lunedì 28 agosto 2017

Meeting di Rimini - Sabato 26 agosto



"Se non può mai mancare la collaborazione leale della Chiesa nella costruzione di una società migliore, essa non può non mantenere la propria "differenza" critica. La Chiesa non è una società umanitaria, se così fosse tradirebbe la propria natura e la propria missione. La differenza cristiana nasce dalla fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, secondo lo stile dell'amore".

Sono le parole pronunciate da S. Em. Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, nell’intervento, introdotto da Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l'amicizia fra i popoli. In riferimento al suo recente viaggio in Russia: «Ho sentito molto la presenza di Cristo e del Suo Spirito. Sono partito con qualche apprensione e timore, ma ho sentito la forza della preghiera con cui tanti mi accompagnavano, nella ricerca di una pace possibile e incontrando le autorità della Chiesa Ortodossa». I temi toccati dal cardinale sono numerosi: dal ruolo dei cristiani nella vita pubblica, agli effetti di nuove tecnologie e della globalizzazione, fino ai temi della violenza terroristica e alle questioni migratorie.

Oggi, «l'amore per il prossimo non può limitarsi ai rapporti tra singoli, ma bisogna che torni a realizzarsi nella responsabilità pubblica di ciascuno di noi, nei diversi settori sociali, politici e istituzionali», ha affermato il prelato. «Quando papa Francesco ha tematizzato il primato del tempo sullo spazio», ha indicato il pericolo di «spazi nuovi e incontrollati di potere», come «l’uso scorretto dei social media» e la creazione di una «similrealtà che ha effetti sociali reali, diversa o persino contrapposti alla realtà oggettiva. Qui torna per noi cristiani il tema della vita contemplativa».

Rispetto ai temi internazionali, Parolin ha spiegato che «è dove-roso mettere a punto schemi alternativi a una migrazione massiccia e incontrollata, che eviti disordini , infiltrazioni, disagi; giusto coinvolgere l'Europa e non solo essa; lungimirante affrontare il problema strutturale dello sviluppo dei popoli di provenienza dei migranti. Ma non dimentichiamo che sono nostri fratelli. Questo traccia una divisione netta tra coloro che riconoscono Dio nei poveri e nei bisognosi e coloro che non lo riconoscono».

Inoltre, riferendosi alle violenze terroristiche, ha affermato che quando le religioni «non intraprendono un percorso critico nei confronti delle parti più ambigue; quando non si distaccano o non si dissociano, condannando adeguatamente le efferatezze commesse in loro nome», accade che «la violenza, in nome di qualsiasi religione venga commessa, retroagisce negativamente su di essa e sui suoi fedeli». Perciò, «confondere la natura reale e multiforme dei conflitti con la loro giustificazione ideologico-religiosa significa produrre un cortocircuito che impedisce di riconoscere le diverse responsabilità storico­politiche, sociali, culturali». Infatti, «la paura attiene a uno smarrimento dovuto alla globalizzazione. Nessuno Stato-nazione moderno controlla più la propria economia nazionale. Perciò non sorprende la tendenza generale, nei Paesi autoritari, ma anche in molti leader e movimenti populisti, di destra e di sinistra, a declinare la sovranità nazionale nei termini di supremazia culturale, identità razziale, nazionalismo etnico», verso «una supposta sovranità culturale». E non è «immaginabile la riduzione dei problemi globali alla misura delle singole Nazioni. La globalizzazione va governata: realtà come gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno un ruolo e una responsabilità decisivi».

Per vedere l'incontro: https://youtu.be/3gDwP2boz6I

sabato 26 agosto 2017

Meeting di Rimini - Venerdì 25 agosto



Superbo l’incontro “Tra nichilismo e jihadismo: la sfida di ricostruire la civiltà nello spazio pubblico” con  Stefano Alberto, professore di teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Brian Grim, presidente del Religious Freedom & Business Foundation, e Olivier Roy, joint chair RSCAS, chair in Mediterranean Studies all’EUI (European University Institute).

«Nichilismo e jihadismo sono parole che hanno effetti tangibili nella nostra quotidianità: gli eventi di Barcellona sono, purtroppo, gli ultimi di una lunga serie». È l’esordio di Alberto, che prosegue: «Entrambi i termini indicano la riduzione della vita a qualcosa di mostruoso: il nulla da una parte e la volenza dall’altra». Che cosa vuol dire tutto questo alla nostra società sempre più secolarizzata? Qual è la funzione della religione nello spazio pubblico? «Dobbiamo cercare di capire se la religione fa parte del problema o della sua soluzione».

A Grim spetta la presentazione sintetica delle prospettive in atto e dell’impatto che la libertà religiosa può avere sulla società civile. «Perché il marito della Vergine Maria, madre di Gesù, era un imprenditore? Ciascuno ha un compito, e quello di Giuseppe era proprio quello di provvedere a far crescere, con le sue risorse spirituali e umane la famiglia che gli era affidata». Ognuno di noi si impatta col mondo a partire proprio da quelle risorse e con quelle risponde a un compito. Il professore racconta, quindi, l’esperienza di un imprenditore dell’Indonesia: «Si è trovato in una realtà multireligiosa e debole dal punto di vista sociale: centinaia di bambini, figli dei suoi operai, non erano mai stati registrati all’anagrafe per le difficoltà derivanti dal disagio socio-culturale dei loro genitori». Questi non avevano i mezzi economici per accedere al matrimonio, perciò non erano nelle condizioni di «garantire uno stato civile ai propri figli». Quando se n’è accorto, l’imprenditore ha favorito momenti di matrimonio di massa: «È stato possibile introdurre uno spazio di civiltà». La seconda riflessione parte dalla domanda: «Avete mai pensato a come realizzare la parabola del buon samaritano?». Grim ha raccontato l’esperienza dell’associazione britannica Empowerment+Interfaith: un percorso di formazione in Launching Leaders con lo scopo di mettere in rapporto persone di religioni diverse, creando, di fatto, avvicinamento e dialogo. Entrambe le riflessioni sono state accompagnate da un video.

Roy propone al pubblico l’analisi del fenomeno “terrorismo”, che dal 1997 interessa l’Europa. «Lo studio dei profili dei giovani che hanno compiuto le numerose stragi delinea delle caratteristiche ricorrenti: sono stranieri di seconda generazione, usano lingue europee, la maggior parte non ha una formazione religiosa e nessuno ha mai militato in gruppi politici. Tutti hanno un passato di piccola delinquenza, sono immersi nella cultura europea, e molti sono coppie di fratelli. Tuttavia non ci sono padri: tutti sono orfani o abbandonati, o sono in rotta con le loro famiglie. Rifiutano di ricevere una cultura». Ancora più significativo è che essi «vivono la morte come parte del progetto terroristico, facendosi ammazzare dai poliziotti». Che cosa dice tutto questo alla nostra società contemporanea, profondamente secolarizzata? «La santa ignoranza», risponde il relatore, «è il concetto con cui io tento di descrivere due cose. Da una parte, “la svalutazione della cultura” da parte di chi vive la fede: per molti nuovi credenti la cultura non esiste che sotto forma di paganesimo. Dall’altra i non credenti non sono anticlericali, semplicemente non capiscono come si possa essere credenti e sono del tutto indifferenti». E non esiste una “zona grigia” tra credenti e no. Chi crede deve esprimere il suo credo nello spazio privato. Che cosa fare? La società civile deve lottare contro questo nichilismo. Riaprire uno spazio di spiritualità sia per chi crede, sia per i giovani che hanno bisogno di assoluto. «Per esempio sarebbe opportuno», conclude Roy, «creare delle facoltà teologiche sia cristiane, sia islamiche, fisicamente vicine, non per creare integrazione, ma per vivere la stessa esigenza critica dell’esegesi».

Per vedere l'incontro: https://youtu.be/rHulbnlJvnw

venerdì 25 agosto 2017

Meeting di Rimini - Giovedì 24 agosto




Attualissimo l'incontro dal titolo:  “La giustizia riparativa. Prospettive”. Marta Cartabia, vice presidente della Corte Costituzionale Italiana, introduce gli ospiti della tavola rotonda: la spagnola Carmen Velasco, notaia e mediatrice; il giornalista e scrittore Francesco Occhetta e Valdeci Antônio Ferreira, missionario laico comboniano, direttore generale di FBAC (Fraternidade Brasileira de Assistência aos Condenados).

Cartabia esordisce: «Che cosa significa fare giustizia? Quella amministrata nei tribunali deriva da un lunghissimo cammino di civiltà». Partendo dal mito greco di Oreste, la giurista illustra il percorso umano che ha portato alla nostra concezione di giustizia, garantita dal giudizio imparziale di un soggetto terzo: «Eppure anche in questo ambito qualcosa rimane incompiuto. L’esigenza di un punto di verità nuovo porta direttamente all’impegno di questa mattina».

Velasco racconta al pubblico l’esperienza di «esercizio della professione» che negli ultimi anni ha iniziato a fare: «In qualità di mediatrice nella soluzione dei conflitti, mi sono impattata con la vita di molte persone che, in forte difficoltà a mantenere impegni finanziari stabiliti con le banche, venivano da me con la vergogna della propria situazione. Per me ha voluto dire cambiare il mio modo di lavorare». Ne è derivato un “metodo” che parte dal guardare innanzitutto la persona e il suo bisogno. Di conseguenza la ricerca di soluzioni nuove: rate di mutuo graduali e proporzionate alle entrate della famiglia, o non obbligatorie, affitti minimi: «In queste soluzioni sono entrate sia le banche, sia il comune di Madrid».

Occhetta sviluppa una riflessione in merito alla differenza tra giustizia retributiva e riparativa. «La seconda non significa permissivismo, anzi. Si tratta di un percorso molto arduo e rischioso, ma di certo possibile». Là dove il tentativo è in atto, la diminuzione della recidiva è evidente. La giustizia riparativa trova fondamento nella tradizione biblica: «Nella relazione tra l’uomo è Dio, c’è sempre lo spazio del riconoscimento dell’errore. Nel perdono di Dio, essenza della sua bontà, c’è sempre un ricominciare in modo diverso». Quella che in Europa è una raccomandazione fin dal 1999 comin-cia a trovare esperienze in atto: a Nisida, i genitori di ragazzi vittime della camorra.

Ferreira torna a raccontare al Meeting la sua esperienza con APAC, il modello di carceri senza sbarre né guardie e dove si tocca con mano quanto la cura e il rispetto della dignità della persona possano superare ogni tipo di resistenza e barriere, anche dove i condannati scontano pene pesanti. Il direttore precisa: «Amore, fiducia e disciplina sono i principi che regolano la vita nelle nostre carceri, che presentano tassi di recidiva decisamente ridotti». La realtà delle carceri dell’APAC trova diversi ostacoli nel contesto socio-politico del Brasile: «Il problema carcerario presenta sfaccettature che hanno anche a che vedere con interessi economici».

Per vedere il video: https://youtu.be/qrId6Yy-CUU

giovedì 24 agosto 2017

Meeting di Rimini - Mercoledì 23 agosto




Interessante incontro ieri dal titolo “Al di là dei muri” con S. Ecc. Mons. Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico e membro del Dicastero Servizio per lo Sviluppo Umano Integrale, Paolo Magri, vice presidente esecutivo e direttore di ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), Giampaolo Silvestri, segretario generale fondazione AVSI, Alejandro Marius, presidente dell’Asociación Civil Trabajo y Persona, giovane venezuelano e Rosemary Nyirumbe, missionaria in Uganda.

«Negli anni di servizio diplomatico ho visto come si può lavorare assieme, per i diritti umani, negoziando situazioni difficili per evitare conflitti sanguinosi e creando le premesse per uno sviluppo equo nei paesi più poveri. Su questi temi ci si può trovare assieme e convergere, anche su progetti operativi molto efficaci. Ma poi si arriva a un punto dove il cammino si interrompe». Sono le parole con cui S. Ecc. Mons. Silvano Maria Tomasi è intervenuto nel corso dell’incontro.

«È il momento in cui si mette sul tavolo la possibilità di un discorso religioso», ha spiegato il prelato. «Allora ci si chiede: questo muro psicologico è un falso pudore che blocca il coraggio di affrontare le intuizioni più profonde della persona? È una cattiva volontà di non affrontare i valori ultimi che diano significato alla nostra vita? E infine: questo muro è valicabile?».

All’intervento di mons. Tomasi si è unito quello di Paolo Magri, che ha dapprima parlato del muro che il presidente Trump vorrebbe costruire al confine il Messico, «non solo una barriera fisica tra due paesi partner», ma «il cardine di una strategia e di un messaggio politico». Difatti, ha spiegato Magri, «ci sono anche muri intangibili, come quello interno alla società americana, quelli ricostruiti con l’Iran o anche con Cuba, o quelli annunciati del commercio internazionale». Ma «ci sono molte resistenze e dubbi negli Stati Uniti sulla sua utilità, sulle sue conseguenze politiche – fra poco si voterà in Messico – e sui costi». Magri ha poi spiegato che teme anche «il muro che stiamo costruendo verso l’islam dopo la caduta delle Torri Gemelle. L’attenzione che fa il Papa a utilizzare le parole come “islam” e “terrorismo” è più che significativa». Concludendo: «Io non sono ottimista nella nostra capacità di gestire i conflitti di breve periodo, ma ho speranze sul tema dello sviluppo, il cui dibattito, per motivi utilitaristici, è entrato nelle stanze importanti dei governi».

Giampaolo Silvestri ha commentato dicendo che «la questione dello sviluppo non ha senso se non tocca personalmente chi lo promuove, e il cambiamento della persona». Anche se «è evidente che non ce la possiamo fare da soli: devono nascere collaborazioni, la possibilità di lavorare insieme partendo da un desiderio e dalle persone».

Alejandro Marius ha raccontato che il suo muro è «la paura, quella per i suoi figli, a volte di non poter trovare loro le medicine, o il non avere la libertà di dire quello che si pensa veramente. Caracas è la città più pericolosa al mondo, l’anno scorso ha avuto 28mila morti, negli ultimi cinque anni 150mila morti e omicidi, più di 8 anni di guerra di Iraq».

Rosemary Nyirumbe ha infine affermato: «Vedo nel muro qualcosa di difficile da sormontare. Da dove vengo viviamo in capanne rotonde e non c’è necessità di proteggersi, gli altri li vogliamo». Ma «la gente muore in Africa. Abbiamo visto grandi nazioni crollare. E nessuno può costruire un muro, se non Dio».

Per vedere l'incontro: https://youtu.be/i_DoeJm9Qu0

mercoledì 23 agosto 2017

Meeting di Rimini - Martedì 22 agosto

Padre Pizzaballa

Incontro da non perdere quello con Padre Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, chiamato ad approfondire il titolo del Meeting di quest’anno, “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”.

Pizzaballa ha definito la nostra epoca come «il tempo della post-verità», in cui non c’è posto per Dio, così che l’idea di uomo e del mondo sono cambiate radicalmente. Ha poi individuato un cambiamento nella nostra realtà di Chiesa, in un periodo post-cristiano, conseguenza del fatto che non vi è più stata trasmissione della fede nelle famiglie. Per risanare questo cambiamento, che vede protagonista non soltanto l’Europa, ma anche il Medio Oriente, Pizzaballa ha individuato alcuni punti fondamentali. «Il primo è di riappropriarsi della tradizione, con uno spirito cristiano. Ciò che infatti abbiamo ricevuto dai nostri padri nella fede è nulla di meno che la verità sull’uomo e la storia. Per possedere tale eredita è necessario che essa sia compresa e poi comunicata attraverso un linguaggio nuovo». Nel richiamare i numerosi riferimenti biblici che emergono dalle parole del titolo del Meeting, Pizzaballa ne ha sottolineata una fondamentale, che rischia di rimanere oscurata: il “tu”. «Un “tu” che per essere un buon erede deve innanzi tutto divenire adulto nella fede e nella vita sociale». Spostandosi poi sulla parola “eredità”, ha specificato quanto questa nel linguaggio biblico non sia soltanto un passaggio giuridico, bensì un dono stabile, che non può essere perso e di cui il Signore è il solo proprietario. Ma per entrare in contatto con l’eredità il primo passo è la memoria, «non una memoria inquinata, ma la memoria del dono di cui solo Dio è autore, di ciò che ci fa vivere».
Guadagnare l’eredità dei padri significa entrare in possesso dell’unica cosa che è già nostra. E’ però compito di chi eredita accoglierla e personalizzarla. In tal senso il vescovo ha presentato due parabole del Vangelo (quella dei talenti e del tesoro e della perla preziosa), le quali esprimono il significato profondo di possedere e personalizzare: queste, infatti, sottolineano che chi possiede l’eredità ha necessariamente il compito di mettersi in gioco, correndo magari il rischio di perdere tutto. Così facendo, non solo si ricevono gli elogi del padrone, ma si entra a far parte della Sua gioia e quindi della Sua vita.

Secondo Pizzaballa, oggi si rifiuta quello che abbiamo ricevuto, «considerandolo un fardello pesante», op-pure ci si difende «dalle istanze della modernità, richiamandoci nostalgicamente alla tradizione». Contro il «delirio della contemporaneità, che ci vuole genitori di noi stessi, dobbiamo far memoria di una promessa ricevuta e trasmessa dai padri, perché una società dimentica dei padri è una società di orfani, non di figli». Ma che cosa riceviamo da questa “promessa che ci precede”?. Qual è il cuore di questa eredità? Pizzaballa dà una risposta che è la chiave del suo intervento: «Quello che conta è la trasmissione del desiderio da una generazione all’altra. Fare memoria, dunque», ha incalzato, «non per nostalgia ma per risvegliare il desiderio. È il modo con il quale i nostri padri hanno testimoniato che si può vivere con slancio, con soddisfazione». E bisogna trovare i modi per comunicare tale bellezza, «perché l’uomo contemporaneo, inconsapevolmente, sta attendendo tale “buona notizia”, che lo rivela a sè stesso».

I cristiani debbono chiedersi se il loro “fare memoria” attinge al desiderio dei padri, «che può fare di loro i protagonisti della costruzione del Nuovo Mondo a cui appartengono, investendo i talenti che hanno ricevuto in dono, senza sentirsi perduti perché il vecchio mondo si sta esaurendo». Al riguardo, il personaggio esemplare è stato san Benedetto: nel VI secolo, davanti ad un impero in disfacimento, si è ritirato in vita eremitica e ha creato un movimento che ha riplasmato il mondo antico con la sua testimonianza. «Chiunque guardava a san Benedetto e ai suoi monaci», ha sottolineato il vescovo, «vedeva riflesso in loro il desiderio infinito di amore e di bellezza che ogni uomo ha nel cuore, ma che solo l’incontro con dei testimoni sa disseppellire».

Solo un adulto, però, «è capace di ricevere, elaborare e investire. Questa grande operazione di personalizzare l’eredità ricevuta», ha spiegato il vescovo, «passa per i piccoli eventi che accadono nella vita. Spesso si perde tempo in attesa di grandi occasioni, ma la differenza non sta nell’entità dell’evento, quanto nel giocarsi in esso con la consapevolezza che ti stai giocando la vita, senza aver paura di perdere gli affetti, la dignità, il lavoro, la vita». La paura di perdere il “talento” ci fa smarrire il vero tesoro, troppo spesso identificato «in una eredità di valori sublimi, di buona etica; quando invece la nostra eredità è la Pasqua, della quale noi e il mondo abbiamo sete». Ma da cosa si capisce che stiamo vivendo per il tesoro giusto? «Il segno è la gioia, la gioia di chi ha trovato la perla preziosa e allora va e vende tutto».

Monsignor Pizzaballa ha poi fatto riferimento alla sua esperienza di vescovo in Medio Oriente, dove le co-munità cristiane sono ridotte al lumicino e i pochi cristiani rimasti sono sul punto di andarsene anche loro. In questo clima, un giovane cristiano palestinese, che ha studiato in Europa, lo ha colpito per quello che gli ha detto: «Legare la nostra speranza e il nostro futuro a soluzioni politiche o sociali creerà solo frustrazione. Ciò che salverà il cristianesimo sarà il radicamento in Cristo». I cristiani sono chiamati ad evangelizzare e a testimoniare il bello, il buono e il vero che c’è nel Vangelo e nella Tradizione, senza lamentarsi per quello che è stato perduto. «Bisogna essere capaci di un annuncio comprensibile e attraente. Non serve parlare di valori cristiani senza dire che Cristo è ciò che di meglio si può incontrare. Niente muri che separano perché non c’è nulla che non possa essere valorizzato dall’esperienza del Vangelo».

Per vedere il filmato dell'incontro: https://youtu.be/JFRqzp8u2ic

martedì 22 agosto 2017

Meeting di Rimini - Lunedì 21 agosto

Tajani, Vittadini e Letta 

Interessantissimo incontro quello con protagonisti Enrico Letta e Antonio Tajani sul tema del futuro dell'Europa, moderatore Giorgio Vittadini.

«Torno volentieri al Meeting dopo quattro anni», ha esordito Letta, «e trovo consonanza tra il titolo scelto e la responsabilità che oggi ciascuno di noi ha: riguadagnare ciò che i padri dell’Europa ci hanno regalato per farlo rivivere. Dobbiamo capire che cosa sta succedendo, pena il buttar via ciò che abbiamo ereditato». Profondi sono i cambiamenti che nello spazio di una generazione l’Europa ha vissuto e vivrà; in termini di densità demografica e di rapporto con i numeri di Asia, Africa e America. Quale Europa dobbiamo pensare? «Quella che vedranno gli occhi dei nostri figli e nipoti; è questo il criterio che ci permette di continuare a considerare l’Europa al contempo “un insieme unico di valori” e l’unico spazio in cui tutti quegli stessi hanno trovato applicazione». È necessario il protagonismo di tutti i Paesi. Le ultime e attuali vicende di Francia e Germania ci costringono a cogliere la sfida della costruzione: «Se noi non ci saremo, faranno senza di noi». A cosa guardare in questo preciso momento? «Valorizziamo al massimo chi ci rappresenta, attraverso ruoli istituzionali strategici, riproponendo l’Italia quale interlocutore indispensabile per l’unità e la pace». In conclusione Letta rimette al centro il valore e il ruolo dell’educazione: comunicare la certezza che l’italiano porta con sé quelle caratteristiche di adattabilità che tutti cercano.

Sul presente e sul futuro dell'Europa si è concentrato infine Tajani: «L'Europa deve ripartire da tre valori fondanti - la libertà, la centralità della persona e il principio di sussidiarietà - per far fronte alle tre sfide di oggi: il terrorismo, l'immigrazione e il lavoro». Il presidente ha poi aggiunto: «Sicuramente la politica deve dare forti risposte in tal senso: da una parte, serve un maggior coordinamento tra gli Stati per combattere il terrorismo e far fronte all'immigrazione, dall'altra è necessario impegnarsi sempre più seriamente per integrare e per dare un'eredità agli europei di seconda generazione. L'Europa», ha concluso, «deve avere una sua politica industriale, per risolvere il problema del lavoro. Non possiamo indebolire il nostro tessuto industriale, disperdendo le energie in battaglie ormai superate tra nazioni europee: i nostri competitors sono altri».

Per vedere l'incontro: https://youtu.be/2jeZuqiQffU


lunedì 21 agosto 2017

Meeting di Rimini - Domenica 20 agosto

Cristianini, Vato e Pacchioni

Esordio col botto al Meeting di Rimini: il primo incontro di apertura ha visto come protagonista il Premier Gentiloni che ha parlato del titolo della manifestazione, dopo l'introduzione di Emiliana Guarnieri e l'intervento di Giorgio Vittadini.

Sul tema del Meeting 2017 Gentiloni ha indicato quale eredità prendere in considerazione: «Non quella del sovranismo o di chi guarda al passato in termini nostalgici, come a un bene di rifugio. Ciò porta a un individualismo esasperato e a irresponsabilità». Dobbiamo guardare, ha precisato, agli «straordinari punti di forza della nostra identità. Siamo troppo abituati, invece, a frequentare i punti deboli. Abbiamo capacità d’impresa, apertura, cultura: chi meglio di noi è capace di stare in questo mondo che cambia? La crescita è finalmente tornata, frutto delle riforme del governo Renzi e che noi proseguiamo. Non era scontato riuscire a impedire che alcune crisi bancarie mettessero a repentaglio il risparmio». Attenzione, inoltre, Gentiloni ha rivolto al sostegno alla ricerca in ambito universitario: «Nella legge di stabilità individueremo le eccellenze e sulla base di queste offriremo incentivi, a condizione che siano effettuate assunzioni di ricercatori». Altro provvedimento allo studio saranno tasse calmierate a studenti in condizioni economiche disagiate e sostegno all’accesso di stranieri nelle nostre università.

Subito al termine dell'incontro con il Primo Ministro, abbiamo assistito all'incontro dal titolo L'uomo e la macchina, con Gianfranco Pacchioni, pro-rettore alla ricerca dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, e Nello Cristianini, professore di intelligenza artificiale all’Università di Bristol.

Entrambi gli scienziati hanno offerto importanti riflessioni sul rapporto tra uomo e nuove tecnologie, mentre Alessandro Vato, responsabile del laboratorio di Neural Computer Interaction dell’ITT di Rovereto, ha moderato l’incontro.

Per visionare il filmato dell'incontro:  https://youtu.be/eiVCdm5tYwc



venerdì 18 agosto 2017

Ancora poche ore...




Ancora poche ore e avrà inizio la 38° edizione del Meeting di Rimini.

Anche quest'anno peanutsfromitaly seguirà la manifestazione da vicino, ed ogni giorno vi informerà su quanto accaduto al Meeting la giornata precedente.

Per il momento, eccovi alcune cifre che vi faranno capire quanto imponente sia stata la macchina organizzativa.

Programma: Sono 118 gli incontri previsti durante i giorni del Meeting,  17 le esposizioni (sommando le 7 mostre del Meeting e le 10 proposte di “Esperienze e percorsi”, comprese le tre allestite nell’area “Villaggio dei ragazzi”), 14 gli spettacoli, 31 le manifestazioni sportive, sono 327 i relatori che interverranno agli incontri.

Luoghi e spazi occupati: Gli ampi spazi della Fiera di Rimini, trasformati dal lavoro e dalla creatività di migliaia di volontari, ospiteranno le molteplici proposte della manifestazione: anche quest’anno sono 130mila i metri quadrati occupati dal Meeting, distribuiti diversamente rispetto alle precedenti edizioni, dato che la manifestazione 2017 utilizza anche i nuovi spazi coperti di collegamento tra i padiglioni, costruiti dalla Fiera.

Volontari: sono 2.259 le persone che, durante la settimana del Meeting, impegneranno gratuitamente energie, competenze e anche ferie per consentire lo svolgimento della manifestazione e garantirle quel particolare clima che la caratterizza. Provengono da ogni parte d’Italia e anche dall’estero (un centinaio): Russia, Ucraina, Bielorussia, Spagna, Brasile, Canada, Gran Bretagna, Indonesia, Lituania, Madagascar, Olanda, Paraguay, Perù, Polonia e da altri paesi. Il lavoro dei volontari è articolato in 15 dipartimenti; quelli numericamente più consistenti sono il dipartimento Servizi generali (532 persone) e il dipartimento Ristorazione (423 volontari). Per completare il quadro, bisogna ricordare e aggiungere le altre 400 persone (in maggioranza universitari) che, durante il “pre-Meeting” (dal 12 al 19 agosto), hanno lavorato per l’allestimento della Fiera. Sommando i dati, sono 2.659 i “costruttori”, sotto il segno della gratuità, del 38° Meeting.

Bilancio e sponsor: I costi preventivati del Meeting 2017 sono di 5 milioni 490mila euro. Le voci relative alle entrate prevedono, in ordine decrescente: servizi di comunicazione per le aziende (3 milioni 500mila euro), introiti dalla ristorazione (1 milione 135mila), attività commerciali, biglietti delle manifestazioni a pagamento e contributi da privati (legati al fundraising). Sono 3 i main partners del Meeting 2017 - Enel, Intesa Sanpaolo, Wind Tre - 9 gli official partners. Nel complesso, oltre 130 aziende ed enti partecipano, a vario titolo, alla manifestazione e utilizzano il Meeting per la loro comunicazione al grande pubblico.

Ristorazione: Sono 21mila i metri quadrati occupati dalle varie proposte di ristorazione del Meeting, spazio cucine compreso. Valorizzano le tradizioni gastronomiche di qualità di alcune regioni italiane e insieme tengono in attenta considerazione l’esigenza delle famiglie di poter pranzare a prezzi accessibili. A un’articolata linea “Fast food” (piadina e pizza comprese) si aggiungono, quindi, le diverse proposte dei ristoranti tipici: romagnolo (“Azdora”), pugliese (“Corte San Nicola” e “Sagra pugliese”, con le orecchiette, fritti, riso e cozze) ed anche un ristorante vegetariano (“Benessere Orogel”).

Vi aspettiamo tutti al Meeting di Rimini!