mercoledì 30 luglio 2014

Rifugio Balma

Rifugio Balma


Il rifugio Balma (viene anche chiamato rifugio della Balma) è un rifugio situato nel comune di Coazze (TO), in Val Sangone, nel gruppo dell'Orsiera-Rocciavrè delle Alpi Cozie, a 1986 m s.l.m.

Il rifugio sorge sui ruderi dell'Alpeggio della Balma, una costruzione pastorale preesistente. Tra il 1977 ed il 1985, i volontari della sezione di Coazze del CAI provvidero a restaurare la costruzione, che era pericolante; il nuovo rifugio fu inaugurato nel 1985, in occasione del ventennale della sezione.

Il rifugio si trova nel vallone della Balma, che è uno dei valloni terminali della val Sangone.

È una costruzione in pietra ad un piano, dotata di impianto elettrico autonomo azionato da una piccola centrale idroelettrica autonoma, attiva tutto l'anno. Il locale invernale è dotato di 6 posti letto.

È aperto in modo continuativo nel mese di agosto e nei week end da giugno a settembre.

Il rifugio ha fatto parte di un esperimento sulle reti wireless in alta montagna in collaborazione, fra gli altri, con il Politecnico di Torino. Il collegamento, ancora attivo, diffonde le immagini di due webcam, visibili sul sito ufficiale del rifugio.

Il rifugio è normalmente raggiungibile dalla frazione Molè in comune di Coazze. Si segue la strada che porta agli impianti sciistici, fino ad incontrare una sbarra che impedisce l'accesso nel periodo di chiusura degli impianti. Qui si lasciano i mezzi, e si prosegue a piedi risalendo il vallone della Balma, giungendo in circa 2.30 h al rifugio.

Il rifugio è accessibile anche d'inverno, con gli sci o con le ciaspole.

Ascensioni:
  • monte Robinet (2676 m)
  • monte Rocciavrè (2778 m)
  • punta Loson (2643 m)
  • punta del Lago (2527 m)

Il rifugio si trova all'interno del Parco naturale Orsiera - Rocciavrè; è possibile eseguire il giro del Parco, appoggiandosi ai diversi rifugi presenti al suo interno. In particolare, dal rifugio Balma si può traversare al rifugio Toesca.

Si trova inoltre sul percorso del giro dell'Orsiera, itinerario escursionistico che percorre il periplo del monte Orsiera in 5 giorni, appoggiandosi ai rifugi del Parco: rifugio Balma, rifugio Selleries, rifugio Toesca, rifugio Amprimo, rifugio Valgravio.

domenica 27 luglio 2014

Mario Del Monaco

Mario Del Monaco


Mario Del Monaco (Firenze, 27 luglio 1915 – Venezia, 16 ottobre 1982) è stato uno tra i più grandi tenori italiani.

Nacque da padre napoletano e madre fiorentina. Dopo aver studiato inizialmente violino come autodidatta, si rese conto che la sua reale passione era il canto. Il maestro Raffaelli ne riconobbe il talento e lo aiutò negli inizi. Frequentò il Liceo Musicale di Pesaro, dove studiò con il maestro Arturo Melocchi. Successivamente fu allievo della scuola di perfezionamento del Teatro dell'Opera di Roma, dove però il metodo di insegnamento inadatto alle sue caratteristiche vocali gli procurò problemi, che il suo precedente maestro contribuì in seguito a risolvere.

Appassionato di pittura e scultura, si diplomò anche alla Scuola d'Arte di Pesaro. Nel 1941 sposò Rina Fedora Filippini, conosciuta durante la scuola a Roma.

Debuttò a Cagli nel 1939 in Cavalleria rusticana, mentre il primo successo risale al 31 dicembre 1940 in Madama Butterfly al Teatro Puccini di Milano. Dopo un periodo di attività irregolare a causa della guerra, dal 1945 la carriera decollò: nel 1946 vi fu il debutto internazionale a Londra (Tosca e Pagliacci), nel 1947 all'Opera di Roma (Carmen e Cavalleria rusticana) e nel 1949 quello alla Scala in Andrea Chénier.

Una svolta della carriera fu il debutto, nel 1950 al Teatro Colón di Buenos Aires, nell'Otello verdiano, ruolo a cui legò indissolubilmente il suo nome. Da quel momento gli si aprirono le porte dei più prestigiosi teatri del mondo in spettacoli passati alla storia dell'opera, collaborando con i più grandi artisti dell'epoca: da ricordare il sodalizio con Renata Tebaldi, sua partner in numerosissime recite, particolarmente di Otello e Andrea Chénier. Si esibì più volte anche con Maria Callas, in particolare in storiche rappresentazioni di Aida (Città del Messico 1951) e Norma (La Scala 1955).

Oltre alla frequente presenza alla Scala e negli altri principali teatri italiani (con una particolare affezione per Firenze), apparve regolarmente al Metropolitan di New York dal 1950 al 59 e fu il primo cantante italiano del dopoguerra ad esibirsi al Teatro Bol'šoj di Mosca, dove il fanatismo suscitato dalle sue interpretazioni di Carmen e Pagliacci indusse le autorità sovietiche a conferirgli l'Ordine di Lenin, massima onorificenza dello stato.

Interpretò l'Otello verdiano in 427 recite e fu protagonista di storiche edizioni di Fanciulla del west (Firenze 1954), la già citata Norma alla Scala nel 1955, Ernani (Firenze 1957), Sansone e Dalila (Met 1958), I Troiani (La Scala 1960). Fra i titoli più eseguiti figurò anche Aida.

Nel 1964 un grave incidente automobilistico lo costrinse a interrompere l'attività, che riprese comunque entro la fine di quell'anno, per proseguire poi fino agli anni settanta. Lasciò le scene nel 1975 con alcune recite di Pagliacci. Nel 1978 apparve ancora nel film di Dino Risi Primo amore, con Ugo Tognazzi e Ornella Muti.

Visse gli ultimi anni nella sua villa di Lancenigo presso Treviso, dedicandosi all'insegnamento fino alla morte, avvenuta nel reparto di nefrologia dell'ospedale Umberto I di Mestre per un infarto, dopo un lungo periodo di dialisi renale. La municipalità di Treviso gli ha dedicato il Teatro Comunale e un monumento nella centrale Piazza della Borsa.

È considerato, insieme a Giuseppe Di Stefano, il più popolare tenore italiano degli anni cinquanta e sessanta. Le sue spoglie riposano nel cimitero centrale di Pesaro, avvolte nelle vesti di Otello da lui stesso disegnate. Il monumento sepolcrale è opera dello scultore Giò Pomodoro.

sabato 26 luglio 2014

La dinastia Giulio - Claudia (14 - 68)

Imperatore Nerone


La prima dinastia fu quella Giulio-Claudia, che fu al potere dal 14 al 68; nel corso di mezzo secolo si succedettero Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone. I primi anni del regno di Tiberio furono pacifici e relativamente tranquilli. Egli consolidò il potere di Roma e assicurò la ricchezza e la prosperità dello Stato romano. Dopo la morte di Germanico e di Druso, i suoi eredi, l'imperatore, convinto di aver perso i favori del popolo e di essere circondato da cospiratori, si ritirò nella propria villa di Capri (26), lasciando il potere nelle mani del comandante della guardia pretoriana, Seiano, che avviò le persecuzioni contro coloro accusati di tradimento. Alla sua morte (37) il trono venne affidato a Gaio (soprannominato Caligola, per la sua abitudine di portare particolari sandali chiamati caligae), il figlio di Germanico. Caligola iniziò il regno ponendo fine alle persecuzioni e bruciando gli archivi dello zio.


Tuttavia cadde presto malato: gli storici successivi riportano una serie di suoi atti insensati che avrebbero avuto luogo a partire dalla fine del 37. Nel 41, Caligola cadde vittima di una congiura ordita dal comandante dei pretoriani Cassio Cherea. L'unico membro rimasto della famiglia imperiale era un altro nipote di Tiberio, Claudio. Questi, pur essendo considerato dalla famiglia stupido, fu invece capace di amministrare con responsabile capacità: riorganizzò la burocrazia e conquistò la Britannia. Sul fronte familiare, Claudio ebbe meno successo: la moglie Messalina fu messa a morte per adulterio; successivamente sposò la nipote Agrippina, che probabilmente lo uccise nel 54. La morte di Claudio spianò la strada al figlio di Agrippina, Nerone. Questi inizialmente affidò il governo alla madre e ai suoi tutori, in particolare a Seneca. Tuttavia, maturando, il suo desiderio di potere aumentò: fece giustiziare la madre ed i tutori e regnò da despota. L'incapacità di Nerone di gestire le numerose ribellioni scoppiate nell'Impero durante il suo principato e la sua sostanziale incompetenza divennero rapidamente evidenti e nel 68 Nerone si suicidò. 21 CONTINUA

venerdì 25 luglio 2014

Rifugio Alpetto

Rifugio Alpetto


Il rifugio dell'Alpetto è un rifugio in comune di Oncino, nella Valle Po. Inaugurato nel 1998, dispone di 24 posti letto.

Poco distante dal moderno rifugio sorse, nel 1866, la prima struttura ricettiva del Club Alpino Italiano, il ricovero dell'Alpetto, che costituiva un punto d'appoggio nella salita al Monviso dalla Valle Po. Questa struttura rimase in funzione fino al 1905, poi fu sostituita dal rifugio Quintino Sella al Monviso, più ampio e confortevole. Il ricovero cadde in disuso, finché nel 1985 fu ristrutturato dall'associazione Amici della montagna di Oncino. Nel 1998 il CAI di Cavour costruì il nuovo rifugio; la struttura del vecchio ricovero è stata trasformata nel Museo degli albori dell'alpinismo Giacomo Priotto, struttura museale dedicata appunto agli albori (anni 1850-1860) dell'alpinismo italiano, con apertura nel 2011. 

Si risale la Valle Po fino a superare Paesana, poi si svolta a sinistra per Oncino. Da qui si prosegue ancora in auto fino alle Meire Dacant, dove si parcheggia. Si risale poi a piedi il Vallone del Rio dell'Alpetto fino a raggiungere il lago dell'Alpetto ed il rifugio omonimo (circa 2 ore).

Alternativamente, si può giungere in auto o con altri mezzi fino a Pian del Re o a Pian della Regina, e da lì salire a piedi al rifugio seguendo i sentieri tracciati.


Traversate

  • al rifugio Quintino Sella al Monviso
  • al rifugio Giacoletti
  • a Castello attraverso il passo delle Sagnette o il passo di San Chiaffredo
  • al rifugio Vallanta attraverso il passo delle Sagnette
  • al rifugio Bagnour attraverso il colle di Luca o il passo dei Duc

Per informazioni: http://www.rifugioalpetto.it/

martedì 22 luglio 2014

Camera degli Sposi

L'oculo della Camera degli Sposi


E' stata riaperta al pubblico la Camera degli sposi, capolavoro di Andrea Mantegna che si trova all'interno del Castello di San Giorgio, a Mantova, dopo due anni di chiusura a causa dei gravi danni subiti dal terremoto.

Si tratta pero' di un'apertura temporanea che durerà fino al 30 settembre prossimo. In quella data il Castello verrà nuovamente chiuso fino a meta' dicembre per permettere gli ultimi lavori di consolidamento e l'allestimento del nuovo percorso museale.

La Camera è celebre per il ciclo di affreschi che ricopre le sue pareti, realizzati tra il 1465 e il 1474. Mantegna studiò una decorazione ad affresco che investisse tutte le pareti e le volte del soffitto, adeguandosi ai limiti architettonici dell'ambiente, ma al tempo stesso sfondando illusionisticamente le pareti con la pittura, come se lo spazio fosse dilatato ben oltre i limiti fisici della stanza. Il tema generale è una celebrazione politico-dinastica dell'intera famiglia Gonzaga, con l'occasione dell'elezione a cardinale di Francesco Gonzaga.

Per chi si trova a passare da Mantova, un'occasione unica da non perdere! Per la visita alla Camera degli Sposi e' necessaria la prenotazione.

Per chi volesse maggiori informazioni: http://www.mantovaducale.beniculturali.it/HomePage

sabato 19 luglio 2014

Paolo Borsellino

Paolo Borsellino


Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio 1992) è stato un magistrato italiano. Fu assassinato da Cosa nostra con alcuni uomini della sua scorta nella strage di via d'Amelio. È considerato uno degli eroi simbolo della lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale, insieme a Giovanni Falcone, di cui fu amico e collega.

Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia di Carini con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove viveva sua madre.

Una Fiat 126 imbottita di tritolo che era parcheggiata sotto l'abitazione della madre detonò al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, scampato perché al momento della deflagrazione stava parcheggiando uno dei veicoli della scorta.

Il 24 luglio circa diecimila persone parteciparono ai funerali privati di Borsellino (i familiari rifiutarono il rito di Stato; la moglie Agnese Borsellino accusava il governo di non aver saputo proteggere il marito, e volle una cerimonia privata senza la presenza dei politici), celebrati nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, disadorna e periferica, dove il giudice era solito sentir messa, quando poteva, nelle domeniche di festa. L'orazione funebre la pronuncia Antonino Caponnetto, il vecchio giudice che diresse l'ufficio di Falcone e Borsellino: «Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto dovrà diventare e diventerà la lotta di ciascuno di noi». Pochi i politici: il presidente Scalfaro, Francesco Cossiga, Gianfranco Fini, Claudio Martelli. Il funerale è commosso e composto, interrotto solo da qualche battimani. Qualche giorno prima, i funerali dei 5 agenti di scorta si svolsero nella Cattedrale di Palermo, ma all'arrivo dei rappresentanti dello stato (compreso il neo Presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro), una folla inferocita sfondò la barriera creata dai 4000 agenti chiamati per mantenere l'ordine, la gente mentre strattonava e spingeva, gridava "FUORI LA MAFIA DALLO STATO".

Per non dimenticare.

mercoledì 16 luglio 2014

Rifugio Morelli Buzzi

Rifugio Morelli Buzzi

Il rifugio Morelli-Buzzi è un rifugio alpino situato nella catena delle Alpi Marittime nel comune di Valdieri (CN), a 2.351 metri di altitudine. Sorge nel Vallone di Lourousa, diramazione laterale della valle Gesso della Valletta.

Il rifugio fu costruito nel 1931 dalla sezione di Cuneo del CAI, già nella sua forma attuale. Fu restaurato nel 1968 ed una seconda volta nel 2000.

Sorge nella parte alta del vallone di Lourousa, diramazione laterale della valle Gesso della Valletta, ai piedi della parete nord-est del monte Stella.

È una struttura in muratura di pietrame a due piani, appoggiata su un promontorio roccioso rinforzato da un alto muro di contenimento in pietrame a secco. Dispone di 54 posti letto. Il rifugio è gestito da metà giugno a metà settembre, ed offre servizio di ristorazione.

Dispone di acqua corrente interna ed esterna, impianto elettrico, riscaldamento, servizi igienici e doccia.

Il locale invernale offre 10 posti letto e dispone di materassi e coperte.

Ascensioni


  • Cima Nord dell'Argentera (3.286 m)
  • Monte Stella (3.262 m)
  • Cima Oriol (2.943 m)
  • Cima Mondini (3.286 m)
  • Asta Soprana (2.950 m)



Il rifugio si trova sul percorso della Grande Traversata delle Alpi, sulla tappa che unisce il rifugio Genova-Figari alle Terme di Valdieri.

Si trova inoltre sull'itinerario rosso della Via Alpina, e costituisce un punto di sosta tra le tappe R142 (dal rifugio Questa al rifugio Morelli-Buzzi) e R143 (dal rifugio Morelli Buzzi al rifugio Soria Ellena).

sabato 12 luglio 2014

Arma dei Carabinieri - 200 anni dalla fondazione

Sfilata di Carabinieri al Colosseo - Roma


L'Arma dei Carabinieri è una delle quattro forze armate italiane, con collocazione autonoma nell'ambito del Ministero della Difesa.

La fondazione del corpo fu dapprima ideata a Cagliari nel giugno 1814 da Vittorio Emanuele I di Savoia, re di Sardegna, concretizzatasi il 13 luglio 1814, una volta rientrato a Torino, con la promulgazione delle Regie Patenti, allo scopo di fornire al Regno un corpo di polizia simile a quello francese della Gendarmerie. Il loro primo generale fu Giuseppe Thaon di Revel, chiamato a ricoprire la più alta carica dei carabinieri il 13 agosto dello stesso anno della loro creazione. 

Il loro nome deriva dall'arma che ogni carabiniere aveva in dotazione: la carabina. I colori del pennacchio (lo scarlatto e il turchino) sono stati scelti il 25 giugno 1833 dal re Carlo Alberto, al quale successivamente i Carabinieri salvarono la vita durante la battaglia di Pastrengo. I compiti di polizia in quel periodo erano svolti dai Dragoni di Sardegna, corpo creato nel 1726 e composto da volontari, mentre parallelamente andava sviluppandosi il progetto di un apposito Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. 

Dopo l'occupazione di Torino da parte dei soldati francesi, alla fine del XVIII secolo, quando questi lasciarono il campo alla famiglia Savoia, con la legge reale del 13 luglio 1814 ("Regie Patenti"), fu istituito il Corpo dei Reali Carabinieri, al quale vennero via via assegnate crescenti funzioni di polizia. Essi raccoglievano l'eredità dei Reali Cavalleggeri che, a loro volta discendendo dal corpo dei Cacciatori Reali (poi riuniti nel Corpo dei Moschettieri di Sardegna), avevano maturato ragioni d'onore nella lotta al brigantaggio in Sardegna.

Da un punto di vista militare, si trattava di un corpo di fanteria leggera, e dunque più elitario rispetto a un corpo di fanteria di linea; il primo personale arruolato fu infatti selezionato nell'eccellenza dei reparti piemontesi e per molto tempo restò un corpo d'élite (si pensi, ad esempio, che tutti i Carabinieri dovevano saper leggere e scrivere, capacità al tempo davvero minoritarie). L'arma tipica era ovviamente la carabina, ancora utilizzata fino ad alcuni anni fa esclusivamente nelle cerimonie, e ultimamente sostituita anche in queste circostanze dal più moderno fucile d'assalto Beretta AR 70/90. I Carabinieri diventarono "Arma" l'8 maggio 1861, raggiungendo il rango delle suddivisioni principali del Regio Esercito, quali fanteria, artiglieria, cavalleria, anzi, poiché venne definito che i Carabinieri erano la prima Arma dell'Esercito, divennero "l'Arma" per antonomasia.

Fino all'anno 2000 l'arma era parte integrante dell'Esercito Italiano con il rango di Arma (definita «prima arma dell'Esercito»); attraverso l'art. 1 della legge delega 31 marzo 2000, numero 78 i carabinieri vengono elevati a rango forza armata autonoma nell'ambito del Ministero della Difesa.

Questo permette anche all'Arma dei Carabinieri di avere come comandante generale un ufficiale generale proveniente dai propri ranghi. Il primo comandante generale, proveniente dalle sue stesse fila, è stato nel 2004 il generale di corpo d'armata Luciano Gottardo. In precedenza il comandante generale dell'Arma era tratto da ufficiali generali in possesso di peculiari caratteristiche provenienti dall'Esercito.

Nonostante il nuovo rango, secondo i principi stabiliti dalla legge 18 febbraio 1997, numero 25 sui vertici militari, ancora in vigore, non è concesso a un ufficiale generale dei Carabinieri di ricoprire la carica di capo di stato maggiore della Difesa che può essere assunta solo da un ufficiale generale (con determinato grado) dell'Esercito, della Marina o dell'Aeronautica.

Per chi volesse maggiori informazioni sull'Arma dei Carabinieri : http://www.carabinieri.it/Internet/

giovedì 10 luglio 2014

Rifugio Lorenzo Bozano

Il rifugio Bozano


Il rifugio Lorenzo Bozano è un rifugio situato nel comune di Valdieri (CN), in valle Gesso, nelle Alpi Marittime, a 2453 m s.l.m. Si trova all'interno del Parco naturale delle Alpi Marittime.

Il rifugio fu inaugurato il 14 agosto 1921. Negli anni successivi fu più volte ampliato, e divenne un punto di riferimento classico per le ascensioni al Corno Stella.

Nel 2001 il vecchio rifugio storico è stato sostituito da una struttura completamente nuova; parte delle espansioni preesistenti sono state inglobate nella nuova struttura, mentre il nucleo della vecchia costruzione è stato adibito a rifugio invernale.

Il rifugio è intitolato a Lorenzo Bozano, noto alpinista ligure e animatore degli sport alpini nei primi anni del XX secolo, presidente della sezione di Genova nonché socio fondatore del CAAI.

Si parte dalla località Gias delle Mosche (1591 m s.l.m.), raggiungibile in auto dalle terme di Valdieri. Seguendo un sentiero segnalato, si risale il Vallone dell'Argentera per un tratto, poi si svolta a sinistra (destra idrografica) e ci si innalza sul fianco fino a raggiungere il rifugio (2 h circa).

Ascensioni:


  • Corno Stella - 3050 m s.l.m.
  • Monte Argentera - 3297 m s.l.m.
  • La Madre di Dio - 2800 m s.l.m.
  • Cima Maubert - 2865 m s.l.m.
  • Cima del Souffì - 2616 m s.l.m.
  • Punta Plent - 2747 m s.l.m.
  • Punta Piacenza - 2772 m s.l.m.
  • Punta Innominata - 2800 m s.l.m.
  • Punta Ghigo - 2800 m s.l.m.
  • Cima Purtscheller - 3040 m s.l.m.
  • Cima dei camosci - 2860 m s.l.m.
  • Cima de Cessole - 2960 m s.l.m.

Per informazioni : http://www.rifugiobozano.it/

martedì 8 luglio 2014

Ottaviano Augusto

Ottaviano Augusto


Ottaviano Augusto mantenne le antiche istituzioni repubblicane, seppur svuotandole di ogni potere effettivo. Sebbene la repubblica continuasse formalmente a esistere, in realtà era diventata un principato retta dal princeps o imperatore, che era l'assoluto padrone dell'Impero. Con i nuovi poteri che gli erano stati conferiti, Augusto organizzò l'amministrazione dell'Impero con molta padronanza. Stabilì moneta e tassazione standardizzata; creò una struttura di servizio civile formata da cavalieri e da uomini liberi (mentre in precedenza erano prevalentemente schiavi) e previde benefici per i soldati al momento del congedo. Suddivise le province in senatorie (controllate da proconsoli di nomina senatoria) ed in imperiali (governate da legati imperiali). Fu un maestro nell'arte della propaganda, favorendo il consenso dei cittadini alle sue riforme. La pacificazione delle guerre civili fu celebrata come una nuova età dell'oro dagli scrittori e poeti contemporanei, come Orazio, Livio e soprattutto Virgilio.

La celebrazione di giochi ed eventi speciali rafforzavano la sua popolarità. Augusto inoltre per primo creò un corpo di vigili, ed una forza di polizia per la città di Roma, che fu suddivisa amministrativamente in 14 regioni. Ottaviano completò la conquista dell'Italia, sottomettendo in un arco di tempo compreso tra il 25 a.C. e il 6 a.C. le popolazioni alpine tra cui Salassi, Reti e Vindelici. Per aver completato la sottomissione di tutte le 46 popolazioni della penisola italiana, i Romani eressero in onore dell'Augusto un monumento sulle falde meridionali delle Alpi, presso Monaco. Nel 7 d.C. divise l'Italia in undici regioni. L'Italia fu privilegiata da Augusto e i suoi successori che costruirono una fitta rete stradale e abbellirono le città dotandole di numerose strutture pubbliche (foro, templi, anfiteatro, teatro, terme..), fenomeno noto come evergetismo augusteo.

L'economia italiana era florida: agricoltura, artigianato e industria ebbero una notevole crescita che permise l'esportazione dei beni verso le province. L'incremento demografico fu rilevato da Augusto tramite tre censimenti: i cittadini maschi furono 4.063.000 nel 28 a.C., 4.233.000 nell'8 a.C. e 4.937.000 nel 14 d.C. Se si considerano anche le donne e i bambini la popolazione totale nell'Italia del I secolo d.C. può essere stimata sui 10 milioni di abitanti circa, di cui almeno 3 milioni erano schiavi. In politica estera tentò di espandere l'impero. Oltre ad aver conquistato le regioni alpine dell'Italia (vedi sopra), fece anche alcune campagne in Etiopia, in Arabia Felix e in Germania ma ebbero poco successo, per la strenua resistenza dei barbari e per il clima avverso. Alla morte di Augusto il suo testamento venne fatto leggere in senato: l'Augusto raccomandava ai suoi successori di non intraprendere nessuna conquista, in quanto un ulteriore espansione avrebbe provocato solo problemi logistici ad un impero già troppo vasto. I successori di Augusto rispettarono questa sua massima, e nei due secoli d'oro dell'impero furono solo due le conquiste durature di rilievo per l'Impero: la Britannia, conquista iniziata nel 43 dall'Imperatore Claudio e portata avanti dal generale Agricola sotto Domiziano, e la Dacia, conquistata da Traiano. 20 CONTINUA

domenica 6 luglio 2014

Rifugio Mongioie

Il rifugio Mongioie


Il rifugio Mongioie è un rifugio delle Alpi Liguri, situato a 1520 m di quota nell'alta val Tanaro, in comune di Ormea.

Il rifugio è stato costruito dai soci della sezione di Albenga del Club Alpino Italiano, ed inaugurato nel 1989; successivamente, è stato di nuovo completamente ristrutturato nel 1998.

Si trova nella località Pian rosso, a monte dell'abitato di Viozene, in comune di Ormea (CN); sorge a poca distanza dal monte Mongioie, da cui prende il nome.

È una costruzione in muratura di pietrame a due piani. Dispone di 46 posti letto, suddivisi in camere da 6 a 16 letti, con doccia calda e bagno interni, comuni ad ogni piano, e di 20 posti in ricovero di emergenza. Il locale invernale dispone di 4 posti. Offre servizio alberghetto, bar e ristorante. Il periodo di apertura continuativa va dal 1 maggio al 30 settembre, e dal 26 dicembre al 7 gennaio.

Nel periodo invernale, il rifugio è riscaldato. È inoltre dotato di impianto elettrico.

Dal 2007 il rifugio è dotato di collegamento Internet satellitare, realizzato dalla Regione Piemonte nell'ambito del programma Wi-Pie. È stata anche installata una webcam che, nel periodo di apertura e limitatamente alle ore diurne, permette di avere una visuale aggiornata ogni 5 minuti sul monte Mongioie.
Ascensioni:


  • Monte Mongioie - 2630 m
  • Bric Conolia - 2521 m
  • Monte Rotondo - 2495 m
  • Cima delle Saline - 2612 m

Nei dintorni del rifugio sono presenti diverse palestre di arrampicata, di diversa difficoltà.

Il rifugio offre inoltre programmi speciali per scolaresche, e visite guidate alla vicina grotta delle Vene.


mercoledì 2 luglio 2014

Il Palio di Siena



Il Palio di Siena è una competizione fra le contrade di Siena nella forma di una giostra equestre di origine medievale.

La "Carriera", come viene tradizionalmente chiamata la corsa, si svolge normalmente due volte l'anno: il 2 luglio si corre il Palio di Luglio (in onore della Madonna di Provenzano) e il 16 agosto il Palio di Mezzo Agosto corso in origine il 15 agosto (in onore della Madonna Assunta).

In occasione di avvenimenti eccezionali (come ad esempio nel 1969 la conquista della Luna da parte della missione Apollo 11) o di ricorrenze cittadine o nazionali ritenute rilevanti e pertinenti (ad es. il centenario dell'Unità d'Italia) la comunità senese può decidere di effettuare un Palio straordinario, tra maggio e settembre (l'ultimo si è tenuto nel 2000, per celebrare l'ingresso nel nuovo millennio).
Le contrade di Siena che partecipano al Palio:


  • Aquila
  • Bruco
  • Chiocciola
  • Civetta
  • Drago
  • Giraffa
  • Istrice
  • Leocorno
  • Lupa
  • Nicchio
  • Oca
  • Onda
  • Pantera
  • Selva
  • Tartuca
  • Torre
  • Valdimontone


Ad ogni Palio partecipano solo dieci Contrade tra le diciassette totali, scelte a sorte e secondo un turno che va di luglio in luglio e di agosto in agosto. Il meccanismo è il seguente: corrono di diritto le sette Contrade che non hanno corso il Palio corrispondente dell'anno precedente; un mese prima del Palio (l'ultima domenica di maggio per il Palio di luglio e la prima domenica dopo il Palio di luglio per il Palio d'agosto) vengono estratte a sorte tre Contrade che vanno a completare il lotto di dieci; le altre sette vengono estratte per stabilire l'ordine di sfilata nel Corteo storico e parteciperanno di diritto al corrispondente Palio dell'anno successivo (mantenendo questo ordine di estrazione); in caso di Palio straordinario, avviene un sorteggio tra tutte le contrade per determinare le dieci partecipanti.

Il Palio viene vinto dal cavallo, con o senza fantino, dopo che per primo abbia compiuto tre giri della piazza in senso orario (la 'vulgata' dice "a condizione che questo porti sulla fronte la spennacchiera, cioè la coccarda con i colori della Contrada per la quale sta correndo"; in realtà essa ha solo valore decorativo e di aiuto visuale). La partenza, o mossa, si trova all'altezza del vicolo della Costarella dei Barbieri. La linea d'arrivo, segnalata da un bandierino, è nella stessa zona, pur non coincidendo esattamente con la linea di partenza. Il premio per la Contrada è il palio, o drappellone, o cencio, stendardo rettangolare di seta dipinto a mano.