domenica 9 marzo 2014

Tempo di Quaresima

La quaresima è uno dei tempi forti che la Chiesa cattolica e altre chiese cristiane celebrano lungo l'anno liturgico. È il periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione della Pasqua; secondo il rito romano inizia il mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì Santo, mentre secondo il rito ambrosiano parte dalla domenica successiva al Martedì Grasso fino alla Veglia Pasquale. Tale periodo è caratterizzato dall'invito alla conversione a Dio. Sono pratiche tipiche della quaresima il digiuno ecclesiastico e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. È un cammino di preparazione a celebrare la Pasqua, che è il culmine delle festività cristiane.

Ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero pubblico. È anche il periodo in cui i catecumeni vivono l'ultima preparazione al loro battesimo.

Si dice abitualmente che la durata della quaresima è di quaranta giorni: in realtà il calcolo esatto arriva (nel rito romano) a quarantaquattro giorni. Alla fine del IV secolo, e ancora oggi nel rito ambrosiano, la quaresima iniziava di domenica (1º giorno), durava cinque settimane complete (5x7=35 giorni) e si concludeva il giovedì della settimana santa (altri cinque giorni), per un totale di quaranta giorni esatti. Poi alla fine del V secolo l'inizio venne anticipato al mercoledì precedente la prima domenica (altri quattro giorni), e furono inclusi il Venerdì Santo e il Sabato Santo nel computo della quaresima: in tutto quarantasei giorni. Ciò era dovuto all'esigenza di computare esattamente quaranta giorni di digiuno ecclesiastico prima della Pasqua, dato che nelle sei domeniche di quaresima non era (e non è) consentito digiunare. Con la riforma del Concilio Vaticano II il Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo ha riacquistato una sua autonomia liturgica, e il tempo di quaresima termina nel rito romano con l'Ora Nona del Giovedì Santo. Per questo oggi la quaresima dura dal Mercoledì delle Ceneri fino al giovedì santo, per un totale di quarantaquattro giorni; i giorni di penitenza prima della Pasqua restano però ancora 40. Per il rito Ambrosiano la quaresima inizia la domenica dopo il Mercoledì delle Ceneri romano e termina anch'essa con l'Ora Nona del Giovedì Santo per un totale di quaranta giorni esatti, a ricordo dei giorni di digiuno di Gesù nel deserto. Nella determinazione della durata ebbe grande peso il numero quaranta che ricorre nell'Antico Testamento molte volte.

La durata della quaresima richiama numerosi eventi dell'Antico Testamento:

i quaranta giorni del diluvio universale
i quaranta giorni passati da Mosè sul monte Sinai
i quaranta giorni che impiegarono gli esploratori ebrei per esplorare la terra in cui sarebbero entrati
i quaranta giorni camminati dal profeta Elia per giungere al monte Oreb
i quaranta giorni di tempo che, nella predicazione di Giona, Dio dà a Ninive prima di distruggerla.
Anche Nel Nuovo Testamento è possibile trovare simili analogie, in particolare:
i quaranta giorni che Gesù passò digiunando nel deserto
i quaranta giorni in cui Gesù ammaestrò i suoi discepoli tra la resurrezione e l'Ascensione.
Un altro riferimento significativo è rappresentato dai "quaranta anni" trascorsi da Israele nel deserto.
Il carattere originario della quaresima fu riposto nella penitenza di tutta la comunità cristiana e dei singoli, protratta per quaranta giorni.

Al di là del simbolismo quaresimale, come ha scritto Don Massimo Camisasca: "La Quaresima ci invita a lasciare l’immagine che noi abbiamo di noi stessi per incontrare Dio e poter trovare, in lui, il nostro io. È lui che ci spalanca alle dimensioni vere della nostra personalità. È lui che ci insegna cosa sia il bene per la nostra vita e quali siano le strade per raggiungerlo. Certo, in questo passaggio noi abbiamo l’impressione di morire. Un’infinità di volte abbiamo trovato commentata da don Giussani questa esperienza della mortificazione come sembianza di morte. Sembra di dover lasciare tutto.

Il sacrificio è lasciare spazio all’Altro. Lasciare che l’Altro prenda spazio nella mia vita, entri nella mia vita a poco a poco fino ad occuparla tutta, fino a diventare il mio io: Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me (Gal 2,20). Il sacrificio è lasciare spazio a Cristo. È la Pasqua, il passaggio dall’apparente al reale, dal demonio a Dio, dall’io come significato di tutto a Dio come significato di tutto.

Lo scopo della Quaresima non è la mortificazione, ma che ciascuno trovi se stesso: chi si perde, si trova. Il sacrificio è la strada necessaria alla nostra natura, incline al male e alla divisione, per poter ritrovare la sua identità.

Ma non si tratta di un passaggio improvviso. Implica molto tempo. Il significato comune di sacrificio, per nulla banale, è quello di sofferenza. Perché percepiamo queste due parole come fortemente legate? Perché fare un sacrificio ci fa soffrire? Perché comporta un cambiamento. È un sacrificio, perché è il passaggio ad un bene più grande in cui ancora non avvertiamo pienamente la luce. Ma Dio ci guida e ci riempie di consolazione". (http://www.sancarlo.org/it/?p=2521).




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