Ieri quinta giornata del Meeting.
Alle ore 11 circa si è tenuto un interessante dibattito dal titolo: "Cultura, capitale umano, università: motori dell'economia". Relatori Shavar Jeffries (Public Policy Fellow at Notre Dame Center for Ethics and Culture), Mario Mariotti (Musicista), Stefano Paleari (Rettore Università di Bergamo), Pier Luigi Streparava (Commissario Generale EMO Milano 2015).
Jeffries ha esordito dicendo che “viviamo in una economia basata sui talenti, le economie funzionano se si investe nei talenti. La nostra esperienza negli Stati Uniti lo dimostra. Il sistema educativo statunitense era stato pensato nel ventesimo secolo per un’economia industriale e per assimilare gli immigrati nel tessuto sociale della nazione. Oggi questo sistema non è più adeguato a rispondere alle esigenze dell’economia moderna, basata sulla conoscenza”. Jeffries ha proseguito sottolineando che solo un terzo dei giovani americani si laurea al college “e le loro competenze si sono abbassate in matematica e scienze rispetto agli studenti degli altri Paesi”. Per cercare di superare questi gap conoscitivi, il governo federale ha creato una commissione per valutare il sistema educativo e le scuole. Tutte le scuole, sia pubbliche che private - ha spiegato il relatore - vengono valutate nei risultati e qualora una scuola abbia risultati negativi nella preparazione dei ragazzi può essere chiusa e gli alunni trasferiti in un’altra scuola. C’è poi una certificazione per gli insegnanti che tutela il livello di preparazione. “In questo tentativo di riforma dell’educazione – ha proseguito Jeffries - sono nate le charter school, scuole di diritto pubblico date in gestione ai genitori e che ricevono sussidi pubblici. Esse devono solo attenersi agli obiettivi fissati dalla legge mentre gli strumenti per raggiungerli sono liberi”. Jeffries spiega che in alcuni quartieri più difficili di New York si è constatato che questa tipologia di scuole ha dato risultati migliori rispetto alle scuole pubbliche.
"Sottovalutiamo la realtà, perché non guardiamo i numeri. Nello scorso anno sono nati in Italia 500mila bambini, questo non succedeva dal periodo bellico in cui gli uomini erano al fronte”. Il rettore di Bergamo striglia i nostri politici che non promuovono politiche per la natalità. Se non si inverte il trend rischiamo, ha affermato, un abbassamento della popolazione del 30 per cento e quindi un parallelo crollo del pil, senza che d’altronde diminuisca il nostro debito pubblico che è un aggregato consolidato.
“Oltre all’inverno demografico – ha continuato Paleari – abbiamo anche quello industriale. In sei/sette anni la produzione industriale è calata del 25 per cento e non ci sono segnali di recupero. La crescita dello 0,7 per cento del pil 2015 sembra un miracolo. L’Italia attualmente, se guardiamo i dati della finanza pubblica, ha aumentato la spesa corrente e diminuito la spesa per investimenti che raggiunge appena 1,5% del pil. Per cambiare le nostre infrastrutture ci vogliono 70 anni, questo significa che le nuove non si faranno mai”. Un altro dato su cui riflettere è l’attrattiva esercitata dal Paese verso i cervelli: “La Cina attualmente importa più talenti di quelli che esporta – ha rivelato Paleari - il trend non è ancora cambiato nel Paese, al di là degli slogan, e se non si ha il coraggio delle scelte che servono, in futuro ci troveremo in serie difficoltà”.
Per chi volesse vedere tutto l'incontro: https://youtu.be/QkEZPQshJ3o
Nel pomeriggio invece abbiamo assistito al bellissimo incontro tra Don Julian Carron, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione e Joseph Weiler, Presidente EUI European University Institute. Moderatrice dell'incontro la neo Presidente della RAI, Monica Maggioni.
L’incontro si è svolto in maniera originale e inaspettata. Alla platea è stato offerto un percorso fatto di immagini, musica e lettura atti ad introdurre i quattro sviluppi del tema con i quali i relatori si sono confrontati: Abramo e le sfide del mondo di oggi.
Il tema della nascita dell’io è introdotto suggestivamente da tre voci narranti che leggono della vocazione di Abramo dal testo della Genesi (12,1-3), a cui fanno eco un brano di don Giussani e di C.S. Lewis. La prima riflessione spetta a Weiler: “In Abramo sono tre le rivoluzioni che avvengono: la natura della conversazione tra Dio e l’uomo è alleanza tra due parti sovrane, dove il vattene è una proposta, non un’obbedienza. La seconda è il sorgere dell’interiorità che scaturisce dalla relazione con Dio. Infine Abramo nella reazione alla minaccia di Dio di distruggere Sodoma e Gomorra scopre in sé il senso della giustizia. Se non è giusto non è Dio. Abramo osa di fronte a Dio – aggiunge il rabbino – e io mi immagino che Dio esulti dicendo: così l’ho fatto”.
Carrón continua sul pensiero del professore: “Perché ciò non c’era prima? Perché è successo come avvenimento storico, quello che nell’uomo c’è già in potenza ha bisogno di una provocazione adeguata, come accade per il bambino con il tu della madre: il volto dell’uomo si svela in un rapporto”. Continua Carrón: “Mi stupisce l’essere umano che emerge nell’alleanza tra Dio e Abramo; è la consapevolezza dell’io che si afferma”.
Per chi desidera, ecco il link all'incontro: https://youtu.be/XOr467j0gW4
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