Castello di Gradara |
Il castello di Gradara è un castello-fortezza medievale; sorge nel comune di Gradara, in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche. È protetto da due cinte murarie, la più esterna delle quali si estende per quasi 800 metri, rendendo la struttura imponente. Particolarmente suggestiva è la vista della Rocca e del sottostante borgo storico nelle ore notturne.
Gradara è stata, per posizione geografica, fin dai tempi antichi un crocevia di traffici e genti: durante il periodo medioevale la fortezza è stata uno dei principali teatri degli scontri tra le milizie fedeli al Papato e le turbolente casate marchigiane e romagnole.
La Rocca ha fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca, moglie di suo fratello Gianciotto, cantato da Dante nella Divina commedia. Il castello, di proprietà dello Stato Italiano, dal dicembre 2014 fa parte dei beni gestiti dal Polo museale delle Marche. È uno dei monumenti più visitati della regione ed è teatro di eventi museali, musicali ed artistici.
La fortezza sorge su una collina a 142 m s.l.m.: il mastio, torrione principale, si innalza per 30 metri, dominando l'intera vallata; è possibile arrivare con lo sguardo fino al mare Adriatico, a nord, o verso il monte Carpegna, ad ovest. Il mastio è stato costruito attorno al 1150 dalla potente famiglia dei De Griffo.
Caduti in disgrazia presso il papato venne sottratta loro l'investitura della Curte Cretarie e affidata al condottiero dei Guelfi di Romagna, Malatesta da Verucchio (detto Mastin Vecchio), capostipite e fondatore della dinastia dei Malatesta, i grandi Signori di Rimini, Cesena e Pesaro.
Furono i Malatesta a decidere l'edificazione delle due cinte di mura, erette tra il XIII e il XIV secolo, nel 1445 Galeazzo Malatesta decise di vendere Gradara a Francesco Sforza per 20.000 fiorini d'oro, quando però Francesco arrivò a Gradara per entrarne in possesso, Sigismondo Pandolfo Malatesta, uomo d'arme e mecenate, si rifiutò di consegnargliela e anche di restituire i soldi. Nel 1446 Francesco Sforza, alleato con Federico da Montefeltro assediò Gradara, il loro esercito circondava la Rocca ed era ben fornito di cannoni, bombarde e schioppi. Dopo più di 40 giorni di battaglie la fortezza sembrava destinata a cadere, ma alla fine, per via delle intemperie e dell' imminente arrivo dei rinforzi del Malatesta, Francesco Sforza fu costretto a ritirarsi da Gradara e la città rimase nelle mani di Sigismondo.
Il dominio del casato su Gradara finì nel 1463 quando Sigismondo Pandolfo Malatesta, scomunicato da papa Pio II, si scontrò con un altro potente dell'epoca, il Duca Federico da Montefeltro, che assediò Gradara per conto della Chiesa. La fortezza, che aveva resistito a numerosi assedi in passato, in quella circostanza dovette arrendersi e, sebbene non espugnata, venne consegnata in vicariato dal Papa agli Sforza di Pesaro, fedeli alleati della Chiesa.
Da quel momento Gradara passerà di mano diverse volte e alcune tra le più importanti casate della penisola si contenderanno il suo possesso: i Della Rovere, i Borgia, i Medici hanno passeggiato per i saloni del castello, confermando il ruolo da protagonista della fortezza malatestiana nel complicato e tumultuoso scacchiere politico dei territori pontifici situati nelle attuali Marche e Romagna.
Dal 1641 Gradara passò sotto il diretto controllo dello Stato della Chiesa tramite i legati pontifici, iniziando la sua lunga agonia.
Quando, nel 1920, la famiglia Zanvettori acquistò la Rocca di Gradara, il castello e la cinta muraria erano ridotti allo stato di rudere. Umberto Zanvettori finanziò il restauro del castello e della cinta muraria del borgo, affidando i lavori a Giuseppe Sacconi, il celebre architetto del Vittoriano, che, pur facendo degli interventi più interpretativi che filologici riportò il sito all'originario splendore.
La Rocca ha fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca, cantato da Dante nella Divina commedia. Intorno al 1275 Guido da Polenta, signore di Ravenna, diede in sposa sua figlia Francesca al suo fedele alleato Giovanni Malatesta, signore di Rimini, chiamato Gianciotto perché "ciotto", sciancato, valoroso uomo d'arme ma brutto nella persona. Al momento di presentarsi a Francesca, inviò al suo posto il suo fratello Paolo, cavaliere nobile, bello e cortese, già sposato con Orabile Beatrice di Ghiaggiuolo, con la quale aveva due figli. I due s'innamorarono ma Gianciotto, messo in allarme da un servitore, li colse in flagrante e li uccise.
Dal 1641 Gradara passò sotto il diretto controllo dello Stato della Chiesa tramite i legati pontifici, iniziando la sua lunga agonia.
Quando, nel 1920, la famiglia Zanvettori acquistò la Rocca di Gradara, il castello e la cinta muraria erano ridotti allo stato di rudere. Umberto Zanvettori finanziò il restauro del castello e della cinta muraria del borgo, affidando i lavori a Giuseppe Sacconi, il celebre architetto del Vittoriano, che, pur facendo degli interventi più interpretativi che filologici riportò il sito all'originario splendore.
La Rocca ha fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca, cantato da Dante nella Divina commedia. Intorno al 1275 Guido da Polenta, signore di Ravenna, diede in sposa sua figlia Francesca al suo fedele alleato Giovanni Malatesta, signore di Rimini, chiamato Gianciotto perché "ciotto", sciancato, valoroso uomo d'arme ma brutto nella persona. Al momento di presentarsi a Francesca, inviò al suo posto il suo fratello Paolo, cavaliere nobile, bello e cortese, già sposato con Orabile Beatrice di Ghiaggiuolo, con la quale aveva due figli. I due s'innamorarono ma Gianciotto, messo in allarme da un servitore, li colse in flagrante e li uccise.
Per maggiori informazioni: http://www.castellodigradara.org/
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