domenica 7 dicembre 2014

La prima della Scala



Come tradizione, il 7 dicembre, Sant'Ambrogio, ha luogo l'apertura della stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano.

Quest'anno l'opera rappresentata è il Fidelio diretto da Daniel Barenboim. 

Se desiderate seguire in diretta la prima della Scala, cliccate qui sotto dalle ore 17,30 (ora italiana):

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/dirette/PublishingBlock-5d691044-de91-4942-8c9c-4b9bda4b8b79.html?channel=Rai%205

Il Teatro alla Scala di Milano (citato spesso semplicemente come la Scala) è uno dei teatri più famosi al mondo: da oltre duecento anni ospita artisti internazionalmente riconosciuti ed è stato committente di opere tuttora presenti nei cartelloni dei teatri lirici di tutto il mondo. È situato nell'omonima piazza, affiancato dal Casino Ricordi, oggi sede del Museo teatrale alla Scala.

Il teatro prende nome dalla Chiesa di Santa Maria alla Scala, a sua volta così intitolata in onore della committente Regina della Scala. La chiesa fu demolita alla fine del XVIII secolo per far posto al teatro (“Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala”), inaugurato il 3 agosto 1778 con L'Europa riconosciuta, dramma per musica composto per l'occasione da Antonio Salieri.

Fidelio (Op. 72b) è un Singspiel in due atti di Ludwig van Beethoven su libretto di Joseph Sonnleithner e Georg Friedrich Treitschke.

La prima rappresentazione fu data il 20 novembre 1805 al Theater an der Wien (Vienna) diretta da Ignaz von Seyfried.

Fidelio è l'unico lavoro teatrale realizzato dal maestro di Bonn. Venne composto dall'autore al culmine della propria esperienza e maturità artistica e rivela nella sua originalità tutto lo stile tipico del genio creativo beethoveniano. Nel 1804 il compositore rimase affascinato da Léonore di Jean-Nicolas Bouilly. Tuttavia la prima versione del Singspiel, presentata il 20 novembre 1805 al Theater an der Wien con il titolo Fidelio, oder die eheliche Liebe (Op. 72) (Fidelio o l’amor coniugale), non incontrò il favore del pubblico tanto che Beethoven fu costretto a ritirare l'opera. Gran parte dell'insuccesso fu dovuto, quasi sicuramente, all'eccessiva lunghezza del lavoro (tre atti). Un notevole peso dovette avere anche il momento storico molto travagliato per Vienna, che proprio in quei giorni era stata invasa dall'esercito napoleonico, creando un clima di generale paura per la città e i suoi abitanti (quasi tutti gli spettatori erano costituiti da militari francesi). Non si può, infatti, tacere sul peso anche politico del Fidelio, il cui tema della lotta contro la tirannia e dell'affermazione della libertà e della giustizia, estremamente caro a Beethoven al di là della contingenza storica, poteva trovare diretta giustificazione nella situazione in cui si trovava la città austriaca.

Nonostante le aspre critiche di chi accusava Beethoven di non sapere scrivere per le voci, di trattarle indistintamente come strumenti e di essere poco avvezzo al genere teatrale, egli arrangiò, avvalendosi di un libretto revisionato dall'amico Stephan von Breuning, una nuova versione in due soli atti del lavoro, ripresentata l'anno successivo (26 marzo 1806) con il titolo Leonore (Op. 72a) (Leonore o il trionfo dell’amor coniugale), ma con non migliori esiti, tanto da costringerlo a ritirarlo nuovamente. Solo otto anni dopo (1814), dietro richiesta del Theater am Kärntnertor, Beethoven tornò ancora una volta su Fidelio avvalendosi della collaborazione del giovane Treitschke, che corresse il libretto migliorandolo dal punto di vista teatrale. La versione definitiva andò in scena in quello stesso anno con successo il 23 maggio con Johann Michael Vogl come Don Pizarro.

Il segno più evidente del lungo travaglio compositivo è costituito dalle quattro ouverture scritte da Beethoven per il Singspiel: due nel 1804, una nel 1805 e un'ultima (quella definitiva) nel 1814.

Nessun commento:

Posta un commento