Oggi è un giorno molto triste sulla terra perché la notte scorsa ci ha lasciato una grande anima: Nelson Mandela.
Tutto il mondo lo sta ricordando in queste ore ed è inutile qui ricordare le azioni che hanno reso indimenticabile l'uomo.
Leggendo in rete notizie su Mandela, ho trovato un articolo che racconta di un legame con l'Italia e questo pezzo mi piace riproporre su peanutsfromitaly come personale contributo alla memoria.
E' un articolo di Enzo Luongo tratto dal sito:
Mandela e Luigi di Trivento, un'amicizia lunga 30 anni. Il molisano: "Amava l'Italia, ne parlavamo sempre"
"Ci facevamo delle lunghe chiacchierate sull'Italia, l'Italia è un paese che lui amava molto, si informava su tutto, mi chiedeva sempre". Luigi D'Ovidio da più di 50 anni vive in Sudafrica, partì dal suo paese, Trivento, in cerca di fortuna e a Johannesburg ha costruito nel tempo un vero e proprio impero imprenditoriale.
Ex pilota di automobilismo sportivo, ha numerose società nel settore dei motori, dei trasporti, del commercio. Un nome nell'economia sudafricana, ma soprattutto oggi un testimone diretto di uno degli uomini più importanti del XX secolo. D'Ovidio per 30 anni è stato amico personale di Nelson Mandela, frequentatore abituale di casa sua, legatissimo alla sua famiglia.
"Da quando stava male andavo a trovarlo ogni due settimane - racconta dal suo ufficio di Johannesburg - l'ultima volta ci sono stato giovedì scorso. Dell'Italia mi chiedeva spesso di Andreotti, che lui aveva conosciuto e incontrato, ma anche di tante altre cose. Persino le camice che indossava le faceva arrivare dall'Italia, le faceva Stefano Ricci. Ci parlava al telefono e una volta venne anche qui e ci incontrammo".
Luigi D'Ovidio ricorda anche l'amico Mandela degli ultimi anni, quelli segnati dalla malattia: "Alla fine stava molto male, ma ha avuto i migliori dottori che hanno fatto tantissimo per lui. Fino a qualche tempo fa aveva la sedia sempre accanto al telefono e rispondeva personalmente a tutte le telefonate. Quando andavo a trovarlo ridevamo insieme. Mi chiedeva delle persone che tenevo a lavorare nelle mie aziende, mi chiedeva di portare la mia bambina, si informava su tutto. Poi aveva una memoria di ferro, si ricordava tutti i nomi. E' stato un uomo grande, ma una persona semplice, alla mano, ti parlava sempre in modo diretto". E ricorda anche l'uomo imponente dal punto di vista fisico: "Era altissimo, più di un metro e ottanta. Aveva delle mani così grandi che quasi facevano timore, però poi quando ti dava la mano e ti sorrideva provavi una sensazione di grandissimo calore, affetto. Con la sua morte oggi è l'intero mondo che ha perso".
L'imprenditore molisano parla di un altro grande amore di Mandela, i bambini. "Con loro aveva un legame speciale. Non solo i suoi nipoti, ma tutti i bambini. Ricordo un episodio molto doloroso quando qualche tempo fa sua nipote, una bambina che lui adorava e che era sempre con lui, morì in un incidente stradale. Una tragedia che lo ha segnato tanto. Il giorno del funerale, un giorno freddissimo, io ero lì e mi tenevo un po' in disparte, lontano dalla famiglia per rispettare il loro dolore. Ma lui mi vide e mi chiamò, mi fece avvicinare perché mi voleva parlare, anche in quella circostanza così tragica. Ecco, quello è un ricordo particolare che porto nel cuore. Oggi ancora di più". (Enzo Luongo)
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