lunedì 9 novembre 2015

Barzanò: la Canonica di San Salvatore

La Canonica


Barzanò è posto a quasi uguale distanza da Como-Monza-Lecco, in un territorio verdeggiante sulle colline dell'alta Brianza dalle quali si gode un panorama suggestivo che spazia dal San Genesio al Resegone e alle Grigne, dai Corni di Canzo alla catena delle Alpi fra cui spicca il monte Rosa, alla immensa pianura lombarda fino ad arrivare agli Appennini. Chi si trovasse da quelle parti non può non fermarsi ad ammirare la Canonica di San Salvatore.

Le origini della chiesa di San Salvatore risalgono alla tarda antichità. Allorché l'imperatore Gioviano fece chiudere i templi pagani e Teodosio I rese obbligatorio il culto cristiano nella città di Milano, parecchi patrizi gentili, tenaci della religione dei loro padri e dell'antico impero, si rifugiarono nei villaggi lombardi della Insubria per sacrificare agli antichi dei impunemente, edificando perciò sacelli, delubri e rifugi. Fra questi fuoriusciti un certo Novelliano Pandaro venne a stabilirsi verso il 381 nel pago di Barzanova, dove, per adempiere ad un voto, eresse un delubro dedicato a Giove Summano. Questo delubro consisteva in origine in un corpo fabbrica quadrato di solidissime mura con finestrelle rettangolari a guisa di feritoie. In virtù della robusta costruzione, l'edificio poté resistere all'urto del tempo e delle vicende. Verso il 700 fu restaurato e ridotto a chiesa cristiana.

Dalla forma delle colonne e dei capitelli e dalla struttura in cui è inserita la porta, si può pensare che l'edificio, come appare oggi, possa risalire ad epoca longobarda, quando fu costruito il castello, poi distrutto nel 1220. Questa deduzione potrebbe spiegare anche il fatto che prima la chiesa, che sorgeva in cima al piccolo colle, ora si trovi su un fianco dell'altura che potrebbe essersi formata dall'accumulo delle macerie del castello distrutto.

Nel corso dei secoli, l'edificio religioso ha subito alcuni ampliamenti e restauri: rifacimenti dei soffitti e ricostruzione del campanile (1611) per ordine del cardinale Federico Borromeo, sulle rovine del vecchio caduto nel 1550.

All'interno sono rimasti i resti del battistero ottagonale con la vasca ad immersione costruita in marmi rossi. Una cupola, ora andata perduta, sostenuta da otto colonnette in marmo bianco, copriva il battistero al quale si accedeva scendendo alcuni gradini.

Nel secolo scorso la chiesa fu sottoposta a radicale restauro, che portò alla scoperta dell'ampliamento ottenuto con l'aggiunta della parte anteriore. Sulla facciata della piccola chiesa, sopra il portoncino d'ingresso, era ancora parzialmente visibile un affresco della Madonna con due angeli adoranti; il dipinto era decorato da una ghirlanda di melograni e viti, esempio della simbologia cristiana. Nella chiave del portale su una lapide bianca si legge un misterioso nome: "Qui fecit hoc opus appellatur Serin Petrus" ("colui che fece quest'opera si chiama Serin Petrus").


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