domenica 18 dicembre 2016

Pistoia



La città di Pistoia sarà la "Capitale italiana della cultura 2017".

La città di Pistoia è particolarmente ricca di pregevoli monumenti romanici e rinascimentali (in particolare chiese) e soprattutto può vantare una delle più suggestive piazze d'Italia: piazza del Duomo, centro geometrico di Pistoia, monumentale fulcro sia del potere civile che ecclesiastico che comprende svariate architetture di pregio quali:


  • La Cattedrale di San Zeno, intitolata a San Zeno vescovo, che custodisce al suo interno l'altare argenteo di San Jacopo. Costruita nell'alto medioevo, fu distrutta da due incendi e quindi ricostruita nel XIII secolo e successivamente rimaneggiata fino all'epoca moderna. Il suo aspetto esterno risale al XIV secolo; l'interno a tre navate è originario del Trecento, abbellito da affreschi seicenteschi e numerosi quadri. Sotto al presbiterio si trovano i resti visitabili di una villa romana di età imperiale e della chiesa originaria. L'altare di San Iacopo, a cui lavorò anche Filippo Brunelleschi, è un capolavoro dell'oreficeria sacra e fu realizzato tra il 1287 e il 1456.
  • La torre del campanile, costruito su di un'antica torre di origine longobarda, in stile romanico; è diviso in tre ordini di loggette e provvisto di cella campanaria con tanto di cuspide che a causa di terremoti che flagellarono la città in epoca tardo-medievale venne rifatta più volte. Costruito nel XII secolo, l'aspetto attuale risale al 1576; raggiunge un'altezza totale di 67 metri ed è uno dei più bei campanili d'Italia.
  • Il Battistero di San Giovanni in corte del XIV secolo, in stile gotico, con decorazioni in marmi bianco-verdi. A pianta ottagonale e sormontato da una pittoresca cupola, progettato dalla bottega del celebre Andrea Pisano; al suo interno custodisce un fonte battesimale risalente al 1226.
  • Il Palazzo dei Vescovi composto da loggiato, al primo piano, in stile gotico e restaurato nel 1981. I sotterranei sono arricchiti da un importante percorso archeologico con scavi in sito di una stele etrusca di tipo fiesolano, una fornace romana e di tratti di mura dell'antica Pistoriae. Da non molti anni è aperto al pubblico ed è un raro esempio di museo dello scavo stratigrafico. Costruito sotto forma di palazzo fortificato nell'anno 1000, l'aspetto attuale risale al XII secolo quando fu trasformato in palazzo signorile; fu la residenza dei vescovi per ben 8 secoli.
  • Il Palazzo Pretorio o del tribunale anch'esso in stile gotico (ha perso negli interni parte del suo stile a causa dei lavori di ampliamento condotti nell'Ottocento). È famoso per il suo cortile interno con gli stemmi dei magistrati. Costruito nel XIV secolo e pesantemente rimaneggiato nell'Ottocento, fu da sempre la dimora di coloro che amministravano la giustizia. L'aspetto esterno, tuttavia, è simile all'originario. L'altra sede del Tribunale è il Palazzo San Mercuriale, dal nome del primo vescovo di Forlì, a cui era dedicato un monastero anticamente qui collocato.
  • Il Palazzo del Comune, con una bella facciata ornata di bifore e trifore. Iniziato nel XII secolo, raggiunse l'aspetto attuale solo nel 1350 circa. Un'importante ristrutturazione interna avvenne nel Cinquecento. Sulla facciata campeggiano lo stemma dei Medici e la testa del Re Negro Musetto di Maiorca, ucciso da un capitano pistoiese nel 1114. L'interno è ornato da bellissimi affreschi cinquecenteschi, sede del "Centro di Documentazione Giovanni Michelucci" e del Museo Civico.
  • L'ex chiesa di Santa Maria Cavaliera, costruita nel 979, subì molti rimaneggiamenti tanto che oggi è molto difficile individuare tracce dell'aspetto originario.
  • L'altomedioevale torre di Catilina, alta 30 metri. Il nome della torre deriva da una leggenda secondo la quale il corpo del generale romano Catilina fu sepolto in questa via, che si chiama appunto "Tomba di Catilina".
Per chi nel corso del 2017 volesse visitare questa bellissima città: http://www.turismo.pistoia.it/

venerdì 25 novembre 2016

Giovanni dal Ponte

Incoronazione della Vergine


Giovanni dal Ponte: potrebbe trattarsi del pittore Giovanni di Marco, di epoca più tarda rispetto a quella indicata dal Vasari. La sua bottega era vicino alla chiesa di Santo Stefano al Ponte a Firenze, da cui il nome cui fa riferimento lo storico de Le Vite.

Legato alla tradizione del giottismo con adattamenti al gusto tardogotico, nonché spunti tratti dai contemporanei Masolino, Masaccio e Beato Angelico, collaborò nel 1424 con Smeraldo di Giovanni a un ciclo di affreschi nella basilica di Santa Trinita. Autore di grandi polittici, molto della sua opera era già perduta nel Cinquecento.

Giovanni dal Ponte fu dotato di un linguaggio al tempo stesso assai individuale ed estroso, nonché aggiornato sull’attività dei maggiori artisti operanti in quel tempo nel capoluogo toscano.

Dal 22 novembre 2016 al 21 marzo 2017 a Firenze, presso la Galleria dell'Accademia e Museo degli strumenti musicali gli è dedicata la mostra Giovanni dal Ponte (1385-1437):  Protagonista dell’Umanesimo tardogotico.

La produzione di Giovanni dal Ponte sarà accuratamente  documentata in ogni fase del suo percorso artistico non soltanto grazie ai prestiti ottenuti dall’Italia, ma in particolare per le numerose opere che giungeranno dall’estero.

sabato 5 novembre 2016

La lenticchia

Lenticchie e cotechino


Lens culinaris è una pianta dicotiledone della famiglia delle Leguminose detta volgarmente lenticchia, coltivata sin dall'antichità. È una pianta annuale, utilizzata per i semi commestibili, ricchi di proteine e di ferro noti come lenticchie.

Diverse sono le varietà di lenticchie. I frutti sono dei legumi che contengono due semi rotondi appiattiti. La lenticchia rappresenta una delle prime specie domesticate: testimonianze archeologiche relative alla grotta di Franchthi in Grecia dimostrano che venisse mangiata tra il 13.000 e l'11.000 a.C. e il suo consumo viene attestato nell'episodio biblico di Esaù, nella Genesi.

In Italia, le lenticchie più diffuse sono:


  • Lenticchia di Castelluccio di Norcia a Indicazione geografica protetta (I.G.P.) e a Denominazione di origine protetta (D.O.P.)
  • Lenticchia di Colfiorito prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio prodotto agroalimentare tradizionale e presidio di Slow Food
  • Lenticchia di Ustica prodotto agroalimentare tradizionale e presidio di Slow Food
  • Lenticchia di Onano prodotto agroalimentare tradizionale e presidio di Slow Food
  • Lenticchia di Altamura prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia di Villalba prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia di Ventotene prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia di Rascino prodotto agroalimentare tradizionale e presidio di Slow Food
  • Lenticchia di Valle Agricola prodotto agroalimentare tradizionale
  • Lenticchia nera di Leonforte o dei Monti Erei prodotto agroalimentare tradizionale


Solo le lenticchie a buccia spessa devono essere tenute in ammollo prima di essere cucinate. Il tempo di cottura varia a seconda della varietà, quindi da pochi minuti a 40 minuti. È bene aggiungere il sale solo a fine cottura.

Qualche ricetta a base di lenticchie:


  • Zampone con lenticchie
  • Cotechino con lenticchie
  • Zuppa di lenticchie
  • Purè di lenticchie
  • Minestra di lenticchie
  • Insalata di lenticchie
  • Lenticchie in umido
  • Pasta e lenticchie


Secondo la tradizione, le lenticchie simboleggiano la prosperità e il denaro, in quanto hanno una forma che ricorda quella delle monete. Per tale motivo, in Italia durante il cenone di San Silvestro si mangiano le lenticchie (spesso come accompagnamento di zampone o cotechino), come simbolo di prosperità per l'anno nuovo.

Per approfondire: http://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/lenticchie-tipi/

mercoledì 26 ottobre 2016

Storia d'Italia: la guerra di successione polacca

Augusto III di Polonia


La guerra di successione polacca prese avvio nell'anno 1733 con la morte del Re di Polonia Augusto II, appartenente alla dinastia Wettin, e fu causata dalla volontà da parte della triplice alleanza costituitasi nell'anno precedente tra Russia, Prussia e Austria di impedire che la Polonia finisse sotto l'influenza francese. Infatti il primo ministro francese André-Hercule de Fleury riuscì a porre sul trono polacco il Leszczyński, ma l'intervento militare russo costrinse quest'ultimo alla fuga consentendo all'altro candidato Augusto III di Sassonia di insediarsi a sua volta sul trono polacco. Ciò mortificò la Francia che, per vendetta, scatenò un'offensiva bellica contro l'Austria. La Francia era alleata con la Spagna, anch'essa governata dai Borbone e legata con la Francia dal vecchio patto che aveva già visto uniti i rispettivi troni nel corso della precedente guerra di successione spagnola; ad essi si aggiunsero i Savoia. La guerra, combattutasi prevalentemente nel sud Italia, vide la sconfitta dell'Austria, che, avendo necessità di farsi riconoscere la Prammatica Sanzione del 1713 da parte delle altre case regnanti d'Europa (tra cui i Borbone di Francia e Spagna con i quali l'Austria si trovava in guerra), più che controbattere, subiva la guerra con la Francia. Nel 1734 con la battaglia di Bitonto, i Regni di Napoli e Sicilia ritornano formalmente indipendenti, dopo oltre due secoli di dominazione politica prima spagnola e poi austriaca. Sul trono di Napoli si insediarono i Borbone di Spagna.

Il preliminare di pace per il riassetto dell'Italia sottoscritto tra Francia e l'Austria il 3 ottobre 1735, poi confermato dalla successiva Pace di Parigi del 1739, prevedeva l'assegnazione del Granducato di Toscana a Francesco III Stefano di Lorena, una volta scomparso Gian Gastone de' Medici, l'ultimo rappresentante della dinastia de' Medici, per compensare l'assegnazione della Lorena al Leszczyński. All'Austria veniva riconosciuta la validità della Prammatica Sanzione e veniva restituito il Ducato di Parma e Piacenza, mantenendo inoltre il porto franco di Livorno, ma cedeva a Carlo di Borbone lo Stato dei Presidii, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. I Savoia acquisirono le Langhe e i territori orientali del milanese venendo autorizzati, inoltre, a costruire piazzeforti nei territori appena conquistati. Tali accordi avrebbero dovuto costituire per gli Stati italiani una sistemazione definitiva e stabile nel quadro della politica di equilibrio tra tutte le maggiori potenze europee della prima metà del XVIII secolo, ma l'assetto geopolitico dell'Italia sarebbe stato nuovamente turbato nello spazio di qualche anno.

45 CONTINUA

martedì 25 ottobre 2016

Museo numismatico della Zecca di Roma

Vetrina del Museo della Zecca


Apre oggi al pubblico il Museo della Zecca di Roma nella nuova sede di via Salaria 709, all'interno del complesso industriale dell'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato.

Il museo trae origine da varie acquisizioni di diverse collezioni da parte del Vaticano già sul finire del XVIII secolo, indi, nel 1822 venne costituito il gabinetto numismatico che si prefisse di conservare e restaurare monete antiche e di fare delle copie di medaglie pontificie. Nel 1870 la zecca del Vaticano fu assorbita dal ministero delle finanze. Vittorio Emanuele III incrementò la raccolta di monete mediante varie donazioni. 

Nel 1911 il museo fu posto presso la zecca dell'Esquilino in cui in una sala erano esposte le monete e le medaglie, in un'altra le cere di Pistrucci ed in un'altra ancora la collezione vaticana. Nel 1962 parte delle collezioni vennero portate negli alloggi dei ministero delle finanze a Via XX Settembre, sino a ieri.

Il Museo si articola in due sezioni distinte, che documentano la storia della Zecca e anche di tutto il nostro Paese. Per il pubblico un vero e proprio viaggio nel tempo, reso ancora più suggestivo dalle ricostruzioni virtuali degli antichi ambienti di lavoro e dall'apparato fotografico. Attualmente è in costante accrescimento con l'acquisizione di nuove raccolte.

Per chi visita Roma, un nuovo appuntamento da non perdere.

giovedì 13 ottobre 2016

Il tartufo

Tartufo bianco

Le prime notizie certe sul tartufo compaiono nella Naturalis Historia, di Plinio il Vecchio. Nel I secolo d.C., grazie al filosofo greco Plutarco di Cheronea, si tramandò l'idea che il prezioso fungo nascesse dall'azione combinata dell'acqua, del calore e dei fulmini. Da qui trassero ispirazione vari poeti; uno di questi, Giovenale, spiegò che l'origine del prezioso fungo, a quell'epoca chiamato "tuber terrae", si deve ad un fulmine scagliato da Giove in prossimità di una quercia (albero ritenuto sacro al padre degli dèi). Poiché Giove era anche famoso per la sua prodigiosa attività sessuale, al tartufo da sempre si sono attribuite qualità afrodisiache. Scriveva il medico Galeno: "il tartufo è molto nutriente e può disporre della voluttà".

I tartufi sono relativamente rari, in quanto la loro crescita dipende da fattori stagionali, oltre che ambientali. In certe annate di particolare scarsità arrivano a costare cifre molto elevate (per il Tuber magnatum, il bianco più pregiato, talvolta si è arrivati a 4.500 euro al chilo).

L'Italia è uno dei maggiori produttori mondiali ed esportatori di tartufi. Nell'intera Penisola è possibile raccogliere tutte le specie di tartufo impiegate in gastronomia.

Le più importanti zone di produzione di tartufo bianco, per via della loro conformazione geografica, sono il Piemonte (in particolare Alba, in provincia di Cuneo, la provincia di Asti e una parte della provincia di Torino), la Lombardia sud-orientale (Carbonara di Po, in provincia di Mantova, nella protetta Isola Boscone), l'Emilia-Romagna (tutta la fascia appenninica a partire da Piacenza, e in particolare i colli bolognesi e forlivesi), la Toscana (specialmente i comuni di San Miniato, in provincia di Pisa e San Giovanni d'Asso, in provincia di Siena), l'Umbria (Città di Castello, Gubbio e Norcia, in provincia di Perugia) le Marche (con in testa Acqualagna e Sant'Angelo in Vado, in provincia di Pesaro e Urbino), l'Abruzzo con il paese di Ateleta, in provincia dell'Aquila, Quadri (provincia di Chieti), e il Molise, le cui zone di maggior raccolta sono quelle ricadenti nei comuni di Larino e Spinete, in provincia di Campobasso, e Frosolone, San Pietro Avellana e Vastogirardi in provincia d'Isernia.

Dall'8 ottobre al 27 novembre è in corso di svolgimento ad Alba l'86° Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba.
Per chi fosse interessato a parteciparvi: http://www.fieradeltartufo.org/2016/it/