Il santuario di Montevergine è un complesso monastico mariano di Mercogliano, situato nella frazione di Montevergine: è monumento nazionale. L'abbazia territoriale di Montevergine è una della sei abbazie territoriali italiane. Al suo interno viene venerato il quadro della Madonna di Montevergine e si stima che ogni anno sia visitato da circa un milione e mezzo di pellegrini.
La storia del santuario di Montevergine è strettamente legata alla figura di Guglielmo da Vercelli, un monaco eremita vissuto tra l'XI e il XII secolo, attratto dai pellegrinaggi nei luoghi della cristianità. Rientrato in Italia dopo un lungo viaggio a Santiago di Compostela, decise di intraprendere un nuovo pellegrinaggio verso Gerusalemme ed al fine di prepararsi spiritualmente si rifugiò presso il monte Serico, ad Atella, dove è protagonista della guarigione di un cieco. Ripreso il viaggio verso la terra santa, giunge a Ginosa, incontrandosi con Giovanni da Matera, il quale gli consiglia di rinunciare al pellegrinaggio e di operare per il servizio divino nelle terre d'Occidente: Guglielmo rifiuta i consigli del santo e prosegue per il suo cammino fino a che non viene malmenato da un gruppo di briganti. Ricordatosi delle parole di Giovanni e dopo una lunga riflessione spirituale, comprende la nuova strada da seguire, ossia quella di ritirarsi in solitudine e dedicarsi alla meditazione. Giunto in Irpinia, sente che la volontà di Dio è quella di farlo risiedere su un monte, oggi conosciuto come Partenio, ad una altitudine di oltre mille metri.
Con il passare del tempo la fama di santità di Guglielmo aumentò sempre più, tanto che sul monte, spontaneamente, iniziarono ad arrivare uomini desiderosi di abbracciare uno stile di vita dedito alla preghiera e alla solitudine: in poco tempo numerose celle, fatte per lo più con fango e malta, ospitarono numerosi monaci. Allo stesso tempo si decise anche la costruzione di una chiesa, consacrata nel 1126, dedicata alla Madonna, ma, contrariamente a quanto è spesso raccontato, non si verificò alcuna apparizione: Guglielmo seguì soltanto la sua profonda devozione nei confronti della Vergine Maria. Ben presto i monaci di Montevergine si riunirono in una congregazione detta Verginiana, riconosciuta ufficialmente l'8 agosto 1879 da papa Leone XIII: nel corso dei secoli la congrega ha svolto servizio sia di evangelizzazione, utilizzando addirittura il dialetto locale pur di arrivare ai ceti più bassi della società, sia di cura dei malati, con la costruzione di numerosi nosocomi in Campania e nel resto del sud Italia. Dopo la morte di San Guglielmo, nel 1142, il santuario raggiunse il periodo di massimo splendore tra il XII ed il XIV secolo, quando si arricchì di numerose opere d'arte e si espanse notevolmente grazie alle offerte di feudatari, papi e re: fu in questo periodo che venne donato il dipinto della Madonna, oggi venerato nella basilica cattedrale, ma anche numerose reliquie, tra cui le ossa di San Gennaro, che furono poi trasferite nel duomo di Napoli nel 1497.
Tra il 1378 ed il 1588 il santuario di Montevergine visse una profonda crisi sia dal punto di vista spirituale sia economico, accentuata da una commenda del 1430, che assegnava ad uomini senza alcun interesse cristiano le offerte deposte per l'abbazia. Dal 1588 fino all'inizio del XIX secolo la vita monastica scorse abbastanza tranquilla, anche se nel 1611 la foresteria fu gravemente danneggiata da un incendio e nel 1629 si assistette al crollo della navata centrale della chiesa; dal 1807, anno in cui il corpo di San Guglielmo fu traslato dall'abbazia del Goleto a Sant'Angelo dei Lombardi a Montevergine, al 1861 un nuovo periodo di crisi mise seriamente a rischio la vita della congregazione stessa: il 28 maggio 1868 il consiglio di stato sancì che le abbazie non dovessero essere soggette ad alcun tipo di soppressione economica e quindi tutti i beni confiscati negli anni precedenti vennero nuovamente restituiti; nello stesso anno il santuario fu dichiarato monumento nazionale.
All'inizio del XX secolo la situazione migliorò notevolmente ed il santuario ritornò a godere dell'antica fama, diventando uno dei più visitati del sud Italia: addirittura durante la seconda guerra mondiale, precisamente dal 1939 al 1946, ospitò segretamente la Sacra Sindone di Torino, fortemente voluta da Adolf Hitler. Notevoli furono le novità apportate in questo periodo, come la ristrutturazione della foresteria, del monastero e della basilica antica, l'apertura nel 1956 della funicolare che collegava il centro di Mercogliano al santuario in soli 7 minuti, evitando ai pellegrini una strada stretta e tortuosa, precorsa all'epoca da carri trainati da muli o a piedi, l'inaugurazione della nuova basilica, progettata dall'Arch. Florestano Di Fausto, nel 1961, sul cui altare maggiore venne posto il quadro della Madonna; sempre agli anni sessanta risalgono la cripta, che contiene le spoglie di San Guglielmo, la sala degli ex voto ed un museo, riorganizzato secondo i moderni standard solo nel 2000, che raccoglie i numerosi reperti archeologici o gioielli ed opere d'arte portati dai pellegrini o ritrovati intorno al santuario; infatti in zona sorgeva, in epoca romana, un tempio dedicato a Cibele. Oltre al complesso che sorge sul monte Partenio, appartiene al santuario anche il Palazzo abbaziale di Loreto, ubicato nel centro della città di Mercogliano. Al suo interno trovano sede una farmacia risalente al 1753 ed una biblioteca. Il 25 giugno 2012, dopo un accurato restauro, il quadro della Madonna è stato nuovamente collocato all'interno della Basilica antica, nella cappella dedicata al Crocifisso.