mercoledì 26 ottobre 2016

Storia d'Italia: la guerra di successione polacca

Augusto III di Polonia


La guerra di successione polacca prese avvio nell'anno 1733 con la morte del Re di Polonia Augusto II, appartenente alla dinastia Wettin, e fu causata dalla volontà da parte della triplice alleanza costituitasi nell'anno precedente tra Russia, Prussia e Austria di impedire che la Polonia finisse sotto l'influenza francese. Infatti il primo ministro francese André-Hercule de Fleury riuscì a porre sul trono polacco il Leszczyński, ma l'intervento militare russo costrinse quest'ultimo alla fuga consentendo all'altro candidato Augusto III di Sassonia di insediarsi a sua volta sul trono polacco. Ciò mortificò la Francia che, per vendetta, scatenò un'offensiva bellica contro l'Austria. La Francia era alleata con la Spagna, anch'essa governata dai Borbone e legata con la Francia dal vecchio patto che aveva già visto uniti i rispettivi troni nel corso della precedente guerra di successione spagnola; ad essi si aggiunsero i Savoia. La guerra, combattutasi prevalentemente nel sud Italia, vide la sconfitta dell'Austria, che, avendo necessità di farsi riconoscere la Prammatica Sanzione del 1713 da parte delle altre case regnanti d'Europa (tra cui i Borbone di Francia e Spagna con i quali l'Austria si trovava in guerra), più che controbattere, subiva la guerra con la Francia. Nel 1734 con la battaglia di Bitonto, i Regni di Napoli e Sicilia ritornano formalmente indipendenti, dopo oltre due secoli di dominazione politica prima spagnola e poi austriaca. Sul trono di Napoli si insediarono i Borbone di Spagna.

Il preliminare di pace per il riassetto dell'Italia sottoscritto tra Francia e l'Austria il 3 ottobre 1735, poi confermato dalla successiva Pace di Parigi del 1739, prevedeva l'assegnazione del Granducato di Toscana a Francesco III Stefano di Lorena, una volta scomparso Gian Gastone de' Medici, l'ultimo rappresentante della dinastia de' Medici, per compensare l'assegnazione della Lorena al Leszczyński. All'Austria veniva riconosciuta la validità della Prammatica Sanzione e veniva restituito il Ducato di Parma e Piacenza, mantenendo inoltre il porto franco di Livorno, ma cedeva a Carlo di Borbone lo Stato dei Presidii, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. I Savoia acquisirono le Langhe e i territori orientali del milanese venendo autorizzati, inoltre, a costruire piazzeforti nei territori appena conquistati. Tali accordi avrebbero dovuto costituire per gli Stati italiani una sistemazione definitiva e stabile nel quadro della politica di equilibrio tra tutte le maggiori potenze europee della prima metà del XVIII secolo, ma l'assetto geopolitico dell'Italia sarebbe stato nuovamente turbato nello spazio di qualche anno.

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martedì 25 ottobre 2016

Museo numismatico della Zecca di Roma

Vetrina del Museo della Zecca


Apre oggi al pubblico il Museo della Zecca di Roma nella nuova sede di via Salaria 709, all'interno del complesso industriale dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato.

Il museo trae origine da varie acquisizioni di diverse collezioni da parte del Vaticano già sul finire del XVIII secolo, indi, nel 1822 venne costituito il gabinetto numismatico che si prefisse di conservare e restaurare monete antiche e di fare delle copie di medaglie pontificie. Nel 1870 la zecca del Vaticano fu assorbita dal ministero delle finanze. Vittorio Emanuele III incrementò la raccolta di monete mediante varie donazioni. 

Nel 1911 il museo fu posto presso la zecca dell'Esquilino in cui in una sala erano esposte le monete e le medaglie, in un'altra le cere di Pistrucci ed in un'altra ancora la collezione vaticana. Nel 1962 parte delle collezioni vennero portate negli alloggi dei ministero delle finanze a Via XX Settembre, sino a ieri.

Il Museo si articola in due sezioni distinte, che documentano la storia della Zecca e anche di tutto il nostro Paese. Per il pubblico un vero e proprio viaggio nel tempo, reso ancora più suggestivo dalle ricostruzioni virtuali degli antichi ambienti di lavoro e dall'apparato fotografico. Attualmente è in costante accrescimento con l'acquisizione di nuove raccolte.

Per chi visita Roma, un nuovo appuntamento da non perdere.

giovedì 13 ottobre 2016

Il tartufo

Tartufo bianco

Le prime notizie certe sul tartufo compaiono nella Naturalis Historia, di Plinio il Vecchio. Nel I secolo d.C., grazie al filosofo greco Plutarco di Cheronea, si tramandò l'idea che il prezioso fungo nascesse dall'azione combinata dell'acqua, del calore e dei fulmini. Da qui trassero ispirazione vari poeti; uno di questi, Giovenale, spiegò che l'origine del prezioso fungo, a quell'epoca chiamato "tuber terrae", si deve ad un fulmine scagliato da Giove in prossimità di una quercia (albero ritenuto sacro al padre degli dèi). Poiché Giove era anche famoso per la sua prodigiosa attività sessuale, al tartufo da sempre si sono attribuite qualità afrodisiache. Scriveva il medico Galeno: "il tartufo è molto nutriente e può disporre della voluttà".

I tartufi sono relativamente rari, in quanto la loro crescita dipende da fattori stagionali, oltre che ambientali. In certe annate di particolare scarsità arrivano a costare cifre molto elevate (per il Tuber magnatum, il bianco più pregiato, talvolta si è arrivati a 4.500 euro al chilo).

L'Italia è uno dei maggiori produttori mondiali ed esportatori di tartufi. Nell'intera Penisola è possibile raccogliere tutte le specie di tartufo impiegate in gastronomia.

Le più importanti zone di produzione di tartufo bianco, per via della loro conformazione geografica, sono il Piemonte (in particolare Alba, in provincia di Cuneo, la provincia di Asti e una parte della provincia di Torino), la Lombardia sud-orientale (Carbonara di Po, in provincia di Mantova, nella protetta Isola Boscone), l'Emilia-Romagna (tutta la fascia appenninica a partire da Piacenza, e in particolare i colli bolognesi e forlivesi), la Toscana (specialmente i comuni di San Miniato, in provincia di Pisa e San Giovanni d'Asso, in provincia di Siena), l'Umbria (Città di Castello, Gubbio e Norcia, in provincia di Perugia) le Marche (con in testa Acqualagna e Sant'Angelo in Vado, in provincia di Pesaro e Urbino), l'Abruzzo con il paese di Ateleta, in provincia dell'Aquila, Quadri (provincia di Chieti), e il Molise, le cui zone di maggior raccolta sono quelle ricadenti nei comuni di Larino e Spinete, in provincia di Campobasso, e Frosolone, San Pietro Avellana e Vastogirardi in provincia d'Isernia.

Dall'8 ottobre al 27 novembre è in corso di svolgimento ad Alba l'86° Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba.
Per chi fosse interessato a parteciparvi: http://www.fieradeltartufo.org/2016/it/