venerdì 26 agosto 2016

Meeting di Rimini - giornata conclusiva



Riportiamo il testo della conferenza stampa conclusiva del Meeting:

"Per noi questo Meeting è stata una bellissima esperienza e spero che anche voi vi siate trovati bene”. 

Con queste parole rivolte ai giornalisti, ha iniziato il suo intervento, alla conferenza stampa conclusiva dell’edizione 2016, il Presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri.

“L’invito al dialogo di Papa Francesco, il dialogo e l’amicizia di cui ha parlato il presidente Mattarella – ha proseguito Guarnieri – sono state il tessuto comune delle giornate di questa settimana”. Il presidente del Meeting ha sintetizzato la 37^ edizione della manifestazione internazionale di Rimini proponendo altre tre osservazioni. “Il dialogo non è stato appena uno scambio di idee nelle tavole rotonde, ma è diventato incontro reale di persone, momento di una storia capace anche di generare progetti comuni”. In questo contesto, la professoressa Guarnieri ha ricordato l’appuntamento del mattino su “La riconciliazione Stati Uniti- Cuba” e quello che ha avuto come protagonisti il Gran Muftì di Croazia Hasanović e Wael Farouq.

Terza sottolineatura: “Già quest’anno molte delle mostre proposte nascevano dalla collaborazione con altri soggetti esterni al Meeting. Penso che questo – che non riguarda solo le mostre – abbia reso evidente un dato: l’esperienza cristiana che ci anima ci carica di una passione per l’uomo, non astratta o ideologica, ma concreta”.

Ultimo rilievo del presidente del Meeting: “Abbiamo trascorso questi due ultimi giorni condividendo un fatto assolutamente inaspettato: il terremoto del Centro Italia, con un pesante bilancio di morti, purtroppo destinato a crescere. La vita è veramente una cosa seria – ha proseguito Guarnieri – e va spesa per capire che senso ha. Noi facciamo il Meeting per andare sempre più a fondo a una domanda che anche quello che è successo ripropone con forza”.

Infine Emilia Guarnieri, sottolineandone la continuità col tema di quest’anno, annuncia il titolo del Meeting 2017, una frase tratta dal “Faust” di Goethe: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”. Date: da venerdì 18 a giovedì 24 agosto.

Alcuni numeri positivi sono forniti dal Portavoce del Meeting e Capo Ufficio Stampa Stefano Pichi Sermolli: “Bisogna ancora fare un bilancio definitivo, ma nel complesso possiamo confermare intorno alle 800mila presenze, come negli ultimi anni, quelle registrate dal Meeting 2016”. Un altro dato: “Tra le 8mila e le 10mila persone al giorno si sono collegate con le dirette streaming della manifestazione”.

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giovedì 25 agosto 2016

Meeting di Rimini - 6° giornata

Figel, Fontolan e Padre Lufti

Ieri pomeriggio abbiamo assistito all'incontro dal titolo: Sperare contro ogni speranza: lavorare per la pace in Medio Oriente.

Moderati da Roberto Fontolan (Direttore del Centro internazionale di Cl) ci sono Jàn Figel, Inviato Speciale della Commissione europea per la libertà religiosa al di fuori dell’Unione Europea e padre Firas Lufti, superiore del collegio di Terra Santa e vice parroco della parrocchia di San Francesco ad Aleppo, Siria.

Padre Lufti, siriano, è arrivato da Aleppo. Fontolan sottolinea: “E sappiamo cosa vuole dire arrivare da Aleppo”. Dovrebbe essere abituato a vedere macerie, paura, morti. Invece proprio il fatto di vivere dentro la guerra gli fa subito dire: “Siamo uniti nel dolore causato dal terremoto che ha demolito case, distrutto vite”. Dieci giorni fa l’unica strada di collegamento tra la città e l’esterno è stata tagliata dagli jihadisti e dalla controffensiva dell’esercito siriano. “Ho visto cos’è un terremoto. Non avevo mai visto una città completamente rasa al suolo”. È Aleppo, la Milano della Siria, la seconda città della nazione dopo la capitale Damasco. Manca tutto. Luce, cibo. L’emergenza acqua, per ora, è rientrata. “Soprattutto manca sicurezza – prosegue – le bombe cadono giorno e notte”. In quasi sei anni di conflitto sono morte più di 380mila persone, la metà di loro sono donne e bambini.

In tutto questo padre Lufti amministra l’estrema unzione, porta l’Eucaristia agli ammalati costretti a letto perché “non di solo pane vive l’uomo, ma di gesti di carità e compassione”

L’inviato della Commissione europea per la libertà religiosa Figel è slovacco e porta subito le condoglianze “ai parenti delle vittime del terremoto e al popolo italiano. È la conferma che siamo mortali e abbiamo bisogno l’uno dell’altro, sempre più”. Ricorda che al Papa è stato conferito il premio Carlo Magno: “L’Unione europea e le sue istituzioni desideravano affermare che intendono fare di più per la libertà religiosa”.

Le priorità per Figel sono il Medio oriente, il Sud Est asiatico, l’Africa settentrionale e orientale dove si verificano varie oppressioni: regimi totalitari, leggi sulla blasfemia distorte, discriminazioni, violenze su minoranze religiose. Il relatore descrive il secolo sanguinario da cui siamo usciti: due guerre mondiali, i campi di concentramento, il genocidio armeno: “Credo che sia in atto un genocidio in Medio Oriente. Le violenze sono state denunciate e alcuni Parlamenti le hanno riconosciute come genocidio. Penso sia giusto trattarne nel parlamento italiano e in altri”. Figel afferma poi che le nostre fonti di speranza sono la fede e la ragione: non si condivide il timore ma il coraggio. “Non stiamo facendo abbastanza per la fratellanza cristiana. Occorre il riconoscimento che siamo tutti figli di Abramo”.

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mercoledì 24 agosto 2016

Meeting di Rimini - 5° giornata

Legnini, Tosoni e Canzio



Ieri abbiamo seguito l'incontro dal titolo: "Giustizia e separazione dei poteri".

"Don Luigi Giussani ci ricordava che la giustizia è un’esigenza iscritta nel cuore dell’uomo. Parlare di giustizia è perciò parlare della persona. Il lavoro degli operatori di giustizia, apparentemente duro e insensibile, significa invece confrontarsi ogni giorno con quel ‘tu’ che è al centro del titolo del Meeting di quest’anno”. Con questa riflessione l’avvocato Paolo Tosoni ha aperto l'incontro in cui la questione della responsabilità di chi fa le leggi è stata posta al rappresentante della magistratura giudicante, il Primo Presidente della Corte suprema di Cassazione Giovanni Canzio, e a Giovanni Legnini, Vice Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, organo di autogoverno della stessa.

Canzio ha sottolineato la particolare difficoltà che in questo momento storico la magistratura riscontra nel guadagnare la fiducia dei cittadini e ha proposto di cercare la soluzione nella Costituzione. “Oggi sembra un ossimoro quanto sancito dall’articolo 101, che “la giustizia è amministrata in nome del popolo” e “i giudici sono soggetti soltanto alla legge”. In realtà esso ricorda che la legge non deve essere condizionata da alcunché proprio perché è diretta espressione della volontà popolare, attraverso i rappresentanti parlamentari. Infatti l’esercizio della giustizia altro non è che la risposta che un giudice è chiamato a dare al bisogno di un cittadino. Ma nel far ciò oggi il giudice deve muoversi in un labirinto di fonti, locali, nazionali, internazionali: il suo compito diviene inevitabilmente creativo, nel senso di una semplificazione e chiarificazione della volontà del legislatore”.

L’esigenza di un’indipendenza delle due sfere è stata ribadita da Legnini, che ne ha individuato la garanzia nella stessa composizione del Csm. “I costituenti italiani hanno voluto che in quest’organo vi fossero togati – della magistratura giudicante e requirente – e componenti eletti dal Parlamento. Potremmo dire che l’abbiano creato in base a un principio oggi quanto mai importante: quell’incontro col “tu” la cui centralità è stata ultimamente indicata da don Carrón”.

Perciò, ha ammesso il vice presidente, “è fondamentale che il Csm non si chiuda in se stesso, prescindendo dalla volontà popolare: in tale direzione abbiamo avviato un processo di autoriforma integrale”. Altrettanto importante è che esso resti faro nella separazione dei poteri. “Io penso”, ha affermato Legnini, “che dobbiamo sempre più parlare di giustizia “e” separazione dei poteri mettendo non la congiunzione ma il verbo “essere”. 

Come ha ricordato Giovanni XXIII nella Pacem in Terris, “in termini giuridici sono disciplinati i rapporti fra semplici cittadini e funzionari. Ciò costituisce un elemento di garanzia a favore dei cittadini nell’esercizio dei loro diritti e nell’adempimento dei loro doveri”.

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martedì 23 agosto 2016

Meeting di Rimini - 4° giornata



Quo vadis Europa?

In contemporanea con il summit di Ventotene, anche al Meeting ieri si è parlato di Europa con Enzo Moavero Milanesi, Docente di Diritto dell’Unione Europea e Joseph Weiler, Presidente dell’Istituto universitario europeo.

Il moderatore Fontolan (Direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione) apre con la domanda: “In piena crisi dei rifugiati, a che cosa serve l’Europa oggi, se i Paesi membri non sono in grado di adeguarsi ai principi dei padri fondatori, e si limitano eventualmente all’applicazione di regolamenti? Basta questa Europa?” Weiler risponde per primo mettendo in risalto come la percezione del problema immigrati nasconda una evidente miopia: “Gli europei, e non i governi degli stati membri, non vedono che la crisi demografica in cui si trovano necessità degli immigrati, se vogliono immaginare un futuro dentro uno stato sociale così come hanno oggi”. Per Moavero, che si dice concorde con quanto affermato da Weiler, l’Ue “è lasciata da sola ad affrontare il problema e manca degli strumenti normativi sufficienti per farlo”. Di certo potrebbe sopperire a tale necessità, ma oggi nella politica dei leader europei manca la lungimiranza dei padri fondatori.

Il secondo tema proposto da Fontolan è un’interpretazione della Brexit: “Gli inglesi hanno detto no a troppa o a troppo poca Europa? E perché la generazione degli adulti non è stata convinta da questa Europa? E quali conseguenze avrà tutto questo nel continente?”

Per Moavero gli inglesi, pur dentro tante contraddizioni e poca chiarezza di intenti, hanno veramente inteso uscire dall’Europa. Ma questo avverrà realmente solo attraverso negoziati che si realizzeranno nell’arco di quattro/cinque anni. È ben più immediato un altro problema che si intravede: la spaccatura generazionale espressa dalla concentrazione dei ‘remain’ tra i giovani, ma questo dice anche il positivo di una ‘persona europea’ che si sta formando grazie al piano Erasmus e ai social media.

Per Weiler il referendum sulla Brexit è in parte conseguenza della mancata presa di coscienza che c’è stata in Europa dopo il referendum in Francia e Olanda sulla Costituzione. “Non bastano pace e benessere; è indispensabile che si crei una comunità di destino” continua Weiler portando la riflessione sulla necessità di mettere in pratica i valori condivisi fino a indentificare una precisa modalità europea di affronto dei problemi.

In merito a questo punto, Fontolan chiede ai relatori di identificare i ‘mattoni’ dell’identità europea. “L’eredità ellenistica e giudaico-cristiana” risponde Weiler, alla quale Moavero aggiunge “quella tutta latina della Roma imperiale, dell’ingegno ingegneristico e del diritto”.

L’ultima tematica proposta da Fontolan porta i relatori a riflettere sui Millennians: “Che Europa vedete nei giovani?” Per Moavero sono molto più ‘persona europea’ delle generazioni precedenti, ma certo sono più impauriti: “Sicurezza, lavoro e risparmio sono problemi che affliggono questa generazione”. “Ai giovani dico che ereditano un mondo dove la libertà economica e i diritti fondamentali sono garantiti - conclude Weiler – che cosa ve ne volete fare?”.

Fontolan chiude il dialogo citando un passaggio dell’intervista a Julián Carròn: «Se è stato possibile ricostruire dopo la Seconda Guerra Mondiale, perché non dovrebbe essere possibile anche oggi?».

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lunedì 22 agosto 2016

Meeting di Rimini - 3° giornata

Luca Doninelli

Ieri abbiamo seguito l'incontro principale del Meeting, quello che dà il titolo alla manifestazione: Tu sei un bene per me con lo scrittore Luca Doninelli .

Doninelli propone tre osservazioni. Il dato culturalmente più impressionante è l’incapacità dell’Europa e dell’Occidente in generale di far fronte con un giudizio lucido alle tragedie che la stanno attraversando: “Anche tra noi dobbiamo aiutarci a scoprire uno sguardo sull’uomo”. L’Occidente è al collasso eppure il nostro sguardo è asfittico: “Ci chiediamo cosa ne sarà di noi, dei nostri progetti, del nostro shopping”. C’è l’idea di creare un contesto perfetto scavalcando l’uomo: “L’uomo inteso come singola persona conta sempre meno”.

Come cambiare questa spirale? Con un incontro personale. “Recentemente è mancata la madre a un mio amico. Era molto colpito perché lei si chiedeva: ‘Quando mi troverò davanti al Signore cosa gli dirò?’. Era evidente che per lei l’incontro con Dio era un incontro personale”. Un incontro che si gioca nella libertà.

Il relatore esemplifica, invece, i modi di dire ‘tu’ dettati dal potere dove funzionano il ricatto e la riduzione. Dove l’esistenza dell’altro, persona o oggetto che sia, “sembra manifestarsi come un’opposizione, qualcosa di cui sono costretto mio malgrado a tener conto”.

Invece: “L’altro è un regalo che non ho scelto io, la realtà obbedisce a un progetto non fatto da me. Come il marciapiede che non obbedisce alla sedia a rotelle che devo spingere, devo accogliere io per primo il suo dislivello. Ma questa accoglienza dell’altro che ci mobilita controvoglia ci riempie invece di stupore quando qualcuno ci accoglie così, abbracciandoci come siamo. Tu sei un bene per me è la traduzione di un abbraccio”.

Tutto è per me non secondo la logica dell’interesse, ma nel senso che niente mi appartiene. Lo scrittore ricorda un caro amico: “Insieme ad altri gli abbiamo fatto compagnia durante la sua permanenza all’hospice dove è morto. Le parole che dicevamo, che leggevamo, apparivano in tutta la loro verità ma non potevano rispondere al grido di quegli occhi perché la verità esige sempre un salto e lui si trovava davanti al salto più grande che ci sia e toccava a lui. La risposta era nell’incontro con qualcuno che non eravamo noi. Io non sono la risposta alle tue domande, tu non lo sei alle mie. Non posso esercitare un potere su di te, né tu su me”.

La realtà assume il volto del nemico. “Chi è il nemico? Colui che può anche volermi morto senza che io sappia il perché. La realtà che si ostina a essere incompatibile con le mie idee. Chi mi boccia un libro senza nemmeno averlo letto. Amate i vostri nemici significa: amate la vostra vita anche al cospetto di chi ve la vuole togliere, amate ciò che in loro è vita, ciò che di più bello avete ricevuto difendendolo da quella parte di voi che non lo comprende in una posizione di inimicizia che è anzitutto nostra”.

La risposta culturale che cambierà il nostro modo di vivere deve recuperare un’idea: “che un uomo vale per il fatto di essere uomo. Abbiamo impiegato millenni per costruire una forma di vita buona e buona per tutti. Potranno portarcela via ma perché questo accada dovremo averla ancora con noi non averla già buttata via”. La faccia del nostro mondo è destinata a cambiare profondamente ma “a chiunque venga al nostro posto dovremo poter dire: chi ci ha preceduto ha lavorato secoli per dirci che la vita è un dono. Anche se adesso mi uccidi non lo dimenticare, tutto è gratis, ognuno di noi è un dono, per questo tu sei un bene per me. Spero che anche tu un giorno possa ripeterlo e se non tu almeno i tuoi figli o i figli dei tuoi figli”.

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domenica 21 agosto 2016

Meeting di Rimini - 2° giornata

Il salone B3 gremito prima dell'incontro con Bersanelli


Nell'Auditorium B3 (il più grande del Meeting) si è parlato di Astrofisica ieri pomeriggio.

Presenti insieme al moderatore, Marco Bersanelli (docente di Astrofisica all'Università degli Studi di Milano) due illustri ospiti: Roberto Battiston (Presidente ASI - Agenzia Spaziale Italiana) e Laura Cadonati (Professore Associato presso la Scuola di Fisica del Georgian Institute of Technology, USA).

L’astrofisica Cadonati ha esordito spiegando il fenomeno fisico delle onde gravitazionali, ovvero la deformazione della curvatura dello spazio-tempo. Il pubblico ha potuto apprezzare il concetto grazie ad animazioni in cui lo spazio bidimensionale veniva rappresentato da un tessuto. “Le onde gravitazionali sono onde su questo tessuto bidimensionale che si propagano dal moto spirale di due oggetti incredibilmente pesanti”. È stato il caso di due buchi neri per l’onda rilevata da Ligo, una struttura ad “L” le cui braccia contano ben 4 km di lunghezza ciascuna. Struttura che ha permesso di rilevare, grazie ad un complesso sistema di laser, una differenza di spostamento tra le due braccia di una distanza pari ad un millesimo della dimensione di un protone, e lo ha fatto in modo inequivocabile per ben due volte portando all’annuncio della scoperta l’11 febbraio 2016.

Ma la ricerca non finisce qui: “Dietro l’angolo avete un nuovo rivelatore”. La ricercatrice si riferisce alla stazione Virgo nei pressi di Pisa, che permetterà di esplorare un numero maggiore di eventi gravitazionali e consentirà, con l’aiuto delle due stazioni Ligo nei Usa e di altre stazioni che verranno costruite nel mondo, di localizzare più precisamente le deformazioni dello spazio-tempo.

Battiston ha introdotto la sua relazione in modo teatrale: una simulazione al computer del buco nero Gargantua, noto ai più per il film Interstellar, con tanto di colonna sonora del Blockbuster americano: “Viaggiando di fronte al buco nero ad un terzo della velocità della luce noi vediamo questa incredibile distorsione della luce delle stelle e delle nebulose che stanno dietro al buco nero. Questa non è fantascienza!”. Infatti l’Agenzia Spaziale Europea (Esa), assieme a quella italiana, sono riusciti a “vedere” la luce emessa da un satellite piegarsi per la presenza del sole. 

Il Presidente Asi ha poi parlato delle onde gravitazionali, soprattutto in relazione al progetto Lisa, progetto che permetterà lo studio delle onde gravitazionali da un punto di vista completamente nuovo: “Abbiamo visto questa rete di interferometri con braccia di 3-4 km, impressionante di per sè, ma anche nello spazio si può fare qualcosa di incredibile. L’interferometro potrebbe contare svariati milioni di chilometri di dimensione. Un numero da capogiro!” e continua: “questo permetterebbe di ‘sentire’ frequenze bassissime. Come se il suono di Ligo fosse un violino e quello di Lisa un contrabbasso. Per ascoltare l’orchestra dell’universo gravitazionale abbiamo bisogno di tutte le frequenze”.

"Anche il segnale più impercettibile, rimanda a qualcosa di grande", ha concluso Marco Bersanelli

E il popolo del Meeting applaude.

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