mercoledì 26 novembre 2014

18° edizione della Colletta Alimentare




Riportiamo dal sito collettaalimentare.it:


"Sabato 29 novembre 2014 si terrà in tutta Italia la diciottesima edizione della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare (GNCA). Più di 135.000 volontari della Fondazione Banco Alimentare Onlus, in oltre 11.000 supermercati, inviteranno a donare alimenti a lunga conservazione che verranno distribuiti a 8.898 strutture caritative (mense per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza, ecc.) che aiutano oltre 1.950.000 persone povere.

Un italiano su dieci soffre di povertà alimentare, in soli sette anni la povertà assoluta è quasi triplicata...

«Vi invito a fare posto nel vostro cuore a questa urgenza, rispettando questo diritto dato da Dio a tutti di poter avere accesso ad una alimentazione adeguata. Condividiamo quel che abbiamo nella carità cristiana con chi è costretto ad affrontare numerosi ostacoli per soddisfare un bisogno così primario. Invito tutti noi a smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane non abbiano un impatto sulle vite di chi la fame la soffre sulla propria pelle».

Papa Francesco, 9 dicembre 2013

In Italia 6.000.000 di persone soffrono la povertà. Di fronte a questo oceano di bisogno che neppure la società più perfetta può risolvere, chiunque avverte un senso di impotenza, ma anche l’urgenza di mettere a disposizione qualcosa di sé per aiutare chi ha bisogno.
Per questo ti invitiamo a vivere con noi la Colletta Alimentare, un piccolo gesto offerto come esempio per tutti. Nella speranza che condividendo il bisogno del cibo ognuno possa imparare l’unico atteggiamento veramente concreto nei confronti degli altri: l’attenzione e l’amore alla persona così come è."

Per informazioni: http://www.collettaalimentare.it/

venerdì 21 novembre 2014

Derby di Milano



Il derby di Milano è la stracittadina calcistica che riguarda la città di Milano e che mette di fronte il Milan e l'Inter. Colloquialmente è detto anche derby della Madonnina, poiché la statua della Madonna Assunta posta in cima al Duomo di Milano rappresenta il simbolo architettonico identificativo del capoluogo lombardo.

Quello di domenica 23 novembre sarà il derby numero 213; la storia consegna, seppur di poco, il primato cittadino all'Inter, che ha vinto 76 stracittadine. Il Milan si ferma a 74, mentre i pareggi sono stati 62.

A livello di palmarès si tratta di uno dei match di maggior prestigio nel panorama europeo e dei più prestigiosi in quello mondiale. Le due squadre contendenti sono, infatti, le uniche formazioni europee di una stessa città ad aver vinto la Coppa Campioni. Le due squadre hanno anche vinto il titolo mondiale (quattro volte il Milan e tre l'Inter) cosa che accomuna la città meneghina con Madrid dove anche l'Atletico, pur non avendo mai vinto la Coppa dei Campioni, si è laureato campione del mondo, partecipando alla Coppa Intercontinentale in seguito alla rinuncia del Bayern Monaco.

Il primo derby in assoluto fu un'amichevole disputata il 18 ottobre 1908 a Chiasso e terminata con la vittoria per 2-1 dei rossoneri. Curiosamente, a questa sfida disputata fuori dai confini italiani ne seguirono altre tre: il 29 giugno 1969, amichevole a New York conclusasi con la vittoria del Milan sull'Inter per 6-4; il 26 luglio 2009 un'altra amichevole, questa volta a Foxborough, terminata 2-0 in favore dei nerazzurri; il 6 agosto 2011 invece, Milan e Inter s'incontrarono a Pechino per l'assegnazione della Supercoppa italiana, e a prevalere furono i rossoneri per 2-1.

La stracittadina con più marcature è stata quella del 6 novembre 1949, valevole per il campionato, conclusasi sul punteggio di 6-5 per l’Inter. Lo scarto maggiore tra le due squadre è quello registrato nel derby di Serie A dell'11 maggio 2001, terminato 6-0 in favore dei rossoneri; in Coppa Italia è ancora il Milan a vantare la più larga vittoria, col 5-0 dell'8 gennaio 1998.

Il gol più veloce nella storia del derby di Milano è stata messa a segno il 24 febbraio 1963 (1-1) dal nerazzurro Sandro Mazzola, dopo 13 secondi di gioco; il "velocista" rossonero è invece José Altafini, a rete dopo 25 secondi il 26 marzo 1961, in Inter-Milan 1-2. Sempre Altafini è l’unico giocatore ad aver segnato una quaterna: accadde il 27 marzo 1960, nel 5-3 appannaggio del Milan.

Come finirà il prossimo derby? Ancora poche ore e lo sapremo!

martedì 18 novembre 2014

L'Italia divisa tra Carolingi, Bizantini e Arabi (774-1002)


L'llustrazione, databile al XIV secolo, tratta da Chroniques de France ou de Saint Denis , raffigura Carlo Magno nell'atto di ricevere la corona imperiale da Papa Leone III il 25 dicembre dell'anno 800. Carlo Magno (742-814), figlio di Pipino il Breve re dei franchi. Riuscì a unificare il regno dei franchi poi, dopo avere ripudiato la sua sposa Ermengarda, figlia di Desiderio re dei longobardi, Carlo Magno cominciò la conquista dell'Italia longobarda nel 773-774. Iniziò sanguinose campagne contro i sassoni che portarono alla loro forzata cristianizzazione (804). Sottomise bavari e avari, combatté i mori di Spagna e diventò signore di quasi tutta l'Europa occidentale: fu così incoronato imperatore nel giorno di Natale dell'800. Tutto ciò segnò la restaurazione dell'idea imperiale in occidente e la nascita del Sacro Romano Impero.
Ente fornitore dell`immagine: Olycom S.p.A. 


Dopo la definitiva sconfitta dei Longobardi, il papa riacquistò una piena autonomia, garantita da Carlo stesso, mentre a sud, nella Langobardia Minor, sopravvisse in piena indipendenza il longobardo Ducato di Benevento, presto elevato al rango di principato. Nel 781 Carlo affidò l'Italia, sotto la sua tutela, al figlio Pipino. Il giovane sovrano avviò varie campagne di espansione verso nord, ma morì nell'810. Il Papato, ormai distaccato dall'Impero d'Oriente, decise di incoronare Carlo Magno, suo benefattore, «Imperatore dei Romani» (800), considerando vacante il trono di Costantinopoli perché retto da una donna, Irene. Nacque così l'Impero carolingio.

Nello stesso periodo vari domini dell'Impero bizantino iniziarono ad acquisire sempre maggiore autonomia: Venezia, la Sardegna e i ducati campani si emanciparono man mano da Bisanzio, eleggendo governatori locali e senza svolte violente. Nel IX secolo gli Arabi iniziarono a sferrare varie incursioni nel Mediterraneo occidentale, conquistando gradualmente (tra 827 e 902) la Sicilia e attaccando più volte i territori bizantini nell'Italia meridionale. Tuttavia, sotto la dinastia macedone (867-1056), il catapanato bizantino riuscì a recuperare terreno in Puglia, Basilicata e Calabria, raggiungendo il massimo della sua potenza sotto il governo di Basilio Boianne. Per quanto riguarda il regno d'Italia all'interno dell'Impero carolingio, il titolo di re d'Italia venne detenuto inizialmente dai sacri romani imperatori (Lotario I, Ludovico II, Carlo il Calvo, Carlo il Grosso), ma con la dissoluzione dell'Impero (887) i territori del Regnum Italiae finirono in una sorta di anarchia feudale: tra l'888 e il 924 il titolo di re, al quale tuttavia non corrispondevano reali poteri, fu conteso fra numerosi feudatari locali, sia di origine italiana sia provenienti da regioni limitrofe: Berengario del Friuli, Guido II di Spoleto, Lamberto II di Spoleto, Arnolfo di Carinzia, Ludovico il Cieco e Rodolfo II di Borgogna. Anche il papato fu coinvolto in queste lotte, mostrando spesso un atteggiamento poco coerente.

Un momento di maggior solidità del Regnum si ebbe con il governo di Ugo di Provenza (926-946), il quale, per risolvere il problema della successione, associò subito al trono suo figlio Lotario II. Questi però scomparve già nel 950, per cui gli successe il marchese d'Ivrea Berengario II, che, temendo intrighi, fece perseguire la vedova di Lotario II, Adelaide. Ella allora si rivolse all'imperatore tedesco Ottone I, chiedendogli di intervenire contro l'"usurpatore" Berengario. Ottone colse il pretesto e scese in Italia, dove sconfisse Berengario, entrò nella capitale Pavia, sposò Adelaide e si cinse della corona italiana nel 951, legandola a quella di Germania. Ottone I ristabilì la supremazia sul Papa, la cui elezione per essere valida doveva ricevere la ratifica imperiale, e tentò di strappare l'Italia meridionale ai Bizantini, riuscendo solo ad ottenere un matrimonio tra suo figlio e la principessa bizantina Teofano. Il successore Ottone II non riuscì a controllare l'elezione papale e perì di malaria dopo aver subito una sconfitta contro gli Arabi in Calabria. Gli succedette Ottone III che, per restaurare l'Impero, pose la sede imperiale a Roma ma, a causa dell'opposizione della nobiltà romana, fu da essa scacciato. Perì nel 1002.

29 CONTINUA.

giovedì 13 novembre 2014

Vittorio De Sica

Vittorio De Sica e Sophia Loren



Vittorio Domenico Stanislao Gaetano Sorano De Sica (Sora, 7 luglio 1901 – Neuilly-sur-Seine, 13 novembre 1974) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano.

Una delle figure preminenti del cinema italiano e mondiale, è stato inoltre attore di teatro e documentarista. È considerato uno dei padri del Neorealismo e, allo stesso tempo, uno dei più grandi registi ed interpreti della Commedia all'italiana.

Nacque il 7 luglio 1901 a Sora, un toponimo dagli inizi dell'Ottocento in provincia di Terra di Lavoro (dal 1927 annesso alla neo-provincia di Frosinone), in via Cittadella, nel rione omonimo, da Umberto De Sica, un impiegato cagliaritano di origini campane, e da Teresa Manfredi, una casalinga napoletana. 

Nella chiesa di San Giovanni Battista, posta proprio di fronte alla casa di famiglia, ricevette il battesimo con i nomi di Vittorio, Domenico, Stanislao, Gaetano, Sorano: l'ultimo nome è quello del presunto dio eponimo della città di Sora. Il padre Umberto, impiegato nella sede locale della Banca d'Italia, collaborò con lo pseudonimo di Caside per un mensile locale, La voce del Liri, pubblicato dal 1909 al 1915. Vittorio aveva con il padre un rapporto molto bello e forte, e a lui dedicherà il suo film Umberto D. Come Vittorio ebbe a dire, la sua famiglia viveva in "tragica e aristocratica povertà". In seguito, nel 1914, si trasferì con i familiari a Napoli e ancora, dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, a Firenze. Vittorio, ad appena 15 anni, cominciò ad esibirsi come attore dilettante in piccoli spettacoli organizzati per i militari ricoverati negli ospedali. In seguito avvenne il definitivo trasferimento a Roma.

De Sica compì il suo esordio dietro la macchina da presa nel 1939 sotto l'egida di un potente produttore dell'epoca, Giuseppe Amato, che lo fece debuttare nella commedia Rose scarlatte. Fino al 1942 la sua produzione da regista non si discosta molto dalle commedie misurate e garbate simili a quelle di Mario Camerini: ricordiamo Maddalena... zero in condotta (1940) con Carla Del Poggio e Irasema Dilian, e Teresa Venerdì (1941) con Adriana Benetti e Anna Magnani. A partire dal 1943, con I bambini ci guardano (tratto dal romanzo Pricò di Giulio Cesare Viola) iniziò, insieme a Zavattini ad esplorare le tematiche neorealiste.

Dopo un film a sfondo religioso realizzato nella Città del Vaticano durante l'occupazione della capitale, La porta del cielo (1944), il regista firma, uno dietro l'altro, quattro grandi capolavori del cinema mondiale: Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), ricavato dal romanzo omonimo di Luigi Bartolini, Miracolo a Milano (1951), tratto dal romanzo Totò il buono dello stesso Zavattini e Umberto D. (1952), pietre miliari del neorealismo cinematografico italiano. I primi due ottengono l'Oscar come miglior film straniero e il Nastro d'argento per la migliore regia. Nonostante ciò, alla presentazione di Sciuscià in un cinema milanese, il regista venne accusato da uno spettatore presente in sala di rendere una cattiva immagine dell'Italia.

Dopo questa irripetibile quadrilogia, De Sica firmò altre opere molto importanti: L'oro di Napoli (1954) tratto da una raccolta di racconti di Giuseppe Marotta, Il tetto (1955) che è considerato il suo passo d'addio al neorealismo, quindi l'acclamato La ciociara, del 1960, tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia, che vanta una vibrante interpretazione di Sophia Loren, la quale vinse tutti i premi possibili: Nastro d'argento, David di Donatello, Palma d'oro al Festival di Cannes e il Premio Oscar per la miglior attrice. Con la Loren lavorò anche in seguito, nel celebre episodio La riffa inserito nel film collettivo Boccaccio '70 (1962), quindi in coppia con Marcello Mastroianni in Ieri, oggi e domani (1963), tre indimenticabili ritratti di donna (la popolana, la snob e la mondana) e terzo suo Oscar, Matrimonio all'italiana (1964), trasposizione di Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, e I girasoli (1970).

Nel 1972 ottenne un quarto Premio Oscar con la trasposizione filmica del romanzo di Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi-Contini, storia drammatica della persecuzione di una famiglia ebrea ferrarese durante il fascismo; quest'opera ottiene anche l'Orso d'oro al Festival di Berlino del 1971. L'ultimo film da lui diretto è la riduzione di una novella di Luigi Pirandello, Il viaggio (1974), interpretato ancora da Sophia Loren, accanto a Richard Burton.


domenica 9 novembre 2014

25° anniversario della caduta del muro di Berlino

Il muro di palloncini bianchi a Berlino in ricordo di quello abbattuto nel 1989


Oggi in tutto il mondo, Italia compresa, si ricorda il 25° anniversario della caduta del muro che divideva la Berlino dell'Ovest da quella dell'Est.

Per chi ha vissuto in prima persona quelle ore, quelle giornate, i ricordi e le emozioni sono ancora vivi e vegeti e lo rimarranno per tutta la vita.

Per i più giovani che nel 1989 non erano ancora nati, vogliamo ricordare quelle giornate attraverso un video che mostra come i tre telegiornali RAI diedero agli italiani la notizia della caduta del muro.

Buona visione!


venerdì 7 novembre 2014

Gigi Riva

La spettacolare rovesciata di Riva contro il Vicenza, nella stagione 69/70

Oggi è il compleanno di Gigi Riva.

Luigi Riva, detto Gigi (Leggiuno, 7 novembre 1944), è stato campione italiano nel 1970 con la maglia del Cagliari, campione europeo nel 1968 e vice-campione del mondo nel 1970 con la Nazionale italiana di cui detiene il record di marcature con 35 gol (tutti in gare ufficiali).

Unanimemente considerato uno dei migliori giocatori italiani di ogni epoca, occupa la 74ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo stilata dalla rivista World Soccer. Gianni Brera lo soprannominò "Rombo di Tuono".

Dopo essere stato presidente del Cagliari per pochi mesi nel 1986-1987, ha ricoperto il ruolo di team manager della Nazionale italiana dal 1990 al 2013.

Attaccante puro, mancino naturale, giocava col numero 11 partendo dalla posizione di ala sinistra accentrandosi. Ricoprì anche il ruolo di centravanti.

L'esordio in Nazionale avvenne il 27 giugno 1965, a 20 anni, in occasione dell'amichevole Ungheria-Italia (2-1) disputata a Budapest: fu il primo giocatore del Cagliari a vestire la maglia azzurra. All'ottavo minuto del primo tempo sostituì Pascutti, infortunato. Realizzò il suo primo gol con la maglia azzurra alla quarta partita in Nazionale, a Cosenza nel corso dell'incontro Italia-Cipro (5-0).

Per la spedizione in Inghilterra in occasione del Campionato mondiale di calcio 1966 il C.T. Edmondo Fabbri non ritenne di inserire Riva nella lista dei 22 convocati, ma lo fece partecipare comunque alla trasferta, insieme a Mario Bertini, in qualità di "aggregato".

In marzo 1967, durante l'incontro Italia-Portogallo, in un duro contrasto di gioco subì la frattura del perone. Ripresosi dall'infortunio, cominciò il suo periodo migliore con la maglia della Nazionale, ovvero il quadriennio 1967-1970 in cui segnò 22 gol in 21 partite e stabilì un record segnando in sei partite consecutive (3 a Cipro, 2 alla Svizzera, poi un altro agli elvetici, uno alla Jugoslavia, uno al Galles e due al Messico). Divenne campione d'Europa nel 1968, torneo in cui giocò solo la finale di ripetizione (la prima partita era finita 1-1 dopo i supplementari), segnando il gol del vantaggio azzurro dopo 12 minuti di gioco (la partita terminò 2-0). Si presentò al Mondiale 1970 in Messico con lo score di 19 gol in 16 partite in Nazionale. Nelle tre gare del primo turno non è accreditato di alcun gol, sebbene durante la partita Italia-Israele fosse in realtà riuscito a segnare due reti valide inspiegabilmente annullate su segnalazione di un guardalinee. Si riprese segnando due gol nei quarti di finale ed uno nella leggendaria semifinale. Nella finale persa contro il Brasile non andò a segno.

Nel 1973 diventò il miglior marcatore della storia della Nazionale. Il 31 marzo segnò una "quaterna" al Lussemburgo, il 9 giugno eguagliò le 33 reti di Giuseppe Meazza per poi superarle il 29 settembre a Milano durante Italia-Svezia (2-0) ed incrementare il record il 20 ottobre con un'altra marcatura. Il 21 gennaio 2012 Riva ha superato Meazza anche nel record di permanenza solitaria da bomber azzurro (38 anni, 3 mesi, 23 giorni), con le sue 35 reti in 42 partite.

Venne convocato per il Mondiale 1974 in Germania, dove disputò la sua ultima partita in azzurro, Italia-Argentina (1-1) il 19 giugno 1974.

Con 35 reti segnate in 42 partite disputate con la maglia azzurra, Riva ha avuto la straordinaria media realizzativa di 0,83.

Auguri Gigi!

martedì 4 novembre 2014

I Longobardi, il Ducato romano e i Bizantini (568-774)



Nel 568 l'Italia settentrionale venne invasa dai Longobardi, una tribù germanica stanziata in Pannonia, ma che abbandonò la terra sotto la pressione degli Avari. In pochi anni i Longobardi sottomisero tutto il nord Italia (tranne le zone costiere del Veneto e della Liguria), la Toscana e buona parte del centro-sud (che costituì i ducati semi-indipendenti di Spoleto e Benevento). I Longobardi erano ariani e nei primi tempi esercitarono un brutale diritto di conquista sui Romanici sottomessi, apportando devastazioni non inferiori a quelle della guerra gotica. La penisola era frazionata in due zone di influenza: longobarda (regno longobardo suddiviso in Langobardia Maior e Langobardia Minor) e bizantina (esarcato d'Italia, costituito intorno al 584), con il Ducato romano formalmente in mano bizantina ma governato con una certa autonomia (comunque non totale) dal Papa. Le tre capitali dell'Italia longobarda erano Milano, Pavia e Lucca.

I primi due re, Alboino (? -572) e Clefi (572-574) morirono assassinati. Seguirono dieci anni di anarchia, con il regno longobardo senza un re e frammentato in 35 ducati indipendenti fra loro. Tentò di approfittarne l'Imperatore bizantino Maurizio, alleato con i Franchi. I Longobardi tuttavia, vista la minaccia dei Franchi, decisero di porre fine all'anarchia eleggendo re Autari (584-590), che riuscì a respingere le incursioni franche. I successori di Autari, Agilulfo (590-616) e Rotari (636-652), espansero ulteriormente il regno strappando ai Bizantini l'Emilia, la Liguria e il Veneto interno. In breve dovettero cercare anch'essi una forma di dominio più organizzata: arrivarono le leggi scritte (Editto di Rotari, 643), dei funzionari regi con compiti di giustizia e supervisione (gastaldi), e, nel 603, l'inizio della conversione al cattolicesimo per opera della regina Teodolinda dopo che un primo tentativo di conversione per opera del papa Gregorio Magno non aveva avuto successo.

Nel frattempo i papi entrarono in contrasto con Bisanzio per la questione del monotelismo, una formula teologica compromissoria ideata dagli Imperatori per accontentare sia i cattolici che i monofisiti. Con un editto del 648 (Typos) Costante II impose il monotelismo e fece deportare il papa Martino I in quanto questi non l'accettava. Nel 680, per opera dell'Imperatore Costantino IV, il monotelismo venne condannato come eresia e i rapporti tra pontefici e imperatori migliorarono. Nel 726, tuttavia, iniziò l'iconoclastia, la lotta alle immagini, da parte dell'imperatore Leone III. Di fronte all'opposizione del papa, Leone ordinò il suo assassinio ma il crimine fallì per l'opposizione delle truppe fedeli al Papa che si rivoltarono. Intanto il re longobardo Liutprando (713-744), approfittando dei dissensi tra Bisanzio e la Chiesa Romana, fece nuove conquiste che furono aumentate dal suo successore Astolfo (749-756) che allontanò i Bizantini da Ravenna (751) e si accinse ad unificare l'Italia conquistando il Lazio. Ma papa Stefano II (752-757) chiamò in suo soccorso il re dei Franchi Pipino il Breve, che sconfisse Astolfo e donò le terre di Ravenna (l'esarcato) al papa. Nacque così lo Stato della Chiesa e il potere temporale dei Papi, che venne legittimato tramite la falsa Donazione di Costantino. Nel 771 papa Stefano III invocò l'intervento del nuovo re dei Franchi, Carlo Magno, contro Desiderio. La guerra tra Franchi e Longobardi si concluse nel 774 con la vittoria di Carlo, che assunse il titolo di Rex Francorum et Langobardorum ("Re dei Franchi e dei Longobardi") e unificò la Langobardia Maior al suo Regno dei Franchi.

28 CONTINUA.