Amalfi, la prima repubblica marinara a raggiungere un'importanza di primo piano, acquisì l'indipendenza de facto dal Ducato di Napoli nell'839.
Gli amalfitani si ressero con un ordinamento repubblicano composto da comites, a cui erano preposti i praefecturii, fino al 945, quando Mastalo II assunse il potere e si proclamò duca.
Già dalla fine del IX secolo il ducato sviluppò intensi scambi con Bisanzio e con l'Egitto. I mercanti amalfitani sottrassero agli Arabi il monopolio dei commerci mediterranei e fondarono nel X secolo basi mercantili nell'Italia meridionale, in Africa Settentrionale ed in Medio Oriente. Nell'XI secolo Amalfi raggiunse l'apice della sua potenza marittima, ed aveva fondachi a Costantinopoli, Laodicea, Beirut, Giaffa, Tripoli di Siria, Cipro, Alessandria, Tolemaide e addirittura a Baghdad e in India.
La flotta amalfitana contribuì a liberare il Tirreno dai pirati saraceni, sconfiggendoli a Licosa (846), a Ostia (849) e sul Garigliano (915).
All'alba dell'anno Mille, Amalfi era la più prospera città della Langobardia, l'unica, per grandezza, ricchezza e potenza, a poter competere con le grandi metropoli arabe: coniava una propria moneta d'oro, il tarì, che aveva corso in tutti i principali porti mediterranei; redasse le Tavole amalfitane, un codice di diritto marittimo rimasto valido per tutto il Medioevo; a Gerusalemme il nobile commerciante Mauro Pantaleone edificò l'ospedale da cui avrebbero avuto origine i Cavalieri di Malta; ad Amalfi nacquero la borghesia e quella rivoluzione commerciale che pose fine ai secoli bui.
I lungimiranti duchi di Amalfi seppero salvaguardare nei secoli la propria potenza, alleandosi, a seconda delle circostanze, ora con i bizantini, ora col papa, ora con i musulmani.
Per lungo tempo, sulla base di un'erronea lettura di un passo dell'umanista Flavio Biondo, all'amalfitano Flavio Gioia è stata attribuita l'invenzione della bussola. Nonostante la tenace tradizione originatasi, leggendo correttamente il passo di Biondo, risulta che Flavio Gioia non è mai esistito, e che la gloria degli amalfitani non fu quella di inventare la bussola, importata in realtà dalla Cina, ma di essere stati i primi a usarla e a diffonderne l'uso in Europa.
Lo stretto legame che lega la città di Amalfi all'Oriente è testimoniato anche dall'arte che fiorì nei secoli di indipendenza, in cui si fondono armonicamente influenze bizantine ed arabo-normanne.
Ma verso la metà dell'XI secolo la potenza del ducato comincia ad offuscarsi: nel 1039, anche a causa di lotte intestine, è conquistato da Guaimario V, principe di Salerno, storica nemica di Amalfi, e se ne libera nel 1052 col duca Giovanni II. Ma nel 1073, Roberto il Guiscardo, chiamato proprio dagli Amalfitani contro Salerno, conquistò il ducato, che però rimase sostanzialmente autonomo, e anzi si ribellò spesso ai reggenti normanni, fino al 1100, quando Marino Sebaste, l'ultimo duca, fu deposto dai normanni, che lasciarono ad Amalfi solo un'autonomia amministrativa, tolta poi nel 1131 da Ruggero II di Sicilia. Dopo la conquista da parte dei Normanni, la sua decadenza non fu immediata, divenendo scalo dello stato normanno-svevo ma il suo commercio si ridusse al Mediterraneo occidentale e gradualmente fu soppiantata, a livello locale da Napoli e Salerno, a livello mediterraneo da Pisa, Venezia e Genova.
Con un passato così ricco di storia, Amalfi rimane comunque sino ad oggi una città da visitare per i suoi monumenti e i suoi panorami.
Di seguito il sito internet: http://www.amalfitouristoffice.it/
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