. In questo contesto, la professoressa Guarnieri ha ricordato l’appuntamento del mattino su “La riconciliazione Stati Uniti- Cuba” e quello che ha avuto come protagonisti il Gran Muftì di Croazia Hasanović e Wael Farouq.

Terza sottolineatura: “Già quest’anno molte delle mostre proposte nascevano dalla collaborazione con altri soggetti esterni al Meeting. Penso che questo – che non riguarda solo le mostre – abbia reso evidente un dato: l’esperienza cristiana che ci anima ci carica di una passione per l’uomo, non astratta o ideologica, ma concreta”.

Ultimo rilievo del presidente del Meeting: “Abbiamo trascorso questi due ultimi giorni condividendo un fatto assolutamente inaspettato: il terremoto del Centro Italia, con un pesante bilancio di morti, purtroppo destinato a crescere. La vita è veramente una cosa seria – ha proseguito Guarnieri – e va spesa per capire che senso ha. Noi facciamo il Meeting per andare sempre più a fondo a una domanda che anche quello che è successo ripropone con forza”.

Infine Emilia Guarnieri, sottolineandone la continuità col tema di quest’anno, annuncia il titolo del Meeting 2017, una frase tratta dal “Faust” di Goethe: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”. Date: da venerdì 18 a giovedì 24 agosto.

Alcuni numeri positivi sono forniti dal Portavoce del Meeting e Capo Ufficio Stampa Stefano Pichi Sermolli: “Bisogna ancora fare un bilancio definitivo, ma nel complesso possiamo confermare intorno alle 800mila presenze, come negli ultimi anni, quelle registrate dal Meeting 2016”. Un altro dato: “Tra le 8mila e le 10mila persone al giorno si sono collegate con le dirette streaming della manifestazione”.

Per continuare a seguire il Meeting tutto l'anno: http://www.meetingrimini.org/

giovedì 25 agosto 2016

Meeting di Rimini - 6° giornata

Figel, Fontolan e Padre Lufti

Ieri pomeriggio abbiamo assistito all'incontro dal titolo: Sperare contro ogni speranza: lavorare per la pace in Medio Oriente.

Moderati da Roberto Fontolan (Direttore del Centro internazionale di Cl) ci sono Jàn Figel, Inviato Speciale della Commissione europea per la libertà religiosa al di fuori dell’Unione Europea e padre Firas Lufti, superiore del collegio di Terra Santa e vice parroco della parrocchia di San Francesco ad Aleppo, Siria.

Padre Lufti, siriano, è arrivato da Aleppo. Fontolan sottolinea: “E sappiamo cosa vuole dire arrivare da Aleppo”. Dovrebbe essere abituato a vedere macerie, paura, morti. Invece proprio il fatto di vivere dentro la guerra gli fa subito dire: “Siamo uniti nel dolore causato dal terremoto che ha demolito case, distrutto vite”. Dieci giorni fa l’unica strada di collegamento tra la città e l’esterno è stata tagliata dagli jihadisti e dalla controffensiva dell’esercito siriano. “Ho visto cos’è un terremoto. Non avevo mai visto una città completamente rasa al suolo”. È Aleppo, la Milano della Siria, la seconda città della nazione dopo la capitale Damasco. Manca tutto. Luce, cibo. L’emergenza acqua, per ora, è rientrata. “Soprattutto manca sicurezza – prosegue – le bombe cadono giorno e notte”. In quasi sei anni di conflitto sono morte più di 380mila persone, la metà di loro sono donne e bambini.

In tutto questo padre Lufti amministra l’estrema unzione, porta l’Eucaristia agli ammalati costretti a letto perché “non di solo pane vive l’uomo, ma di gesti di carità e compassione”

L’inviato della Commissione europea per la libertà religiosa Figel è slovacco e porta subito le condoglianze “ai parenti delle vittime del terremoto e al popolo italiano. È la conferma che siamo mortali e abbiamo bisogno l’uno dell’altro, sempre più”. Ricorda che al Papa è stato conferito il premio Carlo Magno: “L’Unione europea e le sue istituzioni desideravano affermare che intendono fare di più per la libertà religiosa”.

Le priorità per Figel sono il Medio oriente, il Sud Est asiatico, l’Africa settentrionale e orientale dove si verificano varie oppressioni: regimi totalitari, leggi sulla blasfemia distorte, discriminazioni, violenze su minoranze religiose. Il relatore descrive il secolo sanguinario da cui siamo usciti: due guerre mondiali, i campi di concentramento, il genocidio armeno: “Credo che sia in atto un genocidio in Medio Oriente. Le violenze sono state denunciate e alcuni Parlamenti le hanno riconosciute come genocidio. Penso sia giusto trattarne nel parlamento italiano e in altri”. Figel afferma poi che le nostre fonti di speranza sono la fede e la ragione: non si condivide il timore ma il coraggio. “Non stiamo facendo abbastanza per la fratellanza cristiana. Occorre il riconoscimento che siamo tutti figli di Abramo”.

Per seguire il Meeting: http://www.meetingrimini.org/

mercoledì 24 agosto 2016

Meeting di Rimini - 5° giornata

Legnini, Tosoni e Canzio



Ieri abbiamo seguito l'incontro dal titolo: "Giustizia e separazione dei poteri".

"Don Luigi Giussani ci ricordava che la giustizia è un’esigenza iscritta nel cuore dell’uomo. Parlare di giustizia è perciò parlare della persona. Il lavoro degli operatori di giustizia, apparentemente duro e insensibile, significa invece confrontarsi ogni giorno con quel ‘tu’ che è al centro del titolo del Meeting di quest’anno”. Con questa riflessione l’avvocato Paolo Tosoni ha aperto l'incontro in cui la questione della responsabilità di chi fa le leggi è stata posta al rappresentante della magistratura giudicante, il Primo Presidente della Corte suprema di Cassazione Giovanni Canzio, e a Giovanni Legnini, Vice Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, organo di autogoverno della stessa.

Canzio ha sottolineato la particolare difficoltà che in questo momento storico la magistratura riscontra nel guadagnare la fiducia dei cittadini e ha proposto di cercare la soluzione nella Costituzione. “Oggi sembra un ossimoro quanto sancito dall’articolo 101, che “la giustizia è amministrata in nome del popolo” e “i giudici sono soggetti soltanto alla legge”. In realtà esso ricorda che la legge non deve essere condizionata da alcunché proprio perché è diretta espressione della volontà popolare, attraverso i rappresentanti parlamentari. Infatti l’esercizio della giustizia altro non è che la risposta che un giudice è chiamato a dare al bisogno di un cittadino. Ma nel far ciò oggi il giudice deve muoversi in un labirinto di fonti, locali, nazionali, internazionali: il suo compito diviene inevitabilmente creativo, nel senso di una semplificazione e chiarificazione della volontà del legislatore”.

L’esigenza di un’indipendenza delle due sfere è stata ribadita da Legnini, che ne ha individuato la garanzia nella stessa composizione del Csm. “I costituenti italiani hanno voluto che in quest’organo vi fossero togati – della magistratura giudicante e requirente – e componenti eletti dal Parlamento. Potremmo dire che l’abbiano creato in base a un principio oggi quanto mai importante: quell’incontro col “tu” la cui centralità è stata ultimamente indicata da don Carrón”.

Perciò, ha ammesso il vice presidente, “è fondamentale che il Csm non si chiuda in se stesso, prescindendo dalla volontà popolare: in tale direzione abbiamo avviato un processo di autoriforma integrale”. Altrettanto importante è che esso resti faro nella separazione dei poteri. “Io penso”, ha affermato Legnini, “che dobbiamo sempre più parlare di giustizia “e” separazione dei poteri mettendo non la congiunzione ma il verbo “essere”. 

Come ha ricordato Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, “in termini giuridici sono disciplinati i rapporti fra semplici cittadini e funzionari. Ciò costituisce un elemento di garanzia a favore dei cittadini nell’esercizio dei loro diritti e nell’adempimento dei loro doveri”.

Per seguire il Meeting: http://www.meetingrimini.org/

martedì 23 agosto 2016

Meeting di Rimini - 4° giornata



Quo vadis Europa?

In contemporanea con il summit di Ventotene, anche al Meeting ieri si è parlato di Europa con Enzo Moavero Milanesi, Docente di Diritto dell’Unione Europea e Joseph Weiler, Presidente dell’Istituto universitario europeo.

Il moderatore Fontolan (Direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione) apre con la domanda: “In piena crisi dei rifugiati, a che cosa serve l’Europa oggi, se i Paesi membri non sono in grado di adeguarsi ai principi dei padri fondatori, e si limitano eventualmente all’applicazione di regolamenti? Basta questa Europa?” Weiler risponde per primo mettendo in risalto come la percezione del problema immigrati nasconda una evidente miopia: “Gli europei, e non i governi degli stati membri, non vedono che la crisi demografica in cui si trovano necessità degli immigrati, se vogliono immaginare un futuro dentro uno stato sociale così come hanno oggi”. Per Moavero, che si dice concorde con quanto affermato da Weiler, l’Ue “è lasciata da sola ad affrontare il problema e manca degli strumenti normativi sufficienti per farlo”. Di certo potrebbe sopperire a tale necessità, ma oggi nella politica dei leader europei manca la lungimiranza dei padri fondatori.

Il secondo tema proposto da Fontolan è un’interpretazione della Brexit: “Gli inglesi hanno detto no a troppa o a troppo poca Europa? E perché la generazione degli adulti non è stata convinta da questa Europa? E quali conseguenze avrà tutto questo nel continente?”

Per Moavero gli inglesi, pur dentro tante contraddizioni e poca chiarezza di intenti, hanno veramente inteso uscire dall’Europa. Ma questo avverrà realmente solo attraverso negoziati che si realizzeranno nell’arco di quattro/cinque anni. È ben più immediato un altro problema che si intravede: la spaccatura generazionale espressa dalla concentrazione dei ‘remain’ tra i giovani, ma questo dice anche il positivo di una ‘persona europea’ che si sta formando grazie al piano Erasmus e ai social media.

Per Weiler il referendum sulla Brexit è in parte conseguenza della mancata presa di coscienza che c’è stata in Europa dopo il referendum in Francia e Olanda sulla Costituzione. “Non bastano pace e benessere; è indispensabile che si crei una comunità di destino” continua Weiler portando la riflessione sulla necessità di mettere in pratica i valori condivisi fino a indentificare una precisa modalità europea di affronto dei problemi.

In merito a questo punto, Fontolan chiede ai relatori di identificare i ‘mattoni’ dell’identità europea. “L’eredità ellenistica e giudaico-cristiana” risponde Weiler, alla quale Moavero aggiunge “quella tutta latina della Roma imperiale, dell’ingegno ingegneristico e del diritto”.

L’ultima tematica proposta da Fontolan porta i relatori a riflettere sui Millennians: “Che Europa vedete nei giovani?” Per Moavero sono molto più ‘persona europea’ delle generazioni precedenti, ma certo sono più impauriti: “Sicurezza, lavoro e risparmio sono problemi che affliggono questa generazione”. “Ai giovani dico che ereditano un mondo dove la libertà economica e i diritti fondamentali sono garantiti - conclude Weiler – che cosa ve ne volete fare?”.

Fontolan chiude il dialogo citando un passaggio dell’intervista a Julián Carròn: «Se è stato possibile ricostruire dopo la Seconda Guerra Mondiale, perché non dovrebbe essere possibile anche oggi?».

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lunedì 22 agosto 2016

Meeting di Rimini - 3° giornata

Luca Doninelli

Ieri abbiamo seguito l'incontro principale del Meeting, quello che dà il titolo alla manifestazione: Tu sei un bene per me con lo scrittore Luca Doninelli .

Doninelli propone tre osservazioni. Il dato culturalmente più impressionante è l’incapacità dell’Europa e dell’Occidente in generale di far fronte con un giudizio lucido alle tragedie che la stanno attraversando: “Anche tra noi dobbiamo aiutarci a scoprire uno sguardo sull’uomo”. L’Occidente è al collasso eppure il nostro sguardo è asfittico: “Ci chiediamo cosa ne sarà di noi, dei nostri progetti, del nostro shopping”. C’è l’idea di creare un contesto perfetto scavalcando l’uomo: “L’uomo inteso come singola persona conta sempre meno”.

Come cambiare questa spirale? Con un incontro personale. “Recentemente è mancata la madre a un mio amico. Era molto colpito perché lei si chiedeva: ‘Quando mi troverò davanti al Signore cosa gli dirò?’. Era evidente che per lei l’incontro con Dio era un incontro personale”. Un incontro che si gioca nella libertà.

Il relatore esemplifica, invece, i modi di dire ‘tu’ dettati dal potere dove funzionano il ricatto e la riduzione. Dove l’esistenza dell’altro, persona o oggetto che sia, “sembra manifestarsi come un’opposizione, qualcosa di cui sono costretto mio malgrado a tener conto”.

Invece: “L’altro è un regalo che non ho scelto io, la realtà obbedisce a un progetto non fatto da me. Come il marciapiede che non obbedisce alla sedia a rotelle che devo spingere, devo accogliere io per primo il suo dislivello. Ma questa accoglienza dell’altro che ci mobilita controvoglia ci riempie invece di stupore quando qualcuno ci accoglie così, abbracciandoci come siamo. Tu sei un bene per me è la traduzione di un abbraccio”.

Tutto è per me non secondo la logica dell’interesse, ma nel senso che niente mi appartiene. Lo scrittore ricorda un caro amico: “Insieme ad altri gli abbiamo fatto compagnia durante la sua permanenza all’hospice dove è morto. Le parole che dicevamo, che leggevamo, apparivano in tutta la loro verità ma non potevano rispondere al grido di quegli occhi perché la verità esige sempre un salto e lui si trovava davanti al salto più grande che ci sia e toccava a lui. La risposta era nell’incontro con qualcuno che non eravamo noi. Io non sono la risposta alle tue domande, tu non lo sei alle mie. Non posso esercitare un potere su di te, né tu su me”.

La realtà assume il volto del nemico. “Chi è il nemico? Colui che può anche volermi morto senza che io sappia il perché. La realtà che si ostina a essere incompatibile con le mie idee. Chi mi boccia un libro senza nemmeno averlo letto. Amate i vostri nemici significa: amate la vostra vita anche al cospetto di chi ve la vuole togliere, amate ciò che in loro è vita, ciò che di più bello avete ricevuto difendendolo da quella parte di voi che non lo comprende in una posizione di inimicizia che è anzitutto nostra”.

La risposta culturale che cambierà il nostro modo di vivere deve recuperare un’idea: “che un uomo vale per il fatto di essere uomo. Abbiamo impiegato millenni per costruire una forma di vita buona e buona per tutti. Potranno portarcela via ma perché questo accada dovremo averla ancora con noi non averla già buttata via”. La faccia del nostro mondo è destinata a cambiare profondamente ma “a chiunque venga al nostro posto dovremo poter dire: chi ci ha preceduto ha lavorato secoli per dirci che la vita è un dono. Anche se adesso mi uccidi non lo dimenticare, tutto è gratis, ognuno di noi è un dono, per questo tu sei un bene per me. Spero che anche tu un giorno possa ripeterlo e se non tu almeno i tuoi figli o i figli dei tuoi figli”.

Per seguire il Meeting: http://www.meetingrimini.org/

domenica 21 agosto 2016

Meeting di Rimini - 2° giornata

Il salone B3 gremito prima dell'incontro con Bersanelli


Nell'Auditorium B3 (il più grande del Meeting) si è parlato di Astrofisica ieri pomeriggio.

Presenti insieme al moderatore, Marco Bersanelli (docente di Astrofisica all'Università degli Studi di Milano) due illustri ospiti: Roberto Battiston (Presidente ASI - Agenzia Spaziale Italiana) e Laura Cadonati (Professore Associato presso la Scuola di Fisica del Georgian Institute of Technology, USA).

L’astrofisica Cadonati ha esordito spiegando il fenomeno fisico delle onde gravitazionali, ovvero la deformazione della curvatura dello spazio-tempo. Il pubblico ha potuto apprezzare il concetto grazie ad animazioni in cui lo spazio bidimensionale veniva rappresentato da un tessuto. “Le onde gravitazionali sono onde su questo tessuto bidimensionale che si propagano dal moto spirale di due oggetti incredibilmente pesanti”. È stato il caso di due buchi neri per l’onda rilevata da Ligo, una struttura ad “L” le cui braccia contano ben 4 km di lunghezza ciascuna. Struttura che ha permesso di rilevare, grazie ad un complesso sistema di laser, una differenza di spostamento tra le due braccia di una distanza pari ad un millesimo della dimensione di un protone, e lo ha fatto in modo inequivocabile per ben due volte portando all’annuncio della scoperta l’11 febbraio 2016.

Ma la ricerca non finisce qui: “Dietro l’angolo avete un nuovo rivelatore”. La ricercatrice si riferisce alla stazione Virgo nei pressi di Pisa, che permetterà di esplorare un numero maggiore di eventi gravitazionali e consentirà, con l’aiuto delle due stazioni Ligo nei Usa e di altre stazioni che verranno costruite nel mondo, di localizzare più precisamente le deformazioni dello spazio-tempo.

Battiston ha introdotto la sua relazione in modo teatrale: una simulazione al computer del buco nero Gargantua, noto ai più per il film Interstellar, con tanto di colonna sonora del Blockbuster americano: “Viaggiando di fronte al buco nero ad un terzo della velocità della luce noi vediamo questa incredibile distorsione della luce delle stelle e delle nebulose che stanno dietro al buco nero. Questa non è fantascienza!”. Infatti l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), assieme a quella italiana, sono riusciti a “vedere” la luce emessa da un satellite piegarsi per la presenza del sole. 

Il Presidente Asi ha poi parlato delle onde gravitazionali, soprattutto in relazione al progetto Lisa, progetto che permetterà lo studio delle onde gravitazionali da un punto di vista completamente nuovo: “Abbiamo visto questa rete di interferometri con braccia di 3-4 km, impressionante di per sè, ma anche nello spazio si può fare qualcosa di incredibile. L’interferometro potrebbe contare svariati milioni di chilometri di dimensione. Un numero da capogiro!” e continua: “questo permetterebbe di ‘sentire’ frequenze bassissime. Come se il suono di Ligo fosse un violino e quello di Lisa un contrabbasso. Per ascoltare l’orchestra dell’universo gravitazionale abbiamo bisogno di tutte le frequenze”.

"Anche il segnale più impercettibile, rimanda a qualcosa di grande", ha concluso Marco Bersanelli

E il popolo del Meeting applaude.

Per seguire il Meeting: http://www.meetingrimini.org/

sabato 20 agosto 2016

Meeting di Rimini - 1° giornata

Il Presidente Mattarella al Meeting di Rimini


E' iniziata ieri alla grande la XXXVII edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli a Rimini.

“Credo che sia stata una grande apertura, quella di oggi, proprio per i due importanti contributi che l’hanno caratterizzata: il messaggio di papa Francesco e l’incontro col presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ci hanno colpito anche alcune preoccupazioni comuni presenti nei due autorevoli interventi”. Così il presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri, alla conferenza stampa inaugurale.

Scrive il Santo Padre nel suo messaggio: Il titolo dell’incontro – «Tu sei un bene per me» – è coraggioso. Infatti, ci vuole coraggio per affermare ciò, mentre tanti aspetti della realtà che ci circonda sembrano condurre in senso opposto. Troppe volte si cede alla tentazione di chiudersi nell’orizzonte ristretto dei propri interessi, così che gli altri diventano qualcosa di superfluo, o peggio ancora un fastidio, un ostacolo. Ma questo non è conforme alla nostra natura: fin da bambini noi scopriamo la bellezza del legame fra gli esseri umani, impariamo ad incontrare l’altro, riconoscendolo e rispettandolo come interlocutore e come fratello, perché figlio del comune Padre che è nei cieli. Invece l’individualismo allontana dalle persone, ne coglie soprattutto i limiti e i difetti, indebolendo il desiderio e la capacità di una convivenza in cui ciascuno possa essere libero e felice in compagnia degli altri con la ricchezza delle loro diversità.

E ancora: "C’è una parola che non dobbiamo mai stancarci di ripetere e soprattutto di testimoniare: dialogo. Scopriremo che aprirci agli altri non impoverisce il nostro sguardo, ma ci rende più ricchi perché ci fa riconoscere la verità dell’altro, l’importanza della sua esperienza e il retroterra di quello che dice, anche quando si nasconde dietro atteggiamenti e scelte che non condividiamo. Un vero incontro implica la chiarezza della propria identità, ma al tempo stesso la disponibilità a mettersi nei panni dell’altro per cogliere, al di sotto della superficie, ciò che agita il suo cuore, che cosa cerca veramente. In questo modo può iniziare quel dialogo che fa avanzare nel cammino verso nuove sintesi che arricchiscono l’uno e l’altro. Questa è la sfida davanti alla quale si trovano tutti gli uomini di buona volontà".

Inaugurando di persona il Meeting, il Presidente della Repubblica si è rivolto agli organizzatori del Meeting e ai volontari: “Siete una risorsa preziosa per la nostra società, nel ringraziarvi voglio inviare tutti i giovani a mettersi in azione per una passione, per un ideale. La Repubblica è giovane e ha attraversato e superato tante prove impegnative. Per andare avanti ha bisogno dell’attitudine dei giovani a diventare protagonisti della propria storia. Questo fattore vale di più di qualsiasi indice di borsa”. Il presidente affronta l’analisi della situazione in cui si trova la società italiana: “Sta invecchiando e ha bisogno di dare spazio alla visione dei giovani, senza lasciarsi vincere dalle paure dei cambiamenti, ma creando piuttosto ponti, condividendo benefici e difficoltà, diritti e doveri”.

Il Presidente, citando esplicitamente don Giussani, intravede il punto cruciale della ripresa nella consapevolezza che “l’io non è autosufficiente; per realizzarsi ha bisogno di un ‘tu’ e contiene l’esigenza di diventare un ‘noi’. Qui c’è la comunità, la storia, la democrazia. Senza il percorso che porta al noi, l’io diventa debole. È perciò importante dar valore al dialogo, mettere insieme le speranze e l’amicizia. L’egoismo non genera riscatto civile”. È il rischio che si corre a partire dall’esplosione di egoismo cui abbiamo assistito in questi mesi e da cui deriva la tentazione dell’isolamento. “Invece la Costituzione ci impegna a lavorare per rendere il popolo italiano più robusto nel rapporto un’Europa che non ci soddisfa sempre, ma che non può realizzarsi altrimenti. Anche in Europa la strada da percorrere è quella dell’umanità, della sicurezza e dell’accoglienza per combattere chi vuole e provoca la guerra. Senza Europa nessun Paese da solo può contrastare il problema dell’immigrazione. Dobbiamo impedire che la paura contrasti il nostro futuro. Questo è il destino migliore per noi è per i nostri giovani”.

Per seguire il Meeting: http://www.meetingrimini.org/

venerdì 19 agosto 2016

Sambuca di Sicilia

Sambuca di Sicilia


Sambuca di Sicilia (Sammuca in siciliano) è un comune italiano di 5.961 abitanti della provincia di Agrigento in Sicilia.

La cittadina è inclusa nel club de I borghi più belli d'Italia, l'associazione dei piccoli centri italiani che si distinguono per la grande rilevanza artistica, culturale e storica, per l'armonia del tessuto urbano, la vivibilità e i servizi ai cittadini. E' stata proclamata "Borgo dei borghi 2016".

Di origini arabe, per distinguerla dal comune omonimo toscano, prese nel 1863 l'aggiuntivo di Zabut dal nome dell'antico castello così denominato dall'emiro Zabut; ma nel 1923 assunse la denominazione attuale.

Fa parte dell'Associazione Nazionale Città del Vino, dell'Unione dei comuni Terre Sicane e del Distretto turistico regionale “Vini & Sapori di Sicilia”.

Tanti stili si sono intrecciati e di tante epoche Sambuca è testimone e conserva i segni. Sul monte Adranone sorge il complesso archeologico del IV secolo a.C. e l'antico casale arabo nell'area di villeggiatura.

Facciate barocche e palazzi dell'Ottocento si mescolano ad una centro storico di origine araba le cui espressioni più vive sono li setti vaneddi (sette vicoli saraceni), la chiesa della Matrice e il terrazzo Belvedere, resti dell'antico castello dell'Emiro.

Importanti anche il seicentesco palazzo Panitteri (nei pressi del Museo etno-antropologico), il palazzo dell'Arpa (sede del Municipio) e il palazzo Ciaccio, la chiesa del Carmine con la statua marmorea di scuola gaginiana della Madonna dell'Udienza, Patrona di Sambuca di Sicilia, e la chiesa di San Michele Arcangelo con il fercolo equestre in legno di San Giorgio che trafigge il drago. 

Per informazioni: http://www.prolocosambuca.it/

domenica 14 agosto 2016

Incontro nazionale dei Madonnari

Incontro nazionale dei Madonnari


L'Incontro Nazionale dei Madonnari si tiene dal 1973. Nato da un'idea di Dino Villani, fu creato e inizialmente organizzato dai giornalisti Gilberto Boschesi e Maria Grazia Fringuellini, a Grazie di Curtatone, nei pressi di Mantova, in occasione della "Festa dell'Assunta - Antichissima fiera delle Grazie".

L'attività dei madonnari provenienti da tutta Italia e da numerosi stati esteri, inizia nel tardo pomeriggio del 14 agosto sulla piazza antistante il Santuario della Beata Vergine delle Grazie. 

L'inizio del concorso è sancito dalla benedizione dei gessetti, antico strumento di lavoro dei madonnari, impartita dal vescovo di Mantova. Il lavoro pittorico sull'asfalto viene preferibilmente eseguito nelle ore notturne e mattutine per evitare il calore agostano e comunque concluso entro il pomeriggio del 15 agosto quando la giuria aggiudicherà la vittoria nelle varie categorie in cui sono stati suddivisi i partecipanti. Tre sono i vincitori corrispondenti alle tre categorie previste:


  • maestro madonnaro
  • madonnaro qualificato
  • madonnaro semplice

Al vincitore assoluto è data la possibilità di realizzare il bozzetto del manifesto dell'incontro dei madonnari dell'anno successivo. Altresì, ai vincitori delle due altre categorie viene assicurato il titolo della categoria superiore.

Non perdete l'occasione di visitare anche la vicina Mantova, capitale italiana della cultura 2016.
Per informazioni: http://www.comune.curtatone.mn.it/index.php/home-fiera-delle-grazie

giovedì 4 agosto 2016

Il Meeting di Rimini


Un incontro al Meeting di Rimini

La XXXVII edizione del Meeting per l'amicizia tra i popoli si terrà come ogni anno a Rimini dal 19 al 25 agosto 2016.

Quest'anno il titolo della manifestazione è: Tu sei un bene per me.

Si legge nell'introduzione pubblicata dagli organizzatori:

"L’attuale momento storico è caratterizzato da una profonda crisi che ha come conseguenza una generale sfiducia nell’affrontare il presente e nel guardare al futuro. Si sgretolano modelli di convivenza sociale e civile che sin qui hanno garantito il bene comune, una intera generazione, quella dei NEET, ha rinunciato a studiare e a lavorare, il fenomeno dell’immigrazione e dei profughi sta investendo - dilagante e apparentemente inarrestabile- l’Italia e l’Europa intera, la violenza del terrorismo, anche dopo i tragici fatti di Parigi, cresce in modo sempre più minaccioso. L’altro, il diverso, ciò che è “fuori”, appare come una minaccia, viene visto e considerato in un’ottica per lo più strumentale e utilitaristica. 

In queste drammatiche circostanze Papa Francesco ha indetto il Giubileo Straordinario della Misericordia. “Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato”.


Il Meeting di Rimini è uno degli appuntamenti culturali più ricchi di incontri, mostre e spettacoli che si svolgono in Italia ogni anno dal 1980.

Da allora ogni anno arrivano grandi personaggi della politica, manager dell’economia, rappresentanti di religioni e culture, intellettuali e artisti, sportivi e protagonisti dello scenario mondiale. Storie di uomini al centro di incontri, mostre, spettacoli e eventi sportivi. La cultura al Meeting si esprime come esperienza, originata dal desiderio di scoprire la bellezza della realtà. Tutto questo nei sette giorni dell’appuntamento che è diventato negli anni il festival culturale più frequentato al mondo.

Se questa estate sei in Italia dal 19 al 25 agosto non perdere l'occasione di una visita al Meeting di Rimini, non resterai deluso!!!

Peanutsfromitaly ci sarà!!!

martedì 26 luglio 2016

Parco delle Incisioni rupestri di Grosio

Castello di San Faustino

Il parco delle Incisioni rupestri di Grosio è un parco archeologico nella località Dosso dei Castelli nei comuni di Grosio e di Grosotto in provincia di Sondrio. È stato istituito nel 1978 per mezzo di una donazione degli immobili da parte della marchesa Margherita Pallavicino Mossi Visconti Venosta ed è gestito da un consorzio tra la provincia di Sondrio, la comunità montana di Tirano e i comuni di Grosio e Grosotto, secondo le direttive della Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia. Il parco organizza convegni e mostre e promuove la pubblicazione di testi scientifici e le attività didattiche e divulgative.

Per informazioni: http://parcoincisionigrosio.org/

All'interno del parco si trovano il Castello vecchio di San Faustino (edificato tra il X e l'XI secolo), la relativa chiesa e il più recente Castello visconteo, che risale al Trecento. Le costruzioni sorgono su un colle che domina sulla valle formata dal fiume Adda e sul torrente Roasco. Nei pressi delle vestigia medievali si trova la cosiddetta Rupe Magna, una roccia di grandi dimensioni che reca oltre 5000 incisioni, risalenti al IV-I millennio a.C., oggetto di un articolato intervento di manutenzione a partire dal 2008.

Nel parco è presente un antiquarium che espone i reperti rinvenuti durante l'attività di scavi svolt nell'area di due insediamenti preistorici della zona.

Un parco che vale una visita!

martedì 19 luglio 2016

Torre del Lago Puccini

Torre del Lago

Torre del Lago Puccini detta anche semplicemente Torre del Lago è l'unica frazione di Viareggio, in provincia di Lucca.

Il suo nome ha origine dalla presenza di una torre che nel XV-XVI secolo sorgeva sul vicino lago di Massaciuccoli (chiamata prima Torre Guinigi e poi Torre del Turco).

Al nome originario di Torre del Lago venne aggiunto, il 21 dicembre 1938, quello di Puccini, per rendere onore al compositore che qui visse e compose molte delle sue celeberrime opere liriche. La sua residenza, Villa Puccini, sorge sul belvedere del lago di Massaciuccoli ed ospita la tomba del compositore. La villa è visitabile ed è meta di turisti ed appassionati di lirica provenienti da tutto il mondo.

Ogni anno, nel periodo estivo, in onore di Puccini si tiene un festival lirico, il Festival Puccini, ( http://www.puccinifestival.it/ ) nel quale vengono rappresentate, in un teatro all'aperto che si affaccia sul lago di Massaciuccoli, alcune opere del compositore da tempo presenti stabilmente nel repertorio lirico.

Per quest'estate un'opportunità da non perdere...

giovedì 7 luglio 2016

L'Isola Comacina

L'Isola Comacina

L'isola Comacina è un lembo di terra (lunghezza 600 m, larghezza 200 m, perimetro 2 km, superficie 7,5 ettari) circondato dal Lago di Como.

È situata nel comune di Tremezzina, in corrispondenza dell'insenatura della costa occidentale del ramo comasco fra Argegno e la penisola di Lavedo, nelle acque antistanti la Zoca de l'oli (conca dell'olio): il territorio più a nord dell'Italia dove, in una condizione climatica particolarmente mite, viene coltivato l'ulivo e viene prodotto olio d'oliva. Dagli abitanti di Ossuccio viene ancora chiamata el castell (il castello).

Il vecchio proprietario, Giuseppe Caprani, lasciò l'isola in eredità al re Alberto I del Belgio, che la donò allo Stato italiano. Quest'ultimo la cedette, a sua volta, al presidente dell'Accademia di Brera con lo scopo di costruire un villaggio per artisti e un albergo. Attualmente l'isola è di proprietà dell'Accademia di Belle Arti di Brera, Milano ( http://www.accademiadibrera.milano.it/it/bando-residenze-d%E2%80%99artista-isola-comacina-2016.html ).

Ogni anno, la domenica più vicina al 24 giugno, vi si svolge la tradizionale festa di san Giovanni con solenne processione di barche e con il tradizionale spettacolo pirotecnico sul lago.

Oltre alle poche costruzioni recenti, l'unico edificio ancora integro è la chiesetta barocca di San Giovanni che contiene al suo interno resti di murature romane e tardoromane, parte di fondazioni di una cappella romanica e resti di un battistero (mosaico) del V secolo.

Accanto a questa costruzione si possono individuare i resti della basilica di Sant'Eufemia dell'XI secolo, di pianta a tre navate absidate con cripta. Sull'isola si possono vedere i resti delle chiese di Santa Maria del Portico (XII secolo), di San Pietro in Castello e dei Santi Faustino e Giovita.

Sull'isola esistevano, secondo la tradizione, ben nove chiese prima che i comaschi, nell'anno 1169, le radessero al suolo.

Discussa è l'interpretazione dell'aggettivo "comacina". Solitamente è interpretato come "di Como" o "del lago di Como", quindi come "isola del lago di Como". Autori recenti fanno derivare l'aggettivo da "νήσος κωμανίκεια", così è stata chiamata l'isola da Giorgio Ciprio nella sua opera geografica, quando accenna al presidio bizantino ed alla resistenza di Francione.


sabato 2 luglio 2016

Storia d'Italia: la guerra della Quadruplice Alleanza

La battaglia di Capo Passero

La Spagna, per mano del nuovo primo ministro Cardinal Alberoni, aveva adottato una politica aggressiva verso gli altri paesi cofirmatari dei trattati per l'insoddisfazione del nuovo Re per la perdita di tutti i possedimenti europei seppur in cambio di un trono e per il desiderio della Regina Elisabetta Farnese di ottenere ducati in Italia per i propri figli. Alberoni e Filippo V la sostennero in questo sforzo, poiché entrambi ambivano a ricostruire la ex Grande Spagna, e, decisi a recuperare i territori perduti in Italia, accamparono pretese del regno spagnolo su Sardegna e Sicilia.

La Spagna nel 1717-1718 prese l'iniziativa occupando prima la Sardegna, in mano agli Asburgo, poi la Sicilia territorio sabaudo di recente acquisizione. Questa iniziativa provocò la formazione di una quadruplice alleanza (1717) tra Francia, Inghilterra, Paesi Bassi e Austria, la quale, un anno dopo conseguì una schiacciante vittoria a Capo Passero sulla flotta spagnola (1718).

La guerra si concluse con il trattato dell'Aia (1720) che decretò un cambio di isole italiane tra Asburgo e Savoia: ai primi andò la Sicilia (allora più ricca rispetto all'isola sarda) e il titolo regio di Vittorio Amedeo II cambiò da Re di Sicilia (trattato di Utrecht) a Re di Sardegna; i Savoia porteranno questo titolo fino all'unificazione del Regno d'Italia. Al figlio di Elisabetta Farnese, Carlo (1716 – 1788), furono promessi i ducati di Parma, di Piacenza e di Toscana, che dopo la prossima estinzione della linea maschile dei Farnese gli sarebbero stati attribuiti. La Spagna negli anni successivi uscì dal suo isolamento e con la Guerra di successione polacca (1733 – 1738) riuscì persino a portare sotto il suo controllo Napoli e la Sicilia.


44 Continua.

domenica 19 giugno 2016

Porto Badisco

La Grotta dei Cervi

Porto Badisco è una nota località balneare situata nel territorio del comune di Otranto, in provincia di Lecce. Rinomata soprattutto per la tradizione culinaria dei ricci marini.

Meta turistica di notevole interesse storico-paesaggistico, si affaccia sul mar Adriatico e dista meno di 8 km da Otranto e 37 km da Lecce.

A Porto Badisco si trova la Grotta dei Cervi, ( https://youtu.be/dfcB1RTsqms ) che contiene importanti disegni realizzati con guano di pipistrello databili al Neolitico ed è caratterizzata da numerosi anfratti e calette di rara bellezza. In Direzione Santa Cesarea-Castro-Leuca, inoltre, si trova la cosiddetta "Grotta delle Striare", cioè grotta delle streghe, caratteristica per l'entrata attraversata in diagonale da una lingua di roccia.

Dall'ottobre 2006 parte del territorio di Otranto rientra nel Parco della costa di Otranto-Santa Maria di Leuca e del bosco di Tricase, istituito dalla Regione Puglia allo scopo di salvaguardare la costa orientale del Salento, ricca di pregiati beni architettonici e di importanti specie animali e vegetali.

La grotta dei Cervi è stata scoperta il 1º febbraio del 1970 da membri del Gruppo speleologico salentino "P. de Lorentiis" di Maglie -Lecce- ed è il complesso pittorico neolitico più imponente d'Europa. In un primo momento le si diede il nome di “Antro di Enea”, per via della leggenda secondo la quale Enea sbarcò in Italia proprio a Porto Badisco. Il nome attuale deriva dalle successive scoperte dei pittogrammi.

La grotta non è accessibile al pubblico.

Si suddivide in tre ampi corridoi percorsi da pitture scoperte al loro interno.

Il primo corridoio è lungo circa 200 metri, ed a un certo punto si sdoppia in due rami uno in direzione nord alla fine del quale furono ritrovato due scheletri, e l'altro in direzione sud-est.

Il secondo corridoio è ricco di pitture, e anch'esso è lungo 200 metri e vi si accede da un cunicolo passante dal I corridoio. Questo corridoio verso la fine si allarga dando accesso a due sale successive. Verso la metà il percorso si interrompe e vi è la presenza di un laghetto naturale formatosi dalle acque di stillicidio, e successivamente vi è la presenza di un deposito di guano adoperato dall'uomo neolitico per dipingere.

Il terzo corridoio è lungo anch'esso 200 metri e al suo interno vi si accede dal II corridoio attraverso un'apertura molto bassa.

I pittogrammi, in guano di pipistrello e ocra rossa, raffigurano forme geometriche, umane e animali, che risalgono all'epoca neolitica, tra il 4.000 ed il 3.000 a.C.

Le figure rappresentano cacciatori, animali (cani, cavalli, cervi), oggetti, simboli magici, geometrie astratte e molte scene di caccia ai cervi (da cui il nome della grotta). Uno dei pittogrammi più famosi è il cosiddetto Dio che balla, che raffigura uno stregone danzante.

venerdì 10 giugno 2016

Giacomo Matteotti

Giacomo Matteotti


Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 22 maggio 1885 – Roma, 10 giugno 1924) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario, formazione nata da una scissione del Partito Socialista Italiano.

Fu rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini, probabilmente per volontà di Benito Mussolini, a causa delle sue denunce dei brogli elettorali attuati dalla nascente dittatura nelle elezioni del 6 aprile 1924, e delle sue indagini sulla corruzione del governo, in particolare nella vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil. Matteotti, nel giorno del suo omicidio (10 giugno) avrebbe dovuto infatti presentare un nuovo discorso alla Camera dei deputati - dopo quello sui brogli del 30 maggio - in cui avrebbe rivelato le sue scoperte riguardanti lo scandalo finanziario coinvolgente anche Arnaldo Mussolini, fratello del duce. Il corpo di Matteotti fu ritrovato circa due mesi dopo.

Riguardo al delitto Matteotti furono intentati tre procedimenti giudiziari. Il procedimento principale si ebbe dal 16 marzo al 24 marzo 1926 a Chieti (istruito fra il 1925 e il 1926), contro gli squadristi materialmente responsabili del rapimento e dell'omicidio: Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo. Di questi, Dumini, Volpi e Poveromo furono condannati per omicidio preterintenzionale alla pena di anni 5, mesi 11 e giorni 20 di reclusione, nonché all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre per Panzeri, che non partecipò attivamente al rapimento, Malacria e Viola ci fu l'assoluzione. Il collegio di difesa degli imputati, a seguito di richiesta di Dumini, venne guidato da Roberto Farinacci, a quel tempo segretario nazionale del Partito Nazionale Fascista. L'enfasi di Farinacci nella difesa degli imputati fu tale da indurre Mussolini, che viceversa aveva chiesto un processo senza molto clamore, a costringerlo alle dimissioni dalla carica nazionale una settimana dopo la sentenza del processo.

Già nel 1924, nei giorni immediatamente successivi ai drammatici fatti, era stato intentato un procedimento davanti dall'Alta Corte di Giustizia del Senato nei confronti dell'allora capo della Pubblica Sicurezza e della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), il quadrumviro Emilio De Bono, costretto alle dimissioni da Mussolini, per il quale era stato poi ravvisato il non luogo a procedere.

Nel 1947, in seguito al Decreto Luogotenenziale del 27.7.1944 n.159 (che rendeva potenzialmente nulle le condanne avvenute in epoca fascista superiori ai tre anni), la Corte d'Assise di Roma restituì il processo nei confronti di Giunta, Rossi, Dumini, Viola, Poveromo, Malacria, Filippelli, Panzeri. Dumini, Viola e Poveromo furono condannati all'ergastolo (poi commutato in 30 anni di carcere), mentre per gli altri imputati ravvisò il non luogo a procedere a causa dell'amnistia disposta dal Dpr 22.6.1946 n.4. Solo sei anni dopo il Dumini verrà amnistiato. In nessuno dei tre processi venne mai accertata la responsabilità diretta di Mussolini, ma tutti coloro che sono stati riconosciuti implicati nell'omicidio furono esponenti o sostenitori del regime fascista.

giovedì 2 giugno 2016

Buon compleanno Peanuts!



Il 2 giugno 2013 con questo post: ( festa-della-repubblica-italiana ) il vostro blog preferito (speriamo!) iniziava le pubblicazioni...

Da allora sono passati 3 anni durante i quali abbiamo cercato di farvi conoscere meglio il nostro Bel Paese.

Sono state oltre 32.000 le visualizzazioni di pagine, 480 i post pubblicati, 68 le Nazioni di provenienza dei nostri lettori. Numeri ancora piccoli, se vogliamo, ma che testimoniano che ormai peanuts è entrato negli interessi di molti lettori che lo seguono con fedeltà.

Abbiamo cercato di raccontarvi l'Italia più bella e meno conosciuta (che è tanta roba...) parlando di cucina, tradizioni, cultura, luoghi da scoprire, italiani famosi in tutto il mondo, senza dimenticare la storia, la geografia, la religione.

Speriamo di essere riusciti almeno un pochino, attraverso i nostri post, a farvi amare di più la nostra penisola e la nostra gente.

Questo è quello che desidera peanuts e questo è quello che continuerà a fare in futuro.

Pertanto auguri ancora a peanutsfromitaly e auguri anche alla Repubblica italiana che oggi compie 70 anni di vita.

domenica 29 maggio 2016

La Biennale di Venezia

Le date da non perdere

La Biennale di Venezia è tra le più antiche, importanti e prestigiose rassegne internazionali d'arte contemporanea al mondo.

Nata come società di cultura nel 1895 con l'organizzazione della prima Esposizione Biennale d'Arte del mondo, al fine di stimolare l'attività artistica e il mercato dell'arte nella città di Venezia e nell'unificato stato italiano, ha tuttora il fine di promuovere le nuove tendenze artistiche ed organizza manifestazioni internazionali nelle arti contemporanee.

A far nascere l'iniziativa fu un gruppo di intellettuali veneziani capeggiati dal sindaco del tempo, Riccardo Selvatico che con una delibera dell'amministrazione comunale di Venezia del 19 aprile 1893, proponevano di "istituire un'esposizione biennale artistica nazionale".

Il nome "Biennale" deriva dalla cadenza biennale delle sue manifestazioni (con l'eccezione della Mostra del cinema nata nel 1932 con cadenza annuale). Grazie alla Biennale di Venezia, nel settore culturale, il termine italiano "biennale" (utilizzato proprio nell'idioma nazionale in quasi tutte le parti del mondo) ha acquisito una più ampia valenza ed è diventato per antonomasia sinonimo di grande evento internazionale ricorrente a prescindere dalla cadenza.

Sia la Biennale internazionale d'arte che Mostra internazionale d'arte cinematografica sono le prime e più antiche manifestazioni realizzate nel loro genere ancora esistenti.

Ha aperto al pubblico sabato 28 maggio e terminerà domenica 27 novembre 2016, ai Giardini e all’Arsenale, la 15. Mostra Internazionale di Architettura dal titolo REPORTING FROM THE FRONT, diretta da Alejandro Aravena e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta.

La Mostra sarà affiancata da 63 Partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia. Sono 4 i paesi presenti per la prima volta: Filippine, Nigeria, Seychelles e Yemen.

Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, è stato affidato al team curatoriale TAMassociati: Massimo Lepore, Raul Pantaleo, Simone Sfriso.

Per tutte le informazioni: http://www.labiennale.org/it/Home.html



giovedì 19 maggio 2016

Parco dei Nebrodi

Il Parco dei Nebrodi


Il Parco regionale dei Nebrodi, istituito il 4 agosto 1993, con i suoi quasi 86.000 ha di superficie è la più grande area naturale protetta della Sicilia.

I Nebrodi, assieme alle Madonie ad ovest e ai Peloritani ad est, costituiscono l'Appennino siculo. Essi s'affacciano, a nord, direttamente sul Mar Tirreno, mentre il loro limite meridionale è segnato dall'Etna, in particolare dal fiume Alcantara e dall'alto corso del Simeto.

Notevole è la escursione altimetrica, che da poche decine di metri sul livello del mare raggiunge la quota massima di 1847 metri di Monte Soro. Altri rilievi da segnalare sono la Serra del Re (1754 metri), Pizzo Fau (1686 metri) e Serra Pignataro (1661 metri).

Gli elementi principali che più fortemente caratterizzano il paesaggio naturale dei Nebrodi sono l'asimmetria dei vari versanti, la diversità di modellazione dei rilievi, la ricchissima vegetazione e gli ambienti umidi.

Connotazione essenziale dell'andamento orografico è la dolcezza dei rilievi, dovuta alla presenza di estesi banchi di rocce argillose ed arenarie: le cime, che raggiungono con Monte Soro la quota massima di 1847 s. l. m., hanno fianchi arrotondati e s'aprono in ampie vallate solcate da numerose fiumare che sfociano nel Mar Tirreno. Ove però predominano i calcari, il paesaggio assume aspetti dolomitici, con profili irregolari e forme aspre e fessurate. È questo il caso del Monte San Fratello e, soprattutto, delle Rocche del Crasto (1315 m s.l.m.). 

Il parco è suddiviso in quattro zone nelle quali operano, a seconda dell'interesse naturalistico, particolari divieti e limitazioni, funzionali alla conservazione e, quindi, alla valorizzazione delle risorse che costituiscono il patrimonio dell'area protetta.

La zona A (di riserva integrale), estesa per 24.546 ettari, comprende i sistemi boschivi alle quote più elevate, le uniche stazioni siciliane di tasso (Taxus baccata) ed alcuni affioramenti rocciosi. Oltre i 1200 metri sul livello del mare, sono localizzate varie faggete (circa 10.000 ettari), mentre a quote comprese fra gli 800 e i 1200 metri, sui versanti esposti a nord, e tra i 1000 e i 1400 metri, sui versanti meridionali, è dominante il cerro. Ampie aree per il pascolo s'aprono, inoltre fra faggete e cerrete. È importante evidenziare che il faggio trova nel parco l'estremo limite meridionale della sua area di diffusione. A quote meno elevate (600-800 metri sul livello del mare) si trova la sughera che, in particolare nel territorio di Caronia, forma associazioni di grande pregio ecologico. Sono, infine, comprese nella zona A le stazioni delle specie endemiche più importanti e le zone umide d'alta quota, nonché tratti d'interessanti corsi d'acqua.

La zona B (di riserva generale), estesa per 46.879 ettari, include le rimanenti formazioni boschive ed ampie aree destinate al pascolo, localizzate ai margini dei boschi. Sono, inoltre, presenti limitate zone agricole ricadenti in aree caratterizzate da elevato pregio naturalistico e paesaggistico.

La zona C (di protezione), estesa per 569 ettari, comprende nove aree, strategicamente distribuite sul territorio, in cui sono ammesse le attività rivolte al raggiungimento d'importanti finalità del parco quale, ad esempio, la realizzazione di strutture turistico-ricettive e culturali.

La zona D (di controllo) è l'area di preparco estesa per 13.593 ettari. Essa costituisce la fascia esterna dell'area protetta consente il passaggio graduale nelle aree a più alta valenza naturalistica.

Punti di accesso: dal versante nord percorrendo la autostrada Messina-Palermo A20 dalla quale si diramano varie importanti arterie stradali come la S.S.116 da Capo d'Orlando a Randazzo, la S.S. 289 da Sant'Agata di Militello a Cesarò, e la S.S.117 da Santo Stefano di Camastra a Nicosia, oltre a varie strade provinciali e comunali. Il parco è accessibile tutto l'anno con le comuni precauzioni nei periodi di innevamento.

Questa estate, se passate dalla bella Sicilia, dedicate una giornata per visitare il parco: ne resterete entusiasti.
Per informazioni: http://www.parcodeinebrodi.it/