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Luis Miguel Poiares Maduro |
Venerdì 23 agosto abbiamo assistito all'incontro moderato da Andrea Simoncini, professore Ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Firenze dal titolo: “Democrazia a una svolta” in Salone Intesa Sanpaolo B3. Considerando che la politica oggigiorno appare sempre più analoga al marketing, cerca di creare i bisogni della gente, più che intercettarli. «Come vedete», ha chiesto ai relatori, «i caratteri della svolta politica nel nostro paese?».
Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e professore di Global Governance alla School of Government della LUISS Guido Carli, ha enucleato cinque forme di questo cambiamento. «Per prima cosa», ha spiegato, «siamo passati dal 93% dei votanti alle prime elezioni repubblicane al 54% delle ultime europee. Secondo punto: nel periodo 1946–48 gli iscritti ai partiti erano otto volte quelli di oggi. Terzo: tra i due modi di formazione dell’opinione pubblica, le elaborazioni degli intellettuali e la circolazione delle idee sui social media, v’è scarsissima comunicazione. «Quarto: le decisioni oggi non sono quasi più frutto di una dialettica dibattimentale, ma prevale un decisionismo emotivo. Quinto», ha infine sostenuto, «vi è un inquinamento del sistema parlamentare, proprio della nostra costituzione, con quello presidenziale».
Per illustrare quest’ultimo concetto il professore ha portato l’esempio dell’ultimo intervento di Salvini in Parlamento, in replica a Conte: «L’impressione che ho avuto è che Salvini parlasse non al Parlamento, ma in Parlamento, ossia che utilizzasse la tribuna parlamentare non per una dialettica tra gli eletti dal popolo, ma per parlare direttamente al popolo. Questo modo di fare politica è in palese conflitto con le regole costituzionali oggi in vigore in Italia». Cassese ha quindi concluso che neppure ad Atene, nell’antichità, si è mai avuto una agorà così grande da contenere 51 milioni di elettori: quindi «questo richiamo al popolo saltando la mediazione dei rappresentanti è foriero di conflitti».
Luís Miguel Poiares Maduro, Global Governance Programme director e professor of Law all’Istituto Universitario Europeo ha condiviso l’analisi in cinque punti di Cassese, notando «che quattro di questi sono la conseguenza del fatto che in politica oramai prevalga la reazione emozionale alla scelta ragionata. Tutto ciò», secondo Maduro, «è anche conseguenza della perdita di fiducia nella autorità, indotta anche dalla estrema facilità di acceso alle informazioni offerta dal web. Del resto, fino a non molti anni orsono, quando un medico prescriveva una medicina, semplicemente si iniziava la cura», ha rilevato, «oggi, dopo la visita, si torna a casa e si verificano diagnosi e prescrizione su internet».
Antonio Polito, vice direttore de Il Corriere della Sera e scrittore, è intervenuto a considerando che la svolta è sinonimo di crisi, che a sua volta indica il cambiamento. «Certamente la crisi in atto è stata indotta dai fattori messi in luce dai correlatori, ma», ha aggiunto, «non si deve trascurare l’effetto che ha avuto sulla gente il trasferimento di poteri decisionali ad organismi sovranazionali. Senza trascurare», ha poi approfondito, «che il fenomeno è stato alimentato anche dall’opposto meccanismo del decentramento decisionale, come ad esempio la creazione delle regioni». Il fatto che a partire dagli anni ’80 in Italia siano stati posti in atto numerosi tentativi, tutti falliti, di riforme costituzionali, non ha fatto altro che riversare la crisi politica sui partiti, che ultimamente si creano e scompaiono in brevissimo tempo. Pertanto, Polito ha concluso l’intervento con una domanda: «Di fronte a questa crisi così profonda, si può considerare il rischio che la democrazia sia reversibile ?»
Simoncini, ha raccolto la domanda, chiedendo ai relatori quale, secondo loro sia stato e sia, in tema, il ruolo dell’Europa.
«L’unione europea è parte della sfida alla democrazia o è la risposta alla sfida alla democrazia ?» ha retoricamente reagito Maduro. «La storia insegna che si può arrivare alla dittatura attraverso la democrazia. Il dittatore si presenta come incarnazione della volontà popolare, per dare attuazione alla quale elimina tutti i contropoteri democratici che ne limitano la capacità decisionale. È pertanto evidente», ha argomentato, «che l’Unione europea, come organismo che regola le necessarie interconnessioni tra i diversi paesi, è uno strumento che garantisce la democrazie.»
«Premetto di essere un convinto europeista», è intervenuto a questo punto Polito, «perché le critiche che qui rivolgerò all’Unione potrebbero far pensare il contrario. Nella costruzione dell’Europa sono stati fatti degli errori», ha spiegato, «ispirati soprattutto dalla Francia, che ha privilegiato una Europa fondata sull’unione monetaria, piuttosto che sull’unione politica. Ciò ha impedito di creare degli strumenti europei efficaci a fronteggiare le sfide degli ultimi anni: recessione, crisi del debito, sicurezza, immigrazione. Da ciò la sfiducia dei cittadini in questa istituzione.»
Secondo Cassese la democrazia è irreversibile: «Esistono diversi livelli di democrazia, dai comuni, alle regioni, allo stato all’Europa, ognuno dei quali funge da controllore dell’altro, ed è pertanto impossibile sovvertirli tutti.»
Simoncini ha chiesto infine ai relatori di allargare la riflessione: «Pensate ci sia un nesso tra la crisi della democrazia e la questione educativa ?».
«Abbiamo assistito negli ultimi anni ad una interruzione del canale di trasmissione dei saperi tra generazioni», secondo Polito, «fenomeno che può identificarsi con un rifiuto della tradizione e conseguente perdita del senso della comunità. Cittadini inconsapevoli non possono essere attori della dinamica democratica, quindi la crisi dell’educazione è certamente fattore di crisi democratica».
Maduro ha concordato aggiungendo che «è anche fondamentale interrogarsi su quale tipo di educazione sia utile allo sviluppo di una coscienza democratica. È noto che anche i sistemi dittatoriali puntano molto sull’educazione, limitandola ai concetti che loro interessano. Penso che sia fondamentale a garantire delle dinamiche democratiche lo sviluppo di una forte consapevolezza morale.»
Cassese ha chiuso l’incontro notando che «non si deve limitare il concetto di istruzione soltanto alla scuola, ma il concetto è più ampio ed implica uno sforzo per dotare ogni cittadino delle competenze sufficienti a partecipare criticamente alla vita democratica».