giovedì 26 febbraio 2015

Settimana della Moda di Milano



E' in corso in questi giorni la settimana della moda di Milano.

La settimana della moda di Milano è una celebre settimana della moda tenuta due volte all'anno a Milano in Italia. L'evento con le sfilate primavera/estate si tiene a settembre/ottobre di ogni anno mentre l'evento con le sfilate autunno/inverno si tiene a febbraio/marzo di ogni anno. Le collezioni mostrate durante le sfilate sono relative alle stagioni successive, e vengono organizzate con largo anticipo in modo da consentire la produzione degli articoli presentati e la loro acquisizione da parte dei negozi.

La settimana della moda di Milano è stata istituita nel 1958 e fa parte delle "Big Four", ovvero dei quattro eventi ritenuti particolarmente importanti in quanto svolti nelle capitali della moda. Le altre tre settimane della moda dei "Big Four" sono quelle di New York, Londra e Parigi. Il programma inizia con New York, seguito da Londra, poi Milano, e termina con Parigi.

La settimana della moda di Milano viene dipinta dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, una organizzazione non a scopo di lucro che disciplina, coordina e promuove lo sviluppo della moda italiana ed è responsabile dell'organizzazione degli eventi legati alla moda di Milano. Tradizionalmente la settimana della moda si svolgeva presso la Fiera di Milano di via Gattamelata, ma nel 2010 l'evento è stato organizzato presso il Fashion Hub.

Gli eventi dedicati alla moda femminile sono il clou della settimana della moda ed in particolar modo "Womenswear", "Milan SS Women Ready to Wear" e "Milano Moda Donna" sono le sfilate più importanti. Gli eventi dedicati alla moda maschile sono "Menswear" e "Milano Moda Uomo".

Di seguito il link alla Camera Nazionale della Moda dove si possono trovare tutti i principali appuntamenti annuali relativi al mondo della Moda: http://www.cameramoda.it/it/

lunedì 23 febbraio 2015

Luigi Giussani

Luigi Giussani


Mons. Luigi Giovanni Giussani (Desio, 15 ottobre 1922 – Milano, 22 febbraio 2005) è stato un presbitero e teologo italiano, fondatore del movimento di Comunione e Liberazione (CL).

Luigi Giussani ricevette la prima introduzione alla fede cattolica dalla madre Angelina Gelosa, mentre il padre Beniamino, socialista anarchico, gli trasmise la passione per la musica e l'invito costante a ragionare sul perché delle cose.

Il 2 ottobre 1933 entrò nel seminario diocesano di Seveso, dove compì gli studi medi inferiori e il primo anno di ginnasio. Poi si trasferì a Venegono Inferiore per altri otto anni (l'ultimo di ginnasio, i tre anni del liceo e i quattro di teologia). Ebbe come docenti, fra gli altri, Gaetano Corti, Giovanni Colombo (poi cardinale), Carlo Colombo e Carlo Figini. In quella sede cominciò la sua amicizia con i compagni di studio Enrico Manfredini e Giacomo Biffi, che divennero in seguito entrambi arcivescovi di Bologna. In questi anni ebbe inizio la sua passione per Giacomo Leopardi e per la spiritualità delle chiese ortodosse.

Il 26 maggio 1945 Giussani, ventitreenne, ricevette l'ordinazione sacerdotale dal cardinale Ildefonso Schuster.

Dopo l'ordinazione, Giussani rimase nel seminario di Venegono come insegnante e si specializzò nello studio della teologia orientale (specie sugli slavofili), della teologia protestante statunitense e della motivazione razionale dell'adesione alla Chiesa.

Nel 1954, trentaduenne, lasciò l'insegnamento in seminario per quello nelle scuole superiori. All'origine della decisione di don Giussani fu l'incontro casuale con alcuni adolescenti, in treno, che stupirono Giussani perché non conoscevano i fondamenti del cattolicesimo. L'inizio dell'insegnamento della religione nelle scuole superiori, presso il liceo Berchet di Milano, fu il momento cui si fa risalire la nascita del movimento che poi si chiamò Comunione e Liberazione. Don Giussani fu insegnante al Liceo Berchet per dieci anni, fino al 1964. Le prime riunioni di studenti sotto la sua guida si tennero col nome di Gioventù Studentesca (GS), che fondò insieme all'amico don Francesco Ricci e che fino agli anni settanta fu nell'alveo dell'Azione Cattolica.

Iniziò anche un'intensa attività pubblicistica volta a porre all'interno e all'esterno della Chiesa l'attenzione sul problema educativo. Redasse, tra l'altro, la voce "Educazione" per l'Enciclopedia Cattolica.

In obbedienza al cardinale Colombo continuò i suoi studi sulla teologia protestante americana per completare i quali soggiornò per cinque mesi negli Stati Uniti. Subito dopo, nel 1964, ottenne la cattedra di Introduzione alla Teologia presso l'Università Cattolica di Milano, che mantenne fino al 1990.

Negli anni 1969-1970 il movimento giovanile da lui creato prese il nome di Comunione e Liberazione. Giussani ne assunse la guida presiedendone il consiglio generale.

L'11 febbraio 1982 il Pontificio Consiglio per i Laici riconobbe la Fraternità di Comunione e Liberazione. Don Luigi Giussani ne guidò la Diaconia Centrale.

Fu creato Monsignore da Giovanni Paolo II nel 1983 con il titolo di Prelato d'onore di Sua Santità. Sei anni dopo, nel 1989, contribuì in maniera determinante alla costituzione del Banco Alimentare, iniziativa di assistenza ai più bisognosi. Nel 1987 viene nominato consultore del Pontificio Consiglio per i Laici. Nel 1988 tale organismo riconobbe ufficialmente l'associazione laicale Memores Domini. Nel 1994 fu nominato consultore della Congregazione per il Clero. L'11 dicembre 1997 il suo testo fondamentale, Il senso religioso, venne presentato nell'edizione inglese al Palazzo dell'ONU di New York.

Fra le sue numerose opere, spicca la trilogia del PerCorso, che costituisce il cuore del suo insegnamento e fu redatta a partire dagli appunti delle lezioni di religione che aveva tenuto negli anni cinquanta al liceo Berchet e in seguito all'Università Cattolica. L'opera, pubblicata in successive edizioni prima da Jaca Book e poi da Rizzoli, è composta da Il senso religioso, All'origine della pretesa cristiana e Perché la Chiesa (quest'ultimo inizialmente diviso in due volumi).

Alla base del suo pensiero sta la concezione della fede e dell'esperienza cristiana come incontro con Cristo attraverso la Chiesa cattolica. Per don Giussani la fede è un «riconoscere una Presenza», è una "esperienza ragionevole" ed illumina ogni spazio della vita individuale (i rapporti umani, l'esperienza lavorativa, la vita sociale e politica): la vera libertà dell'uomo è nella possibilità di risolvere il proprio desiderio di infinito nell'incontro con Cristo. Da ciò nasce anche una forte critica alla ragione illuminista "autonoma" da qualsiasi forma di rivelazione, ma soprattutto all'uso della ragione slegato dall'esperienza personale e dalla realtà. L'idea della ragione come principale strumento offerto all'uomo nel rapporto con la realtà e della fede come metodo di conoscenza, sono le premesse metodologiche per ogni seria, e quindi umana, ricerca della verità ed analisi dell'esperienza religiosa.

Don Giussani morì a Milano il 22 febbraio del 2005. Migliaia di persone, non solo appartenenti a CL, tra cui numerosi esponenti politici e religiosi, gli resero omaggio nei giorni successivi nella camera ardente, allestita nella cappella dell'Istituto Sacro Cuore, scuola voluta anche dallo stesso don Giussani. Il suo funerale fu celebrato giovedì 24 febbraio 2005 dall'inviato di Giovanni Paolo II, l'allora cardinale Joseph Ratzinger, che a distanza di poche settimane sarebbe stato scelto come suo successore, e concelebrato dall'Arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, dall'allora Patriarca di Venezia Angelo Scola, dal successore alla guida del movimento di Comunione e Liberazione, don Julián Carrón, e da centinaia di altri sacerdoti. Al funerale, trasmesso in diretta da Rai Uno, parteciparono circa 40.000 persone, tra cui molte autorità locali, istituzionali e appartenenti al mondo politico.

Luigi Giussani fu sepolto nel Famedio del Cimitero monumentale di Milano.

In occasione del settimo anniversario della morte, il 22 febbraio 2012 è stato dato l'annuncio della formale richiesta di Nihil obstat alla Santa Sede per dare inizio alla fase diocesana del processo per la causa di beatificazione e canonizzazione di don Luigi Giussani. Dopo l'ottenimento del Nihil obstat, dal 13 aprile 2012 Luigi Giussani è Servo di Dio.

sabato 21 febbraio 2015

Palazzo Pignano

La Pieve di Palazzo Pignano


Palazzo Pignano è un comune italiano di 3.865 abitanti della provincia di Cremona, in Lombardia. Il comune è famoso per i resti archeologici di origine protoromanica. Patrono di Palazzo Pignano è San Martino da Tours (festeggiato l'11 novembre) e San Rocco (festeggiato il 16 agosto).

Pregevole e da visitare è la pieve di Palazzo Pignano, anche chiamata pieve di Palazzo, una chiesetta romanica dove sono in corso i lavori di restauro. La pieve di Palazzo Pignano, come la vediamo oggi, è la ricostruzione romanica avvenuta sopra una pieve precedente.

È evidente che tutti dell'architettura e dell'arte sacra, oltre ad essere estremamente suggestivi, assumono un vero e proprio significato teologico e spirituale, e permettono, attraverso la preghiera, un contatto tra la perfezione soprannaturale della divinità e la fragilità umana dei fedeli.

Presenta una facciata a capanna con tre pinnacoli circolari e un semplice rosone privo della ruota di marmo; è rivolta a occidente e ha la particolarità di essere costruita in cotto posato a spina di pesce, una disposizione di mattoni tipica degli edifici protoromanici. Sia all'interno che all'esterno sono presenti elementi recuperati dalle costruzioni precedenti. La struttura interna è a tre navate con sette pilastri ancora visibili e un ottavo murato nella parete: le sette colonne scandiscono il percorso dei cristiani nel tempo umano della settimana, mentre l'ottavo pilastro evoca il tempo soprannaturale, l'eternità introdotta nella storia della salvezza della resurrezione di Gesù Cristo.

Il pavimento della pieve è in leggera salita e i pilastri sempre più ravvicinati sottolineano la fatica del cammino della fede nel suo pellegrinaggio terreno. I capitelli, risalenti alla pieve più antica, recano scolpiti i simboli cari al cristianesimo delle origini: la vite e il grappolo d'uva, la palma e l'ulivo, l'agnello, la colomba e i leoni. Il soffitto a capriate, in legno a vista, ricorda la struttura che sorreggeva le tende del popolo ebreo, nomade nel deserto, in viaggio verso la Terra Promessa.

All'interno della pieve, a sinistra del portale d'ingresso, è sempre in esposizione un pregevole compianto rinascimentale attribuito, oggi con certezza, ad Agostino de Fondulis, scultore ed architetto cremasco, al quale fu commissionato per una chiesa di Crema, nel 1510.

Si tratta di un complesso di otto statue in terracotta, un tempo policrome, a grandezza naturale, dagli atteggiamenti e volti estremamente espressivi: al centro c'è il Cristo morto disteso con la testa appoggiata a due cuscini e le due Marie che sorreggono la Madonna che sta per svenire; sulla destra c'è Maria Maddalena disperata, che urla per il dolore, affiancata da Nicodemo in ginocchio di fronte a Gesù; sulla sinistra c'è Giovanni l'evangelista, in piedi, con lo sguardo rivolto verso il cielo, vicino a Giuseppe d'Arimatea in ginocchio.

Il compianto, più volte rimaneggiato, fu restaurato nel 1928 e nel 1998.

Da visitare assolutamente.

Di seguito il link: http://www.comune.palazzopignano.cr.it/hh/index.php
Distanza da Milano: 40 km

mercoledì 18 febbraio 2015

La rinascita dei comuni

Firenze nel Rinascimento


Dopo la nascita, i comuni italiani del centro nord si contraddistinsero sull'economia ferma dell'Europa medievale grazie alla loro vivacità nella produzione tessile e nei commerci; famose sono le sete prodotte nel comune di Lucca. I principali rapporti commerciali si avevano con i comuni della regione delle Fiandre, negli attuali Paesi Bassi.

Sul piano culturale, sullo sfondo della rivalità tra Guelfi e Ghibellini, si era andato sempre più ridestando un sentimento nazionale di avversione alle ingerenze tedesche, animato dal ricordo dell'antica grandezza di Roma, e sostenuto dal fatto che i Comuni, la cui vita civile ruotava attorno all'edificio della Cattedrale, trovavano nell'identità spirituale rappresentata dalla Chiesa, idealmente erede delle istituzioni romane, un senso di comune appartenenza.

Durante il XIII e il XIV secolo questa rinascita culturale, sorta parallelamente a una generale ripresa economica, portò alla formazione della lingua italiana volgare. Tra coloro che contribuirono a una tale rinascita ricordiamo Jacopone da Todi che scrisse delle famose Laude, e soprattutto Francesco Petrarca, che affiancò a varie opere scritte in latino alcune importanti composizioni in volgare italiano tra cui il Canzoniere. Petrarca in particolare fu promotore di una riscoperta del classicismo che sarà proseguita dagli intellettuali rinascimentali.

In quegli anni si sviluppò a Firenze una nuova corrente culturale: il Dolce stil novo, che rappresentava per certi versi la continuazione e l'evoluzione del vecchio Amor cortese dei romanzi cavallereschi. I principali esponenti di tale corrente furono Guido Cavalcanti, Guido Guinizzelli, e soprattutto Dante Alighieri che rivoluzionò in modo profondo la letteratura italiana con opere come la Vita Nova e la Divina Commedia, universalmente riconosciuta come uno dei capolavori letterari di ogni tempo e ancora oggi studiata approfonditamente nelle scuole italiane. Da ricordare anche il contributo del fiorentino Giovanni Boccaccio, autore del Decameron, uno dei capolavori della letteratura italiana. In questa opera racconta di alcuni giovani che per fuggire alla peste si rifugiano nelle campagne vicino Firenze, e delle cento storie, molto spesso a carattere faceto, da raccontare per passare il tempo. Anche il Decameron, al pari delle altre sopra indicate, contribuì alla nascita di un volgare italiano, o più propriamente, di un dialetto fiorentino che sarebbe poi diventato la base dell'attuale lingua italiana. Forte è anche la fioritura dell'arte, con artisti come Giotto, Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Arnolfo di Cambio e Jacopo della Quercia. Anche qui Firenze (affiancata comunque dalle altre città toscane) si dimostra un centro culturale attivo oltre che un centro politico importante.

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martedì 17 febbraio 2015

Fortunago

Fortunago


Fortunago è un comune italiano di 380 abitanti della provincia di Pavia in Lombardia. Situato nell'Oltrepò, sulle colline che dividono le valli della Coppa e dell'Ardivestra, fa parte del club de i borghi più belli d'Italia.

Noto fin dal X secolo, Fortunago aveva signori locali, vassalli del vescovo di Tortona, ma nel 1164 entrò a far parte del territorio soggetto alla città di Pavia. Nel XIV secolo era feudo della famiglia pavese Giorgi (tale feudo comprendeva anche Borgoratto); invece le attuali frazioni Gravanago e Sant'Eusebio erano comuni, appartenenti alla locale famiglia Ruino, ancora vassalla del vescovo di Tortona.

Nel XV secolo fu infeudato successivamente ai Dal Verme, a Girolamo Riario, signore di Forlì ed Imola, e infine ai Botta che, acquisendo anche i feudi di Gravanago, Montepicco (comprendente Sant'Eusebio), Rocca Susella e Stefanago dal vescovo di Tortona (anch'egli un Botta), nonché Staghiglione (vedi Borgo Priolo), crearono un vasto feudo, elevato ben presto a Marchesato. Nel 1546 esso fu acquistato dai Malaspina di Oramala, già marchesi di Godiasco.

Unito con il Bobbiese al Regno di Sardegna nel 1743, in base al Trattato di Worms, entrò a far parte poi della Provincia di Bobbio. L'estesa e potente signoria, dotata di larga autonomia fiscale e giurisdizionale, fu soppressa nel 1797. Nel 1801 il territorio è annesso alla Francia napoleonica fino al 1814. Nel 1859 entrò a far parte nel Circondario di Bobbio della provincia di Pavia e quindi della Lombardia.

Nel 1818 sono aggregati a Fortunago i soppressi comuni di Gravanago e Montepicco, mentre nel 1923 venne smembrato il circondario di Bobbio e suddiviso; Fortunago passò al circondario di Voghera.

Fa parte della fascia collinare della Comunità Montana Oltrepò Pavese.


Link: http://www.comune.fortunago.pv.it/

Distanza: 79 km da Piazza Duomo di Milano
Tempo stimato: 95 minuti (fonte: Viamichelin - http://www.viamichelin.it/web/Itinerari )

lunedì 16 febbraio 2015

Martedì grasso



Martedì grasso è una festa che rappresenta la fine della settimana dei sette giorni grassi (carnevale). Questo periodo durante il quale si festeggia, precede il mercoledì delle ceneri che segna l'inizio della Quaresima ed anche per questo che molte persone si recano in chiesa a confessarsi in questa giornata. Anche molte celebri sfilate di carnevale hanno luogo proprio il Martedì grasso.

In Europa, la non più praticata astinenza durante la Quaresima, ha fatto perdere al Carnevale il suo antico collegamento all'aspetto religioso. La tradizione voleva infatti che in questa giornata venissero consumati tutti i cibi più prelibati rimasti in casa, che durante la quaresima non potevano essere mangiati, come la carne.

E proprio per il fatto che si consumavano cibi grassi che l'ultimo giorno di carnevale è detto in Italia Martedì grasso e in Francia Mardi gras. In Sardegna il Martedì grasso assume vari nomi: a Mamoiada si chiama Martisero, a Ulassai si chiama Martisperri. Fa eccezione gran parte della diocesi di Milano, che segue il rito ambrosiano, secondo il quale la Quaresima inizia la domenica seguente. Perciò i festeggiamenti sono posticipati di quattro giorni, al sabato grasso o carnevale ambrosiano.

martedì 10 febbraio 2015

Festival di Sanremo





Il sessantacinquesimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo si svolge a Sanremo al Teatro Ariston dal 10 al 14 febbraio 2015 e sarà presentato da Carlo Conti, affiancato dalle cantanti Arisa ed Emma, risultate entrambe vincitrici in edizioni passate della kermesse (la prima in quella del 2014 e la seconda in quella del 2012; Arisa ha inoltre vinto anche la sezione Nuove proposte nell'edizione del 2009), e dall'attrice e conduttrice televisiva spagnola Rocío Muñoz Morales.

La direzione artistica sarà curata dallo stesso Carlo Conti, la direzione musicale da Pinuccio Pirazzoli, la scenografia disegnata da Riccardo Bocchini e la regia curata da Maurizio Pagnussat.

Il vincitore della sezione Campioni avrà la possibilità di rappresentare, salvo sua rinuncia, l'Italia all'Eurovision Song Contest 2015 che si svolgerà a Vienna, in Austria, il 19, 21 e 23 maggio 2015.

sabato 7 febbraio 2015

I Comuni e il Regno di Sicilia (1100-1250)

Ambrogio Lorenzetti - Allegoria del Buon Governo


A causa dell'assenza del potere imperiale, già a metà dell'XI secolo le famiglie più potenti delle città italiane del nord e del centro estromisero i conti e i vescovi dall'esercizio del potere. Esse si riunivano in associazioni - communes - che governavano su ogni aspetto della vita pubblica cittadina usurpando prerogative dell'Imperatore. Il potere esecutivo era detenuto da magistrati detti consoli, scelti tra l'aristocrazia, il ceto più preminente. Ad essi si affiancavano delle assemblee ("consigli"). Per porre fine alle continue lotte interne, fu però necessario introdurre una nuova carica esecutiva, il podestà, scelto tra i forestieri affinché fosse un arbitro imparziale. Da ricordare fra queste città le repubbliche marinare, dedite ai commerci: Amalfi, Genova, Pisa, Venezia (le più note) e Ragusa, Gaeta, Ancona, Noli.

La crescente emancipazione dei comuni fu agevolata dalla debolezza dell'Impero, provocata dalle lotte per il trono imperiale tra le dinastie dei Welfen e Hohenstaufen, noti in Italia come Guelfi e Ghibellini. Questi ultimi erano fautori della totale indipendenza del potere imperiale dal papa, mentre i guelfi erano più possibilisti. Le lotte per il potere terminarono solo con l'ascesa dell'Imperatore Federico I Barbarossa (1155-1190), il quale combatté energicamente contro papato, feudatari e comuni per ripristinare su di essi la propria autorità: in ambito ecclesiastico oppose a Papa Alessandro III (1159-1181) un antipapa (e il Pontefice reagì scomunicandolo) mentre per contrastare l'autonomia dei comuni li attaccò, distruggendo Milano nel 1162. I comuni reagirono formando la Lega Lombarda, e grazie alla loro unione sconfissero l'Imperatore nella battaglia di Legnano (1176) costringendolo con la pace di Costanza (1183) a riconoscere l'autonomia delle municipalità italiane. Grazie a questo storico scontro, Legnano è l'unica città, oltre a Roma, a essere citata nell'inno nazionale italiano.

Contemporaneamente al sud si andava formando il Regno di Sicilia. I Normanni, popolo di avventurieri provenienti dalla Normandia, arrivarono nell'XI secolo nel sud Italia. Nel 1059 papa Niccolò II riconobbe i territori normanni e nominò Roberto il Guiscardo duca di Puglia e di Sicilia, nonostante l'isola fosse allora ancora sotto il controllo degli Arabi. Tra il 1061 e il 1091 Ruggero d'Altavilla, fratello di Roberto, strappò la Sicilia agli Arabi. Nel 1071, infine, gli ultimi baluardi bizantini, Brindisi e Bari, caddero in mano normanna. Nel 1113 Ruggero II riuscì a riunire nelle sue mani tutti i possedimenti normanni creando uno Stato fortemente accentrato simile per molti versi ai moderni stati nazionali. Nel 1130 nacque il Regno di Sicilia, per volontà dell'antipapa Anacleto II espressa al concilio di Melfi.

Il potere dei Normanni nell'Italia meridionale ebbe termine tra il 1194 (morte di Tancredi di Lecce) e il 1198, quando Enrico VI di Svevia, Imperatore del Sacro Romano Impero (morto nel 1197), in virtù del suo matrimonio con Costanza d'Altavilla (morta nel 1198), unì alla corona imperiale quella di re di Sicilia. Il regno subì una svolta accentratrice sotto la direzione di Federico II (1211-1250), il quale fu scomunicato tre volte, partecipò alla sesta crociata (da lui stessa indetta e a lungo rimandata), conquistò Gerusalemme senza spargimenti di sangue ma attraverso trattative con il sultano d'Egitto al-Malik al-Kamil, e infine tentò nuovamente di estendere la sua egemonia sui comuni dell'Italia del nord, in una lunga guerra senza successo. In questo periodo si affacciano nel panorama religioso varie eresie, che infine vengono controllate dall'istituzione del tribunale dell'Inquisizione.

Nello stesso tempo in Sardegna nascono e muoiono regni, comuni e signorie, ciascuno con una differente storia e cultura, ma tutti ben inseriti nel contesto internazionale del Medioevo, con regnanti che parteciparono alle crociate, che presero parte alla lotta tra impero e papato e che furono fautori del monachesimo.

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giovedì 5 febbraio 2015

Grandi Giardini Italiani

Giardini di Villa Pisani Bolognesi Scalabrin


Grandi Giardini Italiani è una rete di oltre 100 giardini visitabili in 12 regioni italiane, con l’aggiunta del Canton Ticino (Svizzera). La rete comprende giardini d’epoca rinascimentale, barocchi e moderni: cinquecento anni di design e storia dell’arte dei giardini e del paesaggio, un patrimonio artistico e botanico unico al mondo.

Il circuito è stato fondato da Judith Wade; si propone la promozione dei giardini aderenti attraverso due siti web e pubblicazioni di settore. Dal 2007 crea e certifica nuovi itinerari di giardini visitabili in tutte le regioni d'Italia, come "Un mare di giardini", "Ferma il tempo. Visita un giardino veneto", "I grandi giardini del Lazio. The Roman Countryside".

Visitate almeno un giardino in occasione del vostro tour italiano per l'Expo 2015!

Sarà un'esperienza unica che vi accompagnerà per il resto della vita...



martedì 3 febbraio 2015

Fred Buscaglione



Fred Buscaglione, nome d'arte di Ferdinando Buscaglione (Torino, 23 novembre 1921 – Roma, 3 febbraio 1960), è stato un cantautore, polistrumentista e attore italiano.

Nato a Torino da una famiglia originaria di Graglia, un paesino in provincia di Biella, era un bambino vivace e solare ed il suo ricordo è vivo tra i vicini intervistati dai cronisti. Mostrò sin da piccolo una grande passione per la musica.

A undici anni fu ammesso al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino che però abbandonò dopo tre anni di frequenza un po' per la scarsa simpatia rispetto alla musica classica e un po' perché le non floride condizioni economiche della sua famiglia (il padre era pittore edile, la madre portinaia e occasionalmente insegnante di pianoforte) lo costrinsero a cercare lavoro prima in piccoli impieghi da fattorino e poi da apprendista odontotecnico.

Era ancora adolescente quando iniziò ad esibirsi nei locali notturni della città come cantante jazz: come polistrumentista era in grado di suonare diversi strumenti, dal contrabbasso, al violino, al pianoforte, alla tromba. Un giorno, durante una sua esibizione al Gran Caffè Ligure, venne notato da uno studente di giurisprudenza, appassionato lettore di libri gialli di nome Leo Chiosso. Nacque così un sodalizio artistico che durò fino alla prematura scomparsa di Fred.

Durante la seconda guerra mondiale venne richiamato sotto le armi e distaccato in Sardegna, dove si mise in luce organizzando spettacoli per le truppe. Venne fatto prigioniero dagli Americani, fu contattato dai fratelli Franco e Berto Pisano con i quali aveva formato il Quintetto Aster a Cagliari, che lavorava per la radio alleata e per Radio Sardegna, allora diretta da Jader Jacobelli. Del gruppo facevano parte anche Gianni Saiu e Carletto Bistrussu a cui in seguito si aggiunsero Giulio Libano e Sergio Valenti. Questo gli permise di continuare a fare musica e di sperimentare le nuove sonorità e i nuovi ritmi che venivano dagli Stati Uniti.

Alla fine degli anni cinquanta Fred Buscaglione era uno degli uomini di spettacolo più richiesti, e non solo come cantante. Era dappertutto: nelle pubblicità, alla televisione e nei film, prima con brevi apparizioni canore, poi in ruoli autonomi incarnando quasi sempre la figura del simpatico spaccone.

La sua attività si faceva sempre più frenetica: girava due o tre film contemporaneamente il mattino, registrava spettacoli televisivi nel pomeriggio, incideva dischi la sera e cantava nei night la notte, spostandosi a bordo di una vistosa auto americana, una Ford Thunderbird che lui chiamava "Criminalmente bella", come una delle sue canzoni. Ma il successo ebbe per lui anche conseguenze sgradevoli, dal momento che la moglie Fatima, forse gelosa del suo successo e dei pettegolezzi apparsi sui rotocalchi che lo dipingevano come un tombeur de femmes e che gli attribuivano flirt con le attrici con cui recitava (soprattutto Scilla Gabel e Anita Ekberg), finì col separarsi da lui, che si trasferì all'Hotel Rivoli di Roma.

Forse stanco del suo personaggio di "duro", sul finire degli anni cinquanta Fred iniziò ad incidere canzoni melodiche, talvolta scritte anche da altri autori come: Guarda che luna, Non partir (di Giovanni D'Anzi e Alfredo Bracchi) e Al chiar di luna porto fortuna (scritta da Carlo Alberto Rossi).

Tre settimane prima della morte, in un'intervista al quotidiano Stampa Sera espresse l'intenzione di ritirarsi nel giro di due anni, affermando: «Prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro sparirà, ed io tornerò ad essere solo Ferdinando Buscaglione».

Buscaglione morì improvvisamente all'alba del 3 febbraio 1960, a soli 38 anni, in un incidente d'auto, mentre rientrava all'hotel Rivoli dopo aver trascorso la notte esibendosi in un night di via Margutta, a Roma. La sua Ford Thunderbird color lilla, giunta all'incrocio fra via Paisiello e viale Rossini nel quartiere romano dei Parioli, si scontrò con un camion Lancia Esatau carico di porfido guidato dal ventiquattrenne Bruno Ferretti, che tentò di soccorrerlo insieme a un metronotte e a un passante. Fermarono un autobus dove caricarono il cantante, che giunse però troppo tardi all'ospedale.

Ai suoi funerali, svoltisi a Torino nella Chiesa di Santa Giulia il successivo 6 febbraio, parteciparono decine di migliaia di persone tra cui molte celebrità della musica e dello spettacolo, da Johnny Dorelli a Gino Latilla e Wanda Osiris.

È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

Fred Buscaglione è un mito intramontabile ricordato spesso anche negli anniversari della propria scomparsa proprio per la tragicità dell'evento rispetto alla sua opera.

domenica 1 febbraio 2015

Sergio Mattarella, XII Presidente della Repubblica Italiana

Mattarella, da ministro della Difesa, passa in rassegna il picchetto d'onore al Pentagono con il segretario della difesa degli Stati Uniti d'America William Cohen, nel marzo 2000

Sergio Mattarella (Palermo, 23 luglio 1941) è un politico italiano, dodicesimo presidente della Repubblica Italiana.

Dal 1983 al 2008 è stato deputato, prima per la Democrazia Cristiana e poi per il Partito Popolare Italiano e la Margherita, e più volte ministro. Dal 2011 è giudice costituzionale di nomina parlamentare. È stato eletto presidente della Repubblica il 31 gennaio 2015 al quarto scrutinio ed entrerà in carica dopo il giuramento, previsto il 3 febbraio.

Sergio Mattarella è figlio di Bernardo, politico democristiano più volte ministro tra gli anni cinquanta e sessanta, e fratello minore di Piersanti, che nel 1980 fu assassinato da Cosa Nostra mentre era presidente della Regione Siciliana. In gioventù ha militato tra le file della Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, della quale fu responsabile per il Lazio dal 1961 al 1964, e della Federazione Universitaria Cattolica Italiana.

Nel 1964 si laureò in giurisprudenza presso l'università La Sapienza di Roma con una tesi su "la funzione dell'indirizzo politico". Intraprese quindi la carriera accademica presso l'Università di Palermo, dove fu dapprima assistente di Diritto parlamentare, poi professore associato ed infine ordinario in Diritto costituzionale.

Vicino per tradizione familiare alla corrente morotea della Democrazia Cristiana, dopo la morte del padre nel 1971 e l'assassinio del fratello nel 1980, alle elezioni politiche del 1983 fu eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione della Sicilia occidentale, candidato in quota Zaccagnini. L'anno dopo fu incaricato dal segretario politico Ciriaco De Mita di bonificare la DC siciliana nella quale avevano allora un ruolo di primo piano Vito Ciancimino e Salvo Lima. In tale veste nel 1985 promosse la formazione a Palermo di una giunta comunale di rinnovamento guidata da Leoluca Orlando, che era stato tra i collaboratori di suo fratello Piersanti alla Regione Siciliana.

Rieletto alla Camera nel 1987 si mantenne vicino alle correnti di sinistra del partito ed in particolare al segretario De Mita ed ai suoi collaboratori, come Roberto Ruffilli. Nello stesso anno fu nominato ministro dei rapporti con il Parlamento nel governo Goria e confermato nell'incarico nel 1988 con il governo De Mita.

Nel 1989, con la formazione del governo Andreotti VI fu nominato ministro della Pubblica Istruzione. Si dimise dall'incarico il 27 luglio 1990, insieme ad altri ministri della corrente di sinistra della DC, per protestare contro la fiducia posta dal governo sul disegno di legge Mammì di riassetto del sistema radiotelevisivo, che venne soprannominato sarcasticamente legge Polaroid in quanto, a detta dei detrattori, si limitava a fotografare la condizione esistente legittimando la posizione dominante del gruppo televisivo di Silvio Berlusconi.

Rimasto privo di incarichi di governo, fu vicesegretario della Democrazia Cristiana nel 1990 al 1992, anno in cui venne rieletto alla Camera. Nello stesso anno gli fu affidata la direzione del quotidiano democristiano Il Popolo.

Nel corso della XII Legislatura della Repubblica Italiana Sergio Mattarella fu relatore delle leggi di riforma del sistema elettorale della Camera e del Senato che, recependo l'esito del referendum del 1993, introducevano una preponderante componente maggioritaria. La legge Mattarella, alla quale il politologo Giovanni Sartori diede l'appellativo di Mattarellum, fu impiegata per le elezioni politiche del 1994, del 1996 e del 2001.

Sostenitore, sin dal 1995, della candidatura di Romano Prodi alla guida di una coalizione di centrosinistra (L'Ulivo) comprendente, tra gli altri, il PPI e il PDS, fu confermato alla Camera alle elezioni del 1996 e venne eletto capogruppo dei deputati popolari.

Caduto il primo governo Prodi, Mattarella assunse la carica di vicepresidente del Consiglio durante il governo D'Alema I. Tenne invece il ministero della Difesa nei successivi Governo D'Alema II e Governo Amato II, sino al 2001. L'incarico di Mattarella al ministero della Difesa seguì la delicata partecipazione dell'Italia all'operazione Allied Force, con la quale la NATO era intervenuta nella guerra del Kosovo, e coincise con l'approvazione della legge di riforma delle Forze Armate che aboliva di fatto il servizio di leva obbligatorio.

Nel 2001 Mattarella fu rieletto alla Camera dei deputati nelle liste de La Margherita, che comprendeva l'intera componente dei popolari e nella quale pochi mesi dopo il PPI si sarebbe fuso. A differenza delle elezioni precedenti, non fu candidato in Sicilia ma in Trentino-Alto Adige. Nominato, su iniziativa del presidente della Camera, componente del Comitato per la legislazione, ne fu vicepresidente sino al 2002 e presidente fino al 2003.

Alle elezioni politiche del 2006 fu candidato nella lista dell'Ulivo e venne eletto deputato per la settima volta. Nel 2007 fu tra gli estensori del manifesto fondativo dei valori del Partito Democratico, ma con lo scioglimento anticipato della XV legislatura il 28 aprile 2008, non si ricandidò.

Il 22 aprile 2009 è stato eletto dalla Camera dei Deputati componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Il 5 ottobre 2011 il Parlamento in seduta comune lo ha eletto giudice della Corte costituzionale alla quarta votazione con 572 voti, uno più del quorum richiesto.

A gennaio 2015, con le dimissioni di Giorgio Napolitano e la necessità di una nuova elezione, Mattarella è stato nuovamente al centro delle trattative tra le principali forze politiche. Il 29 gennaio, su proposta del segretario del Partito Democratico e presidente del Consiglio Matteo Renzi, l'assemblea degli elettori del Partito Democratico ha deciso all'unanimità di votare il nome di Mattarella nella quarta votazione delle elezioni del Presidente della Repubblica senza attendere che gli altri partiti consultati sciogliessero le riserve sulla candidatura. Il 31 gennaio, al quarto scrutinio, il Parlamento in seduta comune, integrato dai delegati regionali, ha eletto Mattarella presidente della Repubblica Italiana con 665 voti, provenienti principalmente dal Partito Democratico, dal Nuovo Centrodestra, da Scelta Civica e da Sinistra Ecologia e Libertà.