venerdì 25 agosto 2017
Meeting di Rimini - Giovedì 24 agosto
Attualissimo l'incontro dal titolo: “La giustizia riparativa. Prospettive”. Marta Cartabia, vice presidente della Corte Costituzionale Italiana, introduce gli ospiti della tavola rotonda: la spagnola Carmen Velasco, notaia e mediatrice; il giornalista e scrittore Francesco Occhetta e Valdeci Antônio Ferreira, missionario laico comboniano, direttore generale di FBAC (Fraternidade Brasileira de Assistência aos Condenados).
Cartabia esordisce: «Che cosa significa fare giustizia? Quella amministrata nei tribunali deriva da un lunghissimo cammino di civiltà». Partendo dal mito greco di Oreste, la giurista illustra il percorso umano che ha portato alla nostra concezione di giustizia, garantita dal giudizio imparziale di un soggetto terzo: «Eppure anche in questo ambito qualcosa rimane incompiuto. L’esigenza di un punto di verità nuovo porta direttamente all’impegno di questa mattina».
Velasco racconta al pubblico l’esperienza di «esercizio della professione» che negli ultimi anni ha iniziato a fare: «In qualità di mediatrice nella soluzione dei conflitti, mi sono impattata con la vita di molte persone che, in forte difficoltà a mantenere impegni finanziari stabiliti con le banche, venivano da me con la vergogna della propria situazione. Per me ha voluto dire cambiare il mio modo di lavorare». Ne è derivato un “metodo” che parte dal guardare innanzitutto la persona e il suo bisogno. Di conseguenza la ricerca di soluzioni nuove: rate di mutuo graduali e proporzionate alle entrate della famiglia, o non obbligatorie, affitti minimi: «In queste soluzioni sono entrate sia le banche, sia il comune di Madrid».
Occhetta sviluppa una riflessione in merito alla differenza tra giustizia retributiva e riparativa. «La seconda non significa permissivismo, anzi. Si tratta di un percorso molto arduo e rischioso, ma di certo possibile». Là dove il tentativo è in atto, la diminuzione della recidiva è evidente. La giustizia riparativa trova fondamento nella tradizione biblica: «Nella relazione tra l’uomo è Dio, c’è sempre lo spazio del riconoscimento dell’errore. Nel perdono di Dio, essenza della sua bontà, c’è sempre un ricominciare in modo diverso». Quella che in Europa è una raccomandazione fin dal 1999 comin-cia a trovare esperienze in atto: a Nisida, i genitori di ragazzi vittime della camorra.
Ferreira torna a raccontare al Meeting la sua esperienza con APAC, il modello di carceri senza sbarre né guardie e dove si tocca con mano quanto la cura e il rispetto della dignità della persona possano superare ogni tipo di resistenza e barriere, anche dove i condannati scontano pene pesanti. Il direttore precisa: «Amore, fiducia e disciplina sono i principi che regolano la vita nelle nostre carceri, che presentano tassi di recidiva decisamente ridotti». La realtà delle carceri dell’APAC trova diversi ostacoli nel contesto socio-politico del Brasile: «Il problema carcerario presenta sfaccettature che hanno anche a che vedere con interessi economici».
Per vedere il video: https://youtu.be/qrId6Yy-CUU
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